Oncologia Cottolengo, tre vie per non chiudere

Raccolte 6 mila firme per salvare 18 letti: possono funzionare anche a supporto del San Giovanni Bosco. La trattativa con la Regione. Il presidio sanitario potrebbe specializzarsi in tumori degli anziani e femminili

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Oncologia Cottolengo, tre vie per non chiudere

Per sopravvivere, il reparto di oncologia dell’ospedale Cottolengo dovrà battere la via della specializzazione. È la prospettiva emersa nel corso di un dibattito animato mercoledì 10 dicembre dalla Circoscrizione 7 (sul cui territorio sorge l’ospedale) con il coordinatore della Rete oncologica piemontese, Oscar Bertetto.

Il rischio di veder chiusa, o comunque ridimensionata l’Oncologia dell’ospedale (che appartiene alla Congregazione cottolenghina ma è inserito nella rete pubblica sanitaria regionale) fu prospettato per la prima volta, alcuni anni fa, dal Piano di riorganizzazione ospedaliera della Giunta Cota: suscitò forti polemiche e una campagna di raccolta firme, promossa dai familiari dei pazienti, che ha visto oltre 6 mila adesioni (un decimo dei residenti in circoscrizione, è stato sottolineato dai promotori). La revisione del Piano, con il passaggio di consegne all’Amministrazione Chiamparino, sembra aver riaperto uno spazio di riflessione sul futuro del reparto (18 posti letto, 800 visite e 1400 terapie erogate nel 2013), che è considerato una struttura di eccellenza nel panorama regionale.

«Per il futuro del Cottolengo – ha evidenziato Bertetto – è stata formulata una proposta che verte su tre punti e che l’assessore Antonio Saitta condivide, ferma restando l’esigenza di stare nei parametri stabiliti per il rientro dal deficit finanziario regionale. Il primo punto riguarda la collaborazione con l’Ospedale Giovanni Bosco: come già avviene, il Cottolengo potrebbe continuare a offrire posti letto per il ricovero dei pazienti, offerta che manca nell’altro ospedale, dove è attivo solo l’ambulatorio».

«Come secondo punto - prosegue il coordinatore della Rete oncologica - il Cottolengo potrebbe diventare centro di riferimento per la cura dei tumori degli anziani: un settore in cui è già specializzato e che, prevedibilmente, vedrà aumentare il carico di lavoro nei prossimi anni». Una terza carta che il presidio cottolenghino potrebbe giocarsi è la specializzazione nella cura dei tumori alla mammella. «In questa zona di Torino solo il Cottolengo ha un numero di pazienti adeguato ad operare nel campo della senologia» ha sottolineato Bertetto.

Solo i prossimi mesi chiariranno quale futuro attende il Reparto del Cottolengo. «Siamo disponibili a ragionare insieme al territorio, come peraltro stiamo già facendo da anni, con la priorità però di mantenere lo ‘stile’ che ci contraddistingue» ha commentato Carlo Raucci, direttore dell’Oncologia, intervenuto al dibattito.

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