L’uomo e il creato

Un commento sull'Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco 

Parole chiave: enciclica (13), papa (648), ecologia (12), ambiente (25)
L’uomo e il creato

Nel mondo assistiamo al dilagare del vuoto interiore e a una correlata crescita di barbara, feroce violenza alla quale concorrono giovani che quel vuoto credono di colmare sotto qualche nera bandiera, improvvisi e impensabili cedimenti personali alla violenza anche in chi l’età vorrebbe saggio, scelte di potentati economici cui persone svuotate non sanno opporsi. E il Papa che fa? Scrive «Laudato sì», lettera enciclica sulla cura della casa comune: non so chi altri avrebbe potuto pensarlo, ma di certo questa è vera e profonda risposta.  Come per ogni farmaco qualche avvertenza.

Il ripetuto ricorso al termine ecologia può far pensare al solo rapporto nostro con l'ambiente fisico mentre qui si guarda, organicamente e con grande sapienza, alla «ecologia integrale» che abbraccia il complesso intreccio relazionale degli uomini tra di loro, con l'ambiente loro affidato e, in definitiva, con Dio stesso. Questo e niente di meno è l'enciclica di Papa Francesco.

Con certi paragrafi in cui indica le azioni da compiere con precisione degna di un capitolato d'appalto Francesco vuole farci capire cosa significhi prendersi cura della «casa comune», vigilando, custodendo, coltivando, in altri termini completando la creazione secondo il disegno di Dio e non certo secondo il nostro capriccio: è cosa terribilmente concreta e non un semplice enunciato cui spesso ci fermiamo. E certe specificazioni potrebbero far pensare ad un autorevole quanto improprio avallo di affermazioni scientifiche non necessariamente definitive se non provvedesse il Papa stesso a chiarire ripetutamente che tocca alla scienza rivedere se stessa confermando o modificando le proprie affermazioni. A noi chiede di trarne serie e concrete conseguenze.

Allertati così contro possibili fraintendimenti (veri o strumentali) possiamo meglio apprezzare l’incredibile capacità di Francesco di tenere insieme questa complessa matassa di relazioni in cui la cura del creato s’intreccia con la cura della nostra anima, questa con la cura dei rapporti con i fratelli e tutte con la cura della nostra relazione con Dio: davvero possiamo parlare di ricetta per una autentica conversione del cuore! So bene che l’espressione parrà a qualcuno troppo connotata per essere di tutti, ma così non è: se il discepolo di Gesù vi si incamminerà motivandola cristianamente, altri potrà affrontarla laicamente scrutando la propria coscienza e traendone le debite conseguenze. Perciò l'enciclica non si rivolge ai cristiani soltanto ma a tutti gli uomini di buona volontà e anche per questo costituisce risposta universale e decisiva al vuoto interiore di questi tempi e agli orrori che ne conseguono. Risposta decisiva ma non immediata essendo avvio di un cammino, e allora, poiché certe azioni di impensabile crudeltà che colpiscono uomini e donne di ogni età e di ogni paese, cultura e civiltà esigono una mobilitazione immediata, sarà bene che paesi, popoli e governi che si riconoscono nei valori irrinunciabili di umanità, anticipando qualcosa di quell’impegno per il creato, pongano fine a certa latitanza e diano vita a un visibile e inequivocabile fronte comune di dissuasione contro le attuali più efferate minacce.  La conversione progredendo curerà le radici del male.

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