G7 a Torino, se si riparte dai Santi sociali

Una serata all'Ucid sull'attualità del pensiero di Cottolengo, Murialdo e don Bosco

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G7 a Torino, se si riparte dai Santi sociali

Sembra distante il tempo dell’opera dei santi sociali a Torino, ma non è così. Una  realtà viva e profonda che risuona anche nella realtà dei nostri giorni, nelle sfide delle comunità.

Come hanno raccontato don Stefano Mondin, delegato per la Pastorale Giovanile dei Salesiani del Piemonte e della Valle d’Aosta, don Danilo Magni, direttore dell’Opera Torinese del Murialdo e don Andrea Bonsignori, direttore delle Scuole del Cottolengo, all’incontro organizzato dall’Ucid Torino, nei giorni del G7 di Torino e in prospettiva della settimana dei cattolici di Cagliari che si svolgerà a fine ottobre sul tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”.

Un confronto ampio, aperto e ricco di spunti che ha attraversato quasi tre secoli: tutto ciò ha fatto riassaporare l’attualità del pensiero dei santi sociali, più vivi che mai nelle loro opere e nei loro eredi e testimoni di un carisma molto efficace anche oggi, mentre si celebrano summit e si cerca una difficile via per una economia più giusta.

“Il fatto di aver dato vita ad una struttura sociale in grado di portare innovazione, lavoro e rapporto organico tra la formazione professionale e l’occupazione giovanile, è stato, in questi anni il momento più importante delle iniziative ispirate da San Leonardo Murialdo” ha affermato don Danilo Magni, ricordando che oggi l’economia ha bisogno di coraggio innovativo nelle strutture, le prospettive di carattere formativo .

I nostri Santi sociali hanno portato innovazione perché hanno puntato sull’educazione hanno ricordato tutti e tre gli eredi del messaggio cottolenghino, murialdino e salesiano perché se da un lato va ridefinito il rapporto tra capitale e lavoro, ridiscussi i termini dello sviluppo economico, secondo una idea di uguaglianza e condivisione dei beni ribadita da Papa Francesco nel suo magistero sui temi sociali.

“La prima sfida che bisogna cercare di cogliere è dunque il tema educativo, fare crescere nel senso di responsabilità e di fatica per giocare un ruolo fondamentale nella vita lavorativa e sociale”, ha affermato don Stefano Mondin.

Mentre don Andrea Bonsignori  ha ricordato che il compito che oggi abbiamo davanti è “individuare quei punti, quelle realtà  e quelle persone che apparentemente sono fragili e deboli, facendole risaltare e diventare un punto di forza. La domanda che Cottolengo si poneva era come opporsi alla violenza, al degrado, all’indifferenza con il coraggio delle imprese impossibili ma che, con l’aiuto di Dio, sono possibili”.

 Bella serata molte domande, il coordinamento de presidente dell’Ucid locale Alberto Carpinetti e la prospettiva di provare ad essere ancora e per il futuro lievito per la società.

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