Lvia, un appello per l'acqua come bene comune

Le connessioni tra fondamentalismo, guerra e povertà 

Parole chiave: Lvia (5), acqua (6), guerra (63), africa (39), sviluppo (16)
Lvia, un appello per l'acqua come bene comune

Caro Direttore,

Per un’associazione che da quasi cinquant’anni opera quotidianamente con sorelle e fratelli mussulmani per costruire un mondo più giusto in Africa, ma anche in Europa, ciò che continua ad avvenire con un crescendo di tragedia a causa del terrorismo sedicente jihadista è veramente fonte di grande tristezza. Quando ci si trova di fronte alle sfide della desertificazione, della mancanza di acqua o della scarsezza cronica del raccolto, dell’assenza di strutture igieniche o sanitarie, della mancanza di occasioni di istruzione e di lavoro libero, non sono certo i diversi modi con cui ci rivolgiamo e ascoltiamo Dio, che ci fermano dal lavorare insieme per una vita migliore.  Sappiamo che la nostra è solo una flebile voce che si aggiunge ai tanti saggi commenti che stanno riempiendo molti spazi sui media mondiali, ma non vogliamo tacere perché, comunque, sono ancora troppe le voci contrarie, non solo quelle blasfeme dei terroristi che insultano Dio uccidendo in Suo Nome, ma anche quelle di coloro che si lasciano prendere da impeti di guerra e che invocano lo scontro di civiltà. Vogliamo testimoniare e ricordare a tutti che le prime vittime del terrorismo sedicente jihadista sono proprio i mussulmani e più in generale i poveri dell’Africa e del Medio Oriente, come tra l’altro è evidenziato dalle tristi statistiche internazionali (Global Terrorism Index, gli occidentali sono il 2,5% delle vittime!) che ricordano anche come Boko Haram, fino al 2014, abbia fatto decisamente più morti che l’Isis. Se si vuole sconfiggere il terrorismo internazionale bisogna togliergli la «scusa» intellettuale e il serbatoio di rabbia che deriva dall’esistenza nel mondo di grande sacche di povertà e ingiustizia.  È evidente che tutti gli sforzi fatti finora non bastano, perché sono infinite le vie dei sistemi politici ed economici che riproducono ingiustizia nell’accesso ai beni, alle terre, al lavoro.  Chiunque produce ingiustizie è connivente anche con il terrorismo, gli fornisce proseliti. Anche le guerre di ritorsione contro il terrorismo internazionale producono nel medio tempo solo risultati peggiori, per non parlare di quelle fatte per imporre la democrazia. Per chi ancora crede che siano utili basta guardare l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Somalia ecc. Allo stesso modo sono palliativi i muri e i recinti giuridici, che servono solo a lavarsi le mani per cosa capita dall’altra parte.

Nell’umanità è evidente che ci sarà sempre una quota di psicopatici, di stupidi e di delinquenti che useranno ogni mezzo per avere potere, ma se gli mancassero i poveri, le vittime innocenti e i disperati avrebbero ben poco spazio per agire, non diventerebbero leader e capi popolo, fornitori di posti di lavoro e di potere. Ma per creare una società più giusta non dobbiamo aspettare i vari governi del mondo, che talvolta non si capisce da che parte stiano e che sono spesso poco inclini ad agire per davvero sui meccanismi giuridici ed economici che producono le maggiori ingiustizie. Dobbiamo agire in prima persona, con l’educazione e la solidarietà. E non bisogna aver paura dei tempi lunghi: anche chi sta terrorizzando il mondo è partito da molto lontano, deformando con calma e metodo tanti giovani verso ideali perversi. Nei prossimi anni, se non implodono o esplodono la Cina e l’India, è evidente, come indica la Banca Mondiale, che la massima povertà del mondo si stia concentrando nell’Africa sub sahariana. Non a caso, il Sahel sta già diventando uno dei maggiori crocevia mondiali della delinquenza organizzata con traffico di droga, di esseri umani, di rifiuti tossici, di armi. Insieme a tanti altri, come Lvia vogliamo continuare il nostro piccolo ma costante impegno con i fratelli africani ed europei per costruire piccoli ma solidi presidi di giustizia, fatti di pozzi gestiti dai villaggi, di campi liberamente coltivati dai contadini, di micro imprese che assicurano lavoro libero, di sostegno sanitario e materiale ai più dimenticati.  Non ci ritroviamo con chi sostiene una strisciante corsa al riarmo (che anche in Italia trova spazio come ad esempio la pervicacia con cui pare si proceda con i cacciabombardieri F-35) ma anche con i mega interventi contro la povertà che non intaccano i meccanismi giuridici, politici ed economici che riproducono l’ingiustizia. Ci ritroviamo invece nel dialogo e nel lavoro quotidiano con tantissimi fratelli musulmani, che adorano con noi «l’unico Dio vivente, sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini».

 * Presidente associazione di solidarietà e cooperazione internazionale LVIA 

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