Mauro Magatti al Sermig: "non basta dire libertà"

Il sociologo ed economista Mauro Magatti all'Università del dialogo del Sermig si è confrontato con i giovani sul tema della libertà

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Mauro Magatti al Sermig: "non basta dire libertà"

Mauro Magatti, sociologo, economista e professore presso l’Università Cattolica di Milano ha proposto, lunedì 22 febbraio, la sua visione in merito all’interno di uno degli incontri organizzati dall’Università del Dialogo dell’Arsenale della Pace di Torino. «Non basta dire libertà», è il titolo dell’incontro che ha voluto partire dal libro che Mauro Magatti ha scritto insieme a Chiara Giaccardi, «Generativi di tutto il mondo unitevi! Manifesto per la società dei liberi» e che ha dato luogo a un interessante confronto, caratterizzato da tante domande da parte dei giovanissimi presenti in sala. «Abbiamo alle spalle una quarantina di anni che hanno portato alla crisi del 2008 e che hanno indotto l’occidente a coltivare un’idea individualistica della libertà – ha fatto osservare il professor Magatti – Da un certo punto di vista, se ci confrontiamo con altre epoche storiche e con altre parti del mondo, non si è mai vista così tanta libertà, ma la tesi che io sostengo è che i nuovi problemi che noi stiamo affrontando oggi, derivano da un’idea sbagliata che ci siamo fatti del concetto stesso di libertà, che se non verrà messo seriamente in discussione ci farà andare incontro a rischi ulteriori. Nelle società avanzate si è affermata un’idea di libertà che io definisco ‘adolescenziale’, dove è emerso un senso dell’io e una necessità di pensare solo a se stessi, finalizzati unicamente alla propria personale autorealizzazione».

Ciò che di conseguenza è andato a perdersi è il desiderio di ascoltare gli altri, dimenticando che essere liberi significa anche essere in grado di relazionarsi. Il titolo «Manifesto per la società dei liberi» porta dunque a riflettere su un importante questione e cioè che «la libertà in condizione di costrizione è questione ben differente dalla libertà in condizione di libertà» ed è a questo scopo che viene introdotto il nuovo tema della «generatività», termine che indica una capacità reale di decidere di prendere una strada, compiendo una scelta precisa che porti davvero da qualche parte.

La «libertà generativa» è una libertà in grado di appassionarsi e affezionarsi realmente a qualcosa, desiderandola fortemente. «Il desiderio va compreso e curato, è la nostra energia – ha spiegato Mauro Magatti – Non è mai desiderio di un mero oggetto, ma è fondamentale per generare. Significa essere capaci di incontrare qualcosa al di là di noi di cui sentiamo la necessità, è aprirsi alla vita». Nella società dei consumi spesso si è portati a desiderare d possedere molti oggetti, ma ciò che è realmente importante è prendersi cura di qualcosa ed essere creativi, lasciando un segno concreto del proprio passaggio. Uno dei rischi più grandi cui sono sottoposte le nuove generazioni è quello di perdere il senso della realtà, a causa di un’eccessiva apertura che impedisce, di fatto, di prendere delle decisioni e di impegnarsi concretamente in qualcosa. Di conseguenza la libertà diventa un concetto puramente virtuale. Ad un giovane studente che gli ha chiesto come si fa a diventare «generativi», il professor Magatti ha risposto: «imparando a fare esercizio della creatività e dell’affezione, cercando di focalizzarsi su ciò a cui si vuole davvero bene».  Non è necessario essere perfetti per essere «generativi», ma al contrario, i limiti e i vuoti che ci si può ritrovare a vivere possono diventare un «grembo» per far nascere cose nuove. Il desiderio è un «vuoto promettente» e non un vuoto che va colmato a tutti i costi: è mettersi in cammino, amando la strada che si sta percorrendo, nonostante le inevitabili difficoltà che ci si ritroverà a dover affrontare.

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