Se la politica emargina il pensiero

Una riflessione a due settimane dal Referendum Costituzionale e nei giorni del debutto del nuovo governo del premier Paolo Gentiloni

Parole chiave: parlamento (19), politica (133), italia (221), governo (25), referendum (20)
Se la politica emargina il pensiero

Tutto si è consumato in poco tempo. La vittoria del No sul Si, con una forte partecipazione al voto, e la bocciatura del popolo italiano della proposta di Riforma costituzionale proposta dal Governo Renzi e votata dal Parlamento; le dimissioni del premier e in meno di una settimana un nuovo governo, quasi identico al precedente, guidato da Paolo Gentiloni. 

Analisi, dibattiti, approfondimenti e divisioni hanno caratterizzato e stanno caratterizzando il confronto politico. Legittime le varie posizioni in un sistema democratico, meno le palesi amnesie e gli strafalcioni giuridici e di conoscenza di base del sistema istituzionale e l'insieme delle regole, comuni a tutti.

Cosa manca dunque in questo momento? Il pensiero, la capacità di approfondire e finalmente dire e presentare una idea forte di politica, un progetto paese che abbia parole importanti sui temi che sono primari nella preoccupazione degli italiani: il lavoro, la casa, i giovani le pensioni. 

Certamente le Riforme mancate sono un arresto brusco ad un processo che da troppo tempo, la transizione infinita, relega il nostro Paese indietro rispetto al resto d'Europa, ma non basta cambiare il sistema di regole o il numero dei parlamentari per ridare alla politica una visione alta e nobile, mentre oggi è trasformata in tattica e conservazione di privilegi e status quo. 

La mancanza di una classe dirigente umile e preparata, coraggiosa e dinamica, il disimpegno di molti troppi cittadini nel contesto pubblico al quale fa da contrasto una montante forma di rabbia incontrollata e spesso becera e priva di valori costruttivi sono gli aspetti che più preoccupano. A tutte le persone che hanno a cuore il bene comune e in primis ai politici spetta il compito di interpretare questa rabbia che attraversa il Paese, che per fortuna (se non in casi sporadici) non si è trasformata in violenza fisica ma che si esprime invece – e in modo allarmante – con la violenza verbale.

Per questo sarebbe importante riportare la politica dalla pancia al cuore e alla testa, ovvero al pensiero che nobilità l'uomo e lo rende capace d affrontare il domani

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