Don Bosco al Ferrante Aporti

La Messa di Natale don i giovani detenuti del Ferrante Aporti, la mattina del 25 dicembre è stata una festa di famiglia: i volontari, la direttrice del carcere, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei Minori, invitati dal cappellano, hanno partecipato alla celebrazione con i ragazzi. E il 2 febbraio nella cappella del Ferrante, in occasione del Bicentenario di don Bosco, l'Arcivescovo benedirà una statua del santo dei giovani    

Don Bosco al Ferrante Aporti

Sono una minoranza i ragazzi cattolici attualmente al «Ferrante»: eppure anche tutti gli altri, insieme con loro – musulmani, ortodossi e non credenti -  hanno accolto l’invito del cappellano, il salesiano don Domenico Ricca, a partecipare alla Messa di Natale, giovedì 25 alle 11.30. A «far le veci» dei famigliari e degli amici dei 26 minori, don Domenico ha invitato i volontari  della vicina parrocchia della Visitazione di Maria Vergine e San Barnaba che ogni quindici giorni si occupano dell’animazione della liturgia domenicale al Ferrante e il gruppo dei «Giullari di Dio». E poi il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni  Anna Maria Baldelli e la direttrice del carcere Gabriella Picco che, proprio come farebbe una madre, ha tenuto vicino a sé, per mano, per tutta la celebrazione, uno dei ragazzi più in difficoltà.

Al di là dei ruoli di ciascuno - come  ha sottolineato  don Ricca,  invitando i ragazzi a pregare per i propri cari «che oggi non potete abbracciare» – le persone che sono qui oggi  «…vogliono dirvi che non siete soli nel percorso di ripensamento della vostra vita, delle vostre scelte». Parole che fanno sciogliere nella commozione la finta spavalderia di alcuni dei  detenuti. Ma poiché «neppure in carcere oggi ci deve essere spazio alla tristezza», don Ricca annuncia una bella notizia come si usa in famiglia: Barbara e Arturo,  coordinatori del gruppo dei volontari, aspettano un bambino…e scoppia un applauso. Un clima di famiglia: è lo stile di  don Bosco - che a metà Ottocento,  giovane prete, proprio andando a trovare i giovani «pericolanti» detenuti nel carcere minorile torinese (allora si chiamava «La Generala») , ebbe l’intuizione del suo «sistema preventivo»: aprendo gli oratori si sarebbero tolti i ragazzi più a rischio dalla strada e dall’illegalità. E così si cerca di fare anche oggi in tutte le parrocchie salesiane del mondo.

Per questo motivo i cappellani del Ferrante per tradizione sono salesiani e, nelle prossime settimane, verrà collocata in memoria del Bicentenario di don Bosco, una statua del santo che abbraccia due ragazzi, donata al carcere minorile da alcuni  amici di don Ricca. Sarà mons.Cesare Nosiglia, nella mattinata del 2 febbraio, nei giorni in cui il mondo salesiano ricorda la nascita di don Bosco (31 gennaio) a benedire la statua. Il manufatto (nella foto), intagliato nel legno di tiglio da un artigiano di Boves, verrà collocato nella cappella del Ferrante intitolata a «Gesù Buon pastore»: qui  lo scorso giugno don Ricca  ha impartito ad alcuni detenuti - per la prima volta al Ferrante - i sacramenti del Battesimo, Comunione e Cresima. «Siamo molto contenti – commenta il cappellano - che  il nostro Arcivescovo abbia subito  accettato di venire al Ferrante a benedire la statua: questo per sottolineare, come più volte ci ha indicato il nostro Rettor Maggiore, che le celebrazioni del Bicentenario di don Bosco vogliono essere innanzi tutto un’ occasione per rilanciare il carisma del nostro santo che oggi come ieri  indica i giovani più poveri come scelta preferenziale».  

Nell’omelia di Natale don Ricca ha parlato direttamente ai ragazzi: cosa significa celebrare il Natale dietro le sbarre anche per chi non è cristiano? «Innanzitutto ricordarci che è un Bambino, non un potente, che ci richiama alla pace. Natale è la festa della pace e Dio, non importa come lo invochiamo,  ci invita a fare la pace tra di noi, con i compagni di cella». E poi non può mancare un richiamo a papa Francesco che tutti i ragazzi qui, al di là della loro religione, sperano di incontrare il prossimo 21 giugno quando verrà in visita a Torino: «Ci speriamo – ha concluso don Ricca – la sua prima visita dopo l’elezione a Papa è stata al carcere minorile di Casal del Marmo a Roma. Francesco viene a Torino per vedere la Sindone ma anche per le celebrazioni di don Bosco. I giovani a cui il Papa spesso si rivolge perché ‘vittime della cultura dello scarto’, nella nostra città sono certamente  i ragazzi del Ferrante a cui il santo dei giovani anche oggi riserverebbe la sua parte migliore».  

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