Azzardo, parte dal Piemonte la stretta sulle slot

Accordo Stato-Regioni - Dal 30 novembre saranno vietate le macchinette poste in locali pubblici nei pressi di scuole, ospedali e parrocchie 

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Azzardo, parte dal Piemonte la stretta sulle slot
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Partirà dal Piemonte l’impegno dello Stato per tentare di arginare gli effetti devastanti del gioco d’azzardo che ogni anno miete migliaia vittime che spesso sono i cittadini più fragili.

Il 7 settembre è, infatti, stato raggiunto l’accordo Stato-Regioni sul riordino del settore.

Il Governo dà dunque il via libera all’applicazione in toto delle leggi regionali che disciplinano il contrasto al gioco d’azzardo patologico.

Il Piemonte darà da capofila fra le regioni italiane nell’applicare la misura.

Dal prossimo 30 novembre i Comuni piemontesi, come prevede la legge regionale, avranno lo strumento legale per chiudere le sale slot ospitate in locali pubblici, come bar e tabaccherie, che si trovano, nei municipi con più di 5mila abitanti a meno di 500 metri dalle «zone sensibili» come luoghi di culto, parrocchie, oratori, scuole, ospedali, impianti sportivi, istituti di credito (bancomat) e stazioni ferroviarie. La distanza si abbassa, invece, a 300 metri nelle municipalità inferiori a 5mila abitanti.

È quanto prevede la legge regionale 9/2016 «Norme per la prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico» che il Piemonte emanò il 2 maggio 2016 e che trovò applicazione in appena 150 comuni, solo l’8% di quelli della regione.

Il provvedimento non riguarda per il momento le sale da gioco e scommesse che dovranno adeguarsi entro tre anni dall’approvazione della legge o addirittura entro cinque anni, nel caso di licenze decorrenti dal 1 gennaio 2014. 

Inoltre, la legge non può riguardare le grandi sale Bingo che sono autorizzate dal Viminale attraverso le Prefetture e che, si teme, aumenteranno il numero delle loro macchinette mangiasoldi.

La misura approda in una regione dove la piaga dell’azzardo prosegue la sua avanzata inesorabile che coinvolge cittadini che ogni anno vedono andare in fumo nelle macchinette tutta la loro vita.

In Piemonte secondo i dati dell’Aams (Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che gestisce concorsi, lotterie e il gioco d’azzardo legale) sono presenti 25.692 slot e 3.761 video lottery contando sia quelle poste in locali pubblici sia nelle sale scommesse, si tratta di un apparecchio ogni 150 abitanti. Solo a Torino si trovano 11.772 slot e 1.780 video lottery.

La spesa pro capite media per piemontese nell’azzardo è di 847,49 euro.

Il Piemonte nel 2016, sempre secondo i dati dell’Aams ha bruciato complessivamente nel gioco 5 miliardi e 127 milioni di euro. L’esborso effettivo tenendo conto della differenza tra quanto scommesso e quanto vinto dagli stessi giocatori è stato di 1 miliardo e 245 milioni.

Il caso piemontese allarma le aziende di macchinette. «L’accordo romano», sottolinea Massimiliano Pucci, presidente di Astro, l’associazione nazionale che raggruppa gli operatori del gioco lecito, «dà il via libera alle leggi regionali. Ciò vuol dire che le vecchie concessioni, nella quasi totalità dei casi, non saranno rinnovate perché non in regola con i severi distanziometri locali. In Piemonte, a partire dal 1 dicembre, gran parte delle slot in esercizio sul territorio dovrà staccare la spina. A regime gli apparecchi nella regione piemontese passeranno dagli attuali 29mila a circa 19mila con 11 mila posti di lavoro messi potenzialmente a rischio. La proposta del Governo sancisce, in pratica, l’abolizione del gioco lecito».

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Per il dottor Augusto Consoli, neuropsichiatra del SerT (Servizio dipendenze) dell’Asl di Torino, «certamente si tratta di un provvedimento utile a prevenire e contrastare la diffusione del gioco patologico». Per Consoli «è positiva l’operazione di distanziare le macchinette anche se su questo punto la legge appare di difficile applicazione». «La limitazione oraria», prosegue, «è senza dubbio efficace dati alla mano». Nel 2016 è, infatti, diminuito l’uso delle slot  dell’1,6% rispetto al 2015. «Un segnale positivo», commenta il medico, «in quanto il trend non si era mai arrestato e riconducibile all’applicazione in 150 comuni piemontesi delle legge regionale. Un’azione che punta a restituire l’equilibrio alle persone dando dei paletti ed una regola. È infatti certamente efficace chiudere le slot al mattino limitando gli orari alla fascia oraria 14-18 e 20-23».

«Il problema di fondo», conclude, «è che un eccesso di offerta che senza demonizzare il gioco i Comuni e i vari livelli del contesto istituzionale per la tutela della salute dei cittadini sono chiamati a limitare attraverso una prevenzione strutturale».  

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