La Loggia sgomenta per la tragica fine di Valentina Tarallo

La comunità ecclesiale è senza parole per la tragica scomparsa della giovane ricercatrice

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La Loggia sgomenta per la tragica fine di Valentina Tarallo

«La comunità di La Loggia è sgomenta». Sono le prime parole di don Ruggero Marini, parroco di San Giacomo Apostolo, alla notizia della morte violenta di Valentina Tarallo, la giovane ricercatrice italiana di ventinove anni uccisa lunedì scorso a Ginevra. Valentina si era trasferita nella città Svizzera da oltre due anni, dopo la laurea in epidemiologia all’Università di Torino. Aveva scelto di continuare gli studi con un dottorato all’Università di Ginevra, una realtà internazionale e stimolante che le avrebbe consentito di approfondire il suo percorso di studi e di crescita professionale e umana. «Prima di prendere altre strade  – racconta don Ruggero – il percorso di Valentina si è incrociato più volte con quello della nostra parrocchia, dove è stata impegnata a lungo come animatrice, sempre presente nelle attività della comunità assieme alla sorella e alla famiglia».

Tanto il dolore tra gli abitanti di La Loggia, che ricordano Valentina con affetto, sia per le sue qualità personali che per il suo impegno nel volontariato. «Il suo era un vero carisma umano per il bene comune – spiega il parroco – con una grande sensibilità all’aiuto, confermato anche dalla sua scelta di impegnarsi sul fronte culturale, di studio e di lavoro, vivendo la sua professionalità in modo etico».

È ancora presto per dare risposta allo sgomento di familiari e amici: a Ginevra le indagini sono in corso e non sono ancora noti i dettagli dell’aggressione. «Questo è il tempo del silenzio e della preghiera – commenta infatti don Ruggero – in cui la nostra comunità, messa alla prova, deve stringersi attorno alla famiglia di Valentina. Di fronte a una morte così inaspettata, soprattutto perché di una ragazza tanto giovane, dobbiamo rispondere dando speranza, vivendo nei prossimi giorni dei segni per testimoniare la nostra fede, rispettando le volontà della famiglia. Il nostro compito è riscoprirci ancora di più ‘un cuor solo e un’anima sola’».

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