Ex Provincia senza soldi, "sono a rischio strade e scuole"

INTERVISTA - Il vicesindaco della Città metropolitana di Torino, Marco Marocco, denuncia un deficit strutturale di 21 milioni di euro necessari per garantire servizi essenziali ai cittadini, come la manutenzione di strade e scuole 

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Ex Provincia senza soldi, "sono a rischio strade e scuole"
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«La Città metropolitana di Torino non è più in grado di garantire i servizi essenziali ai cittadini di sua stretta competenza come la manutenzione delle strade, delle scuole, il presidio sul territorio, la sicurezza, la difesa della salute e dell’ambiente».

A denunciarlo non sono solo i dipendenti, ma anche gli amministratori dell’ex Provincia torinese, in primis lo stesso vicesindaco, Marco Marocco, sostenuto dal sindaco metropolitano Chiara Appendino. 

Martedì 23 maggio circa 200 lavoratori con i dirigenti dell’Istituzione locale sono sfilati dall’attuale sede della Città metropolitana in corso Inghilterra a Palazzo Civico per lanciare l’appello al Governo «chiedendo», come hanno affermato sindacati e dirigenti dell’Ente, «risorse indispensabili alla sicurezza di strade e scuole, garanzie sul futuro della ex Provincia, ed informare i cittadini sulla gravità della condizione di emergenza». 

«Al Governo non è ancora chiaro», ha detto il sindaco Appendino, «quanto siano fondamentali le Città metropolitane e di quanto abbiamo bisogno di risorse per essere rilanciate e per mantenere in piedi le competenze che ci sono. A livello nazionale faremo il possibile per far sentire la nostra voce». A confermare i disagi arriva la cronaca, nel tardo pomeriggio del 30 maggio alcuni calcinacci si sono staccati da un cavalcavia sulla superstrada Sp501 tra Borgaro e Venaria verso la Reggia (di competenza della Città metropolitana). Sulla circonvallazione, inaugurata nel marzo 2011, transitano ogni giorno 22mila veicoli, che raddoppiano nei week-end con l’arrivo dei turisti.

Sulla questione abbiamo chiesto al vicesindaco metropolitano, Marco Marocco, di aiutarci a comprendere il quadro della situazione e come si profila il futuro della Città metropolitana.

Costituita nel 2015 in base alla legge Delrio del 7 aprile 2014, sostituì la Provincia di Torino, comprende 316 Comuni con una superficie di 6.827 km² ed è la Città metropolitana più grande d’Italia e d’Europa.

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Vicesindaco, dagli appelli giunti dopo la manifestazione del 23 maggio e dallo stato in cui versano molte strade provinciali e scuole di competenza della ex Provincia di Torino, possiamo dire che il vaso ormai sia traboccato. Cosa è successo dall’istituzione della Città metropolitana ad oggi? Conferma che l’istituzione che lei amministra non riesce più a far fronte ai servizi essenziali?

L’impossibilità di garantire i servizi essenziali è il risultato dei tagli alle Province perpetrati a partire dall’istituzione della Città metropolitana nel 2015 con la legge Delrio 2014 (riforma delle Province).

Il nuovo ente nacque, infatti, con un taglio al bilancio di 26 milioni di euro ogni anno rispetto alla precedente gestione amministrativa.

Nei primi tempi abbiamo ricevuto una forma di compensazione dal Governo dell’importo di 26 milioni di euro per la manutenzione di strade, scuole e per i servizi offerti al territorio.

Dal corrente anno invece i rimborsi del Governo avvengono in base ai costi medi sostenuti dall’ente che amministriamo.

Per il funzionamento della Città metropolitana secondo il Sose (Soluzioni per il sistema economico pubblico), la società per azioni creata dal Ministero dell'Economia e delle finanze e dalla Banca d'Italia per l'elaborazione degli studi di settore, nell’attuale bilancio mancano 21 milioni di euro all’anno per poter garantire i servizi essenziali di manutenzione, contati appunto su valori mediali di spese.

Non si tratta di un buco di bilancio, ma di un deficit strutturale che non ci permette di far fronte alle funzioni istituzionali. Per essere concreti in sostanza ci mancano 21 milioni di euro all’anno senza i quali non ci è possibile lavorare.

Quali le conseguenze immediate?

Le Città metropolitane non sono in sostanza messe nelle condizioni di operare in modo corretto, di assolvere ai propri compiti garantendo un diritto costituzionale: il diritto dei cittadini ad avere a disposizione strade e scuole idonee, per esempio.

Abbiamo in gestione oltre 300 chilometri di strade di varia natura, oltre 200 edifici tra cui 170 scuole secondarie di secondo grado.

Al momento abbiamo messo in campo tutti gli sforzi possibili per cercare di garantire l’essenziale, ma senza nuove assunzioni e risorse, con continui prelievi da parte del Governo, non ci è possibile offrire servizi adeguati: i tempi per i lavori si allungheranno sempre più.

Su alcune strade provinciali  che necessitano di urgenti lavori manutentivi stanno comparendo segnali stradali con limite di velocità di 30 km/h. Un escamotage trovato per non iniziare a chiudere le strade, ma per quanto si potrà andare avanti?

A Casalborgone, per esempio, abbiamo dovuto chiudere un ponte dopo l’alluvione dello scorso novembre che non è ancora stato riaperto.

Come ha detto lei il vaso è già traboccato e saranno presto visibili agli occhi di tutti le conseguenze dei tagli che abbiamo subìto. Insomma se non si verificherà un inversione di tendenza i disagi per i cittadini si moltiplicheranno.

Il Governo come ha risposto?

In un modo paradossale: per venirci incontro il Governo ha affidato la manutenzione di alcune strade di nostra competenza alla società «Anas Spa», strade e autostrade. Dico paradossale in quanto lo Stato garantisce alla Città metropolitana 7mila euro di rimborso per la manutenzione di ogni chilometro di strada, ad Anas, invece, vengono risarciti 22 mila euro al chilometro.

Non comprendiamo come mai i contributi pubblici ci vengano forniti con il contagocce e, dunque, la linea che mira a tagliare sempre più i fondi alle Province.

Dopo il corteo del 23 maggio scorso di dipendenti ed amministratori della Città metropolitana di Torino, cui ha partecipato anche la sindaca metropolitana per esprimere solidarietà ai lavoratori, il prefetto di Torino Renato Saccone ha dato la sua massima disponibilità ad avviare un tavolo di confronto sul futuro dell'Ente: al tavolo siederanno la Regione Piemonte, la stessa Città metropolitana torinese e le organizzazioni sindacali.

Ho consegnato al Prefetto di Torino, insieme ad altri consiglieri metropolitani, una lettera affinché si impegni a trovare soluzioni comuni ai problemi dell'organismo.

Ed ecco dunque il Tavolo che partirà nei prossimi giorni.

Quale dunque il futuro della Città metropolitana?

Le Città metropolitane sono state istituite con dei compiti istituzionali molto elevati: in primo luogo la progettazione strategica del territorio in sinergia con le Regioni, tutto questo però rimane un gioco teorico. Come possiamo innovare il nostro territorio se non siamo in grado di provvedere all’ordinaria manutenzione delle strade? Prima di pensare ai grandi progetti strategici dobbiamo preoccuparci di fare in modo che i nostri cittadini possano recarsi ogni giorno sul posto di lavoro, che i nostri ragazzi vadano a scuola in sicurezza.

È necessario fare chiarezza sulla funzione delle Province in base appunto alla legge, che al momento non viene applicata nel suo complesso.

Come è mutato l’organigramma del personale dal 2015 ad oggi?

Con il passaggio dalla Provincia alla Città metropolitana il personale è stato tagliato del 41% in base alla legge Delrio. I lavoratori sono stati trasferiti o dislocati attraverso mobilità volontaria.

È facile prevedere altri esuberi ed un ulteriore diminuzione di forza lavoro.

Oltre al taglio sul personale si è adoperato quello sulla professionalità.

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