Meglio fare il bidello che il supplente

Molti laureati preferiscono un anno con lo stipendio sicuro a incarichi temporanei. I sindacati: “Ci sono anche professionisti disoccupati che così mantengono la famiglia” e nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura che la diritta via era smarrita

Meglio fare il bidello che il supplente

Ancora una mattinata, oggi, in Provveditorato, per scorrere a colpi di mille la graduatoria dei dodicimila bidelli. Cinque giornate di nomine hanno prodotto 45 assunzioni annuali. Oggi, poi, le scuole dovrebbero entrare in possesso delle graduatorie d’istituto definitive dei supplenti. 

 

Intanto, altre graduatorie si preparano., quelle del personale non docente: operatori scolastici, assistenti amministrativi e tecnici. E in questa occasione, nei corridoi della Cisl Scuola che da tre giorni ha cominciato ad assistere chi non ce la fa da solo a compilare le dieci pagine della domanda, si coglie un ennesimo segno dei tempi. Quello dei docenti precari e dei laureati che fanno domanda anche per queste graduatorie, abilitati o in procinto di esserlo, che mettono «per forza» sull’identico piano un posto da bidello, da impiegato e da insegnante. L’importante è lavorare e che il lavoro duri il più a lungo possibile: da bidello potrebbero esserci più occasioni, i posti annuali liberi sono ancora 180 circa. Non importa se hai la laurea e per sorvegliare e pulire basta la qualifica, non importa se i colleghi non converseranno di letteratura o di filosofia. 

 

Le stesse facce  

«Gli insegnanti che ho visto quest’estate per le domande delle graduatorie d’istituto - dice Teresa Olivieri, segretaria della Cisl Scuola di Torino - ritornano adesso e fanno domanda per tutti i profili del personale Ata: amministrativi e operatori scolastici. In questi giorni passano di qui decine di persone». L’aggiornamento delle graduatorie d’istituto del personale non docente è un po’ l’ultima risorsa per tanti. «Sei anni fa, con l’inizio della crisi, abbiamo cominciato a vedere persone che mai prima ci saremmo sognati di vedere aspirare a un posto da bidello: laureati in ingegneria che avevano perso il posto o a cui era fallita l’impresa... Adesso arrivano i docenti, ma anche genitori di laureati all’insaputa dei figli e presentano la domanda dicendo “Fosse anche solo per qualche giorno, almeno si guadagna qualcosa per le sue necessità”». In pratica, potrebbe capitare in una stessa scuola di ritrovare in aprile come bidella la supplente di lettere conosciuta in novembre.   

In corridoio  

Le storie sono tante e diverse tra le persone, trentenni e quarantenni, in coda nel corridoio del sindacato. Patrizia Mattiauda, 44 anni, laurea in Psicologia, il piccolo Giovanni di 21 mesi in braccio, con la nascita del bimbo ha dovuto lasciare il lavoro in una comunità terapeutica. «Non potevo più fare i turni, per questo mi sono iscritta nelle graduatorie d’istituto, posso insegnare alle superiori psicologia, filosofia. Ma sono qui perché andrebbe benissimo in questo momento anche un posto da operatrice scolastica. Ho necessità di lavorare: anche il mio compagno lavorava a tempo determinato in un’azienda e ora purtroppo è disoccupato».   

«Meglio bidella che nulla»  

Annalisa Visaggi di anni ne ha 37 e per anni ha tenuto nel cassetto il diploma magistrale che equivale all’abilitazione. A luglio ha fatto la domanda per insegnare. «Ho scelto scuole scomode, le più lontane, sperando che non abbiano ricevuto molte richieste: ho l’auto, posso arrivarci. Lavoravo in un negozio come impiegata amministrativa - racconta - ma tre anni fa ha chiuso. Da allora mi dedico alle figlie ma non dico di no a qualche ora in qualche famiglia. Mi sono iscritta ad alcuni corsi di aggiornamento perché dal tempo dei miei studi mi rendo conto che i bambini sono cambiati. Intanto, però, se potessi lavorare come bidella sarei contenta». 

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