Festa dei Popoli nella periferia nord di Torino

Dopo la celebrazione dell'Arcivescovo Nosiglia con gli immigrati nel giorno dell'Epifania, anche la parrocchia di Borgo Vittoria - Nostra Signora della Salute ha dedicato una giornata ai migranti

Festa dei Popoli nella periferia nord di Torino

Dopo la festa diocesana del 6 gennaio i colori, i suoni, i cibi dei popoli del mondo hanno animato domenica 10 il tradizionale appuntamento parrocchiale della comunità Nostra Signora della Salute (Borgo Vittoria): «Festa dei Popoli»  dedicata alle numerose comunità straniere presenti nella periferia nord (Sudamericani, Nigeriani, Camerunesi, Maghrebini, Albanesi, Rumeni…). Il ritmo latino delle danze dell’Ecuador ha animato la celebrazione Eucaristica presieduta alle 11 dal parroco don Agostino Cornale. In seguito, nei locali della parrocchia, un pranzo di sapori africani e nostrani (banane fritte e pasta al sugo) ha aiutato la conoscenza reciproca tra i parrocchiani di varie etnie e appartenenza religiose (c’è chi frequenta abitualmente la Messa e chi porta solo i figli alla scuola calcio, ma per tutti la parrocchia resta un punto di riferimento); nel pomeriggio i ragazzi del clan «K-Gilwell» dei Gruppi Scout Torino 9 e Torino 25 hanno proposti tornei sportivi e giochi di animazione per i bambini.

La giornata dedicata alle comunità straniere è un appuntamento ricorrente da qualche anno alla Salute. Si deve all’impegno di «Naim», associazione con in parrocchia, che si occupa dell’aiuto alle famiglie bisognose presenti nel quartiere. «In maniera diretta (tramite appartamenti che mettiamo a disposizione di famiglie monogenitoriali) o indiretta, tramite un sostegno per le spese di prima necessità, siamo al fianco di circa 180 nuclei familiari in difficoltà, italiani e stranieri di varia origine: sono stati loro – spiegano i volontari - i primi ospiti e protagonisti della ‘Festa dei Popoli’. «Quest’anno la giornata dedicata ai popoli migranti si è arricchita di un significato particolare per la presenza come ospiti della parrocchia, in risposta all’appello lanciato negli scorsi mesi da Papa Francesco, di tre rifugiati (una coppia e un giovane) originari del Darfur».

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