Tu non uccidere!

Risuona il richiamo delle Sacre Scritture. In particolare dal Vangelo e dalla Bibbia ma anche dai libri sacri delle religioni

Parole chiave: uccisioni (1), vita (45), morte (35), cristianesimo (33), mazzolari (4), vangelo (36)
Tu non uccidere!

Nei giorni di Pasqua, la passione, la morte e il mistero della Risurrezione irrompono nel nostro quotidiano, nel qui e ora che ci è dato vivere. E in questo anno 2016 giungono in una settimana segnata da eventi tragici: i nuovi attentati in Europa dal Belgio, senza dimenticare Turchia, Pakistan, Medioriente e Africa, le guerre che avanzano, il dramma dei profughi e la tragica morte delle giovani universitarie.

Il male sembra avere ragione del bene. Le tenebre oscurare la luce. Sopravanzano la violenza, la sopraffazione, la persecuzione, l’odio; arretrano, il bene, il buono, il bello, l’amore. Ma non  è così la Pasqua di ridona uno spirito che va oltre il nostro pensiero, la nostra profondità umana, squarcia il limite, il peccato, il paradosso che avvolge la vita di ogni creatura. Dagli abissi della morte in Croce, dalla sconfitta totale e finale, fino al trionfo della Risurrezione che apre alla vita.  Ai piedi della croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. È questa forse la più profonda kenosi della fede nella storia dell’umanità. Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice; ma, a differenza di quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata. Sul Golgota Gesù mediante la croce ha confermato definitivamente di essere il “segno di contraddizione”, predetto da Simeone. Nello stesso tempo, là si sono adempiute le parole da lui rivolte a Maria: «E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Giovanni Paolo II, Redemptoris mater 18). Per tutti i discepoli di Cristo onorare la passione del Signore vuol dire «guardare con gli occhi del cuore Gesù crocifisso, in modo da riconoscere nella sua carne la propria carne» (Leone Magno, Discorso 15 sulla passione del Signore).

Ci aiuta nella comprensione del trionfo della vita sulla morte e il limite umano, l’imperativo categorico dell’umano e del cristiano di don Primo Mazzolari: «Tu non uccidere», per quanto ci si arzigogoli sopra, vuol dire: Tu non uccidere; e per di più si uccidono fratelli, figli di Dio, redenti dal sangue di Cristo; sì che l'uccisione dell'uomo è a un tempo omicidio perché uccide l'uomo; suicidio perché svena quel corpo sociale, se non pure quel corpo mistico, di cui l'uccisore stesso è parte; e deicidio perché uccide con una sorta di «esecuzione di effigie» l'immagine e la somiglianza di Dio, l'equivalenza del sangue di Cristo, la partecipazione, per la grazia, della divinità». Può sembrare un orizzonte impossibile ma è l’unica strada per rispondere alla chiamata di Gesù e riportare il mondo ad una umanità vera.

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