Una generazione alla ricerca di risposte
Sul numero de "La Voce del Popolo", un approfondimento sul tema dei giovani oltre gli stereotipi e le generalizzazioni. Quattro pagine dedicate al Santo dei giovani don Giovanni Bosco
Un passaggio tratto da «Il continente interiore» di Franco Ossola, ripreso dall’Arcivescovo nella conferenza stampa per l’Ostensione della Sindone, fa riflettere e pone interrogativi pressanti per il futuro della nostra comunità.: «Il primo dovere è dare una 'visione' ai giovani, la 'vista' non basta; dare una visione non significa dare precetti, né oggetti, di corta durata, significa chiedere di guardare oltre la collina, la montagna, la frontiera, di sé, del tempo, del mondo». Cosa esprimono queste parole, cosa ci indicano,: sentieri di speranza e richiami al dover essere.
Non a caso al termine della Messa a Maria Ausiliatrice per la festa di Don Bosco, mons. Cesare Nosiglia ha annunciato che durante il prossimo incontro dell’Agorà del sociale - il tavolo diocesano in cui ha chiamato a raccolta tutti i rappresentati delle istituzioni e del mondo imprenditoriale della città per pensare nuove piste per uscire dalla crisi - inviterà tutti a trovare opportunità occupazionali soprattutto per quei giovani che non studiano più né cercano lavoro. Un monito che deve farsi sentire tutti responsabili. Per questo vogliamo ragione con i giovani e non su di loro, attraverso un approccio sociologico. Lo facciamo ripartendo dalle parole profonde e dense di significato, del neo presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella e dal ricordo nel bicentenario, del primo dei Santi Sociali, don Giovanni Bosco. Sono uomini, epoche, realtà distanti e quasi imparagonabili ma possono, in quale modo definire una cornice di significato al nostro presente: ci interrogano e spronano a provare a indicare una via e una prospettiva, a non avere paura delle sfide e delle sofferenze, delle vocazioni e delle realizzazioni di ogni esistenza.
Educare per educarsi, portare esempi di stile, di lealtà, di bontà e responsabilità alle giovani generazioni, questo il compito di ognuno di noi. I nostri ragazzi non hanno bisogno di prediche e lezioni, ma di esempi, di persone coerenti e autentiche. Essi cercano quell’unica esperienza che li affascina e li prepara alle sfide dell’esistenza, che porta il nome di vita. Nonostante fatti e storie dell’attualità politica e sociale che fanno paura, che accadano a pochi metri dalle nostre case, come la morte di Mihai, ucciso dal freddo su una panchina della nostra città dell’inverno torinese, o a migliaia di chilometri dove le stragi e le esecuzioni si susseguono, con macabri rituali, provocate dagli adoratori del male che sono accecati dall’odio per l’altro. Alla fine, però, il bene vince sul male e tiene viva la dignità del vivere.
Giovani
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