Roba da smidollati

Il racconto che è impegno di solidarietà umana e germe di vita donata

Parole chiave: midollo (2), donazione (1), racconto (3)
Roba da smidollati

La bambina che cammina mano nella mano con la nonna e che mi incrocia sul marciapiede si volta stupita per guardarmi. Non capita tutti i giorni di incontrare per strada una persona che singhiozza senza ritegno.
Sono appena uscita dall'ospedale.

I miei amici non si preoccupino: nessuna brutta diagnosi. Non per me. E neanche per nessuno dei miei cari. Ma per una persona che è un po' mio fratello o un po' mia sorella. Anzi: una persona che geneticamente è più simile a me di quanto lo sia mio fratello, dati alla mano. E questa persona, con ogni probabilità, ha una forma grave di leucemia, che richiede il trapianto di midollo osseo.
Quando vieni chiamato per verificare la compatibilità per una possibile donazione di midollo, immediatamente cominci a farti dei film: sarà un bambino? sarà una mamma? sarà una persona giovane?
Non lo sai e non lo saprai mai; e naturalmente potrebbe darsi che fosse un bambino innocente come anche un adulto corrotto o criminale. Ma non importa. È un essere umano che soffre, e con lui o con lei c'è quasi sempre anche una famiglia che soffre.

Una famiglia che si sente impotente, anche perché nessuno dei suoi membri è stato trovato compatibile con il malato. E bisogna cercare altrove.
Cercare in un database immenso, che raggruppa tutti i potenziali donatori di midollo della Terra; e può essere che il tuo "fratello" malato faccia l'albero di Natale con i 30° gradi del dicembre australiano, oppure che viva dove c'è il sole a mezzanotte. È veramente raro essere compatibili. E questo vuol dire che tu puoi essere l'unica persona al mondo che può salvare quel particolare malato.
Io ci avevo messo un po' a decidermi di iscrivermi a questo database. Non sono mai stata coraggiosa, checché ne pensino i miei amici; anzi, ho paura del dolore fisico e da piccola ero terrorizzata dalle punture.
Quando sono diventata maggiorenne ci ho pensato a lungo. Poi ho letto la lettera di Rossano, una lettera che tutti dovrebbero leggere. E ho capito che potevo avere paura degli aghi, ma che per salvare una vita valeva la pena di farsi un po' di coraggio.

L'iscrizione è una cosa assai semplice: si contatta il centro ADMO della propria zona, si verifica con un medico la propria idoneità, e si fornisce un campione del proprio patrimonio genetico (con un prelievo di sangue o addirittura anche solo di saliva) che verrà immagazzinato nel database.

Da lì sei donatore potenziale. E puoi rimanerlo per sempre, se nessuno ha bisogno di te.
È ovvio che se nessuno ha bisogno va benissimo, perché vuol dire che al mondo c'è un malato in meno...
Ma, nello stesso tempo, spesso ti attraversa il cuore il pensiero: e se mi chiamassero? E non puoi fare a meno di sentirti fiero e felice al pensiero che potresti essere tu a dare una mano ad una persona che lotta contro il cancro ed alla sua famiglia.

Dopo quasi quindici anni di iscrizione al database, un po' non ci speravo più. Qualche volta, tuttavia, quando sul cellulare arrivava una chiamata da un numero sconosciuto, pensavo: e se fosse per la donazione di midollo?
In questi anni, intanto, ho conosciuto i familiari di Rossano, ed ho avuto il dono bellissimo di un'amicizia preziosa con molti di loro. Sono persone straordinarie, che hanno trasformato il dolore immenso per una perdita così straziante in un fiume di bene, un fiume immenso che ha creato la cultura della donazione di midollo in Italia.

Grazie a loro, ho anche partecipato a qualche giornata di sensibilizzazione, comprese le giornate di "tipizzazione" (ossia di iscrizione al database) dal curioso nome "Ehi, tu, hai midollo?" (quest'anno il 26 settembre). Giornate in cui siamo in piazza ad arpionare gente "con la faccia giovane", per proporre loro la possibilità di iscriversi.

Ho scoperto quanta ignoranza c'è su questo argomento, e quanto le paure delle persone siano determinate dalla scarsa conoscenza della realtà. Molti confondono il midollo osseo con quello spinale, e quindi immaginano terrificanti scenari di possibile paralisi per il donatore. Per carità.
Anzi, oggi come oggi si può addirittura donare senza chirurgia, con un prelievo di sangue dopo somministrazione di fattore di crescita. Il sangue del donatore diventa ricco di cellule staminali ematopoietiche, che sono quelle che potranno aiutare il ricevente.

(Ci sono anche situazioni buffissime. Alle giornate di sensibilizzazione hanno partecipato i clown che vanno negli ospedali a rallegrare i malati. Io ed una clown ci avviciniamo ad una coppietta di ventenni, chiedendo: "Avete mai pensato di diventare donatori?". Lui immediatamente fa per fuggire, dicendo: "Scusate, ma la mia ragazza ha il terrore..." Degli aghi, uno pensa. "Dei clown"! Perfetto).
Queste giornate di sensibilizzazione sono bellissime, e un gran numero di persone decide di iscriversi. Ed è fondamentale che siamo in tanti. Più siamo, più le speranze di trovare un donatore compatibile si innalzano. E non puoi fare a meno di pensare che se un giorno malaugurato toccasse a te o ad un tuo caro di aver bisogno di un trapianto, e se in famiglia nessuno potesse donare, saresti ben felice che, anche dall'altra parte del mondo, ci fosse una persona generosa che ti dona il suo midollo.

Importante, però, iscriversi liberamente e consapevolmente. È molto peggio tirarsi indietro quando c'è veramente bisogno di te che non esserti iscritto, perché creare delle speranze nei malati per poi deluderle è veramente crudele.
Ed è forse per questo che mi sento così male, oggi, anche se ovviamente non è "colpa" di nessuno quanto è accaduto.
Mi chiamano l'altro ieri, gentilissimi, per sapere se posso andare a fare un ulteriore prelievo per verificare un inizio di compatibilità con un paziente. Chiedo se posso andare il mattino seguente, subito, perché la settimana prossima non sarò a Torino. "Va bene, ci vediamo domani".

Mi danno le istruzioni per arrivare al centro prelievi. Quasi non le capisco, dall'emozione che sto provando. Telefono subito dopo a mia mamma: "Una bellissima notizia... mi hanno chiamata per il midollo...".

Non so neanch'io perché mi senta così felice. Forse è il pensiero che potrò essere utile ad una persona, che potrò donare qualcosa di me per dare un po' di vita a qualcun altro. Non so.
Ieri mattina mi reco al centro trasfusionale, e vengo accolta con grande calore e simpatia. Anche questo mi dà gioia.
Poi, la doccia fredda: un lieve problema cardiaco con cui convivo praticamente da sempre mi rende non idonea alla donazione. Non solo non potrò aiutare questo fratello o sorella sconosciuto, ma non potrò più far parte del database dei donatori.
La dottoressa è gentilissima, mi spiega con calma e con pazienza la situazione. Razionalmente la capisco. Il cuore però è gonfio di tristezza.
Il fatto che siano così attenti alla salute del donatore depone indubbiamente a favore della serietà dell'organizzazione, e del fatto che nessuno vuol fare correre rischi ai donatori o compromettere il loro benessere. Dovrei essere grata per questa serietà, grazie a cui davvero si sente di potersi fidare del personale medico e dei controlli cui vengono sottoposti i donatori.
È tutto giusto, vero, e razionalmente accettabile.

Ma non riesco a non piangere. Qualche lacrimuccia già con la dottoressa. Le cascate del Niagara appena uscita dall'ospedale. Un altro bel piantino quando comunico alla mia amica dell'ADMO che non faccio più parte della famiglia dei donatori. E anche adesso, che sto scrivendo, ho gli occhi pieni e tiro su col naso.
Ipersensibilità da musicista, forse.

Solo nel momento in cui sono stata vicina a donare e non ho potuto farlo, ho capito fino in fondo la preziosità di questo gesto.
Fra le tante cose di cui devo essere grata al buon Dio, non ultimo c'è il dono di una salute di ferro, che mi permette di affrontare ritmi di lavoro intensissimi, di fare sport, di essere piena di energia. È un dono totalmente immeritato, ma che non sempre ho apprezzato fino in fondo.

E se una persona che si sente pienamente sana non lo è abbastanza per donare, quanto è importante che tanti, tanti, tanti si facciano tipizzare. Se state bene, se siete giovani... pensateci. Se avete qualche problemino di salute, parlatene con un medico. Magari il vostro problemino non controindica la donazione, a differenza del mio.
Se avete paura, è umano, è normale. Anzi, vuol dire che prendete sul serio la possibilità di donare, e non vi iscrivereste per spacconeria o per gioco.
Se la paura vi blocca, non sentitevi in colpa. Più di tanto non ci si può e non ci si deve sforzare. Io ho il terrore del fuoco, e spero di non dovermi mai trovare a salvare una persona fra le fiamme, perché probabilmente non ce la farei. Ma se si tratta solo di un po' di fifa, informatevi. Niente come l'informazione corretta può aiutare a superare le paure.

E parlatene. Parlatene ai vostri figli, ai vostri nipoti, se voi non avete più l'età per donare. Parlatene ai vostri allievi, ai vostri studenti. Condividete questo post, se lo volete.
E sappiate che molte persone, la cui vita è stata salvata da un trapianto, festeggiano il loro compleanno due volte l'anno. Un giorno è quello scritto sulla carta di identità. L'altro è quello in cui il loro anonimo donatore ha ridato loro la vita.

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