Migrazioni e responsabilità storica: l’accoglienza, un dovere europeo

Il fenomeno migratorio accompagna l’umanità da sempre

Parole chiave: migrazioni (4), popoli (5), politica (133)
Migrazioni e responsabilità storica: l’accoglienza, un dovere europeo

Se vogliamo, possiamo leggere la “storia dell’Uomo” come una storia di migrazioni, questo  lo si può fare per molte zone del mondo e per le epoche più  diverse, sia per quelle più antiche, sia per quelle piuttosto recenti (limitiamoci, ad esempio, nei due ultimi secoli scorsi, al semplice ricordo del flusso di emigranti, dall’ Irlanda e dall’ Italia, verso il nord e il sud dell’ America: mossisi prevalentemente per fame).

 

Varie sono state le spinte migratorie, nel corso del tempo, ma soprattutto lo sono state le fughe dalle guerre e dalla fame (appunto); ma queste due categorie non esauriscono l’elenco delle cause storiche, alle quali possiamo senz’altro aggiungere istanze di ampliamenti territoriali, ma anche (e qui positivamente) il desiderio, in generale, di accrescere la  “conoscenza”: in questi casi la migrazione di popolazioni numerose è stata perciò  una conseguenza di una conquista militare di una colonia o di una nuova scoperta geografica.

Quello che non si può ignorare è che, nei tempi moderni, la responsabilità prima delle grandi  emigrazioni umane, anche continentali, appartiene all’ Occidente, inteso in senso ampio.

Un’organizzazione maggiormente efficiente e centralizzata degli apparati statali; il possesso  di sapere scientifico e di tecniche moderne  (leggasi armi e cannoniere,…);  economie più avanzate; la facilità di interscambio dei progressi raggiunti (dovuta ad una mobilità europea di intelligenze e di maestranze che, in passato, conosceva pochi confini –pensiamo anche agli epocali pellegrinaggi religiosi che muovano per l’ Europa migliaia di persone verso Roma, Santiago o Gerusalemme),…. fecero sì che furono le potenze continentali a colonizzare il resto del mondo a loro vantaggio. Questo, oltre a “esportare europei” ovunque, produsse la loro ricchezza, a scapito delle popolazioni native degli altri continenti.

Non possiamo dimenticare i “migranti per forza” (gli schiavi)  dall’ Africa all’ America (non solo negli Stati Uniti, ma anche nei paesi cosiddetti neo-latini);  non possiamo dimenticare lo sfruttamento coloniale; le grandi stragi di vite umane;  l’aver posto fine ad economie e regimi, certamente meno “evoluti” dal nostro punto di vista, ma che erano autosufficienti, pur con povertà e  disuguaglianze, che –comunque- permasero (o peggiorarono) per via delle colonizzazioni, e così via. Ricordiamo solo un caso normalmente citato dai libri economia:  la fine dell’ artigianato tessile indiano per effetto dei prodotti industriali britannici meno costosi (ed imposti anche sul mercato locale).

Il mutato scenario mondiale del secondo dopoguerra produsse, giustamente,  più o meno gradualmente,  la fine della maggior parte degli “imperi” coloniali, ma quasi mai ciò avvenne in maniera incruenta, senza spargimenti di sangue; anzi, quasi sempre, alle “dittadure o alle dittamorbide” occidentali, seguirono dittature locali e regimi corrotti, incapaci di alleviare le differenze sociali, tanto da, talvolta, addirittura acuirle.

Inoltre, Stati disegnati a tavolino sulla carta, mischiando forzatamente etnie storicamente separate, popolazioni non compatibili (anche religiosamente, purtroppo), ignorando legittime aspirazioni di autonomia,… fecero sì che le condizioni dei poveri e dei deboli spesso non migliorassero con l’indipendenza. Anche il cosiddetto “equilibrio del terrore” nucleare contribuì a mantenere classi politiche corrotte e violente, pur di assicurare un paese alla propria sfera di influenza internazionale (e, davvero, solo chi fosse stato –tra Est ed Ovest- veramente innocente, potrebbe scagliare la prima pietra,…).

Che la democrazia e il benessere non si esportino con i carri armati o con le valige piene di soldi per le tangenti, intercettate dai soliti noti, forse l’ abbiamo capito un po’ troppo tardi.

Forse, di fronte ai drammi delle migrazioni continentali di persone che cercano di sfuggire da guerre e fame, delle quali quasi mai sono responsabili dirette, ma sono solo vittime; di fronte a viaggi disgraziati, in numero via via terribilmente crescente negli ultimi anni; … ripassare la storia, alla ricerca delle responsabilità di tutto questo, potrebbe tornare utile per farne –in qualche modo- ammenda con l’accoglienza, e anche per ricordarsi che non è mai esistito un muro che sia non sia stato, prima o poi, abbattuto od aggirato, talvolta a carissimo prezzo.

                                                                                                                      

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