L'Ascensione e la plastilina

Un immagine tra arte e mistero. La fede si racconta anche per immagini

Parole chiave: ascesione (1), riflessione (7), arte (26)
L'Ascensione e la plastilina

Come molte persone negate per lo sport, mi piace guardare le gare delle olimpiadi in televisione, quando il tempo me lo permette. Mi hanno sempre coinvolta molto le gare di salto in lungo e salto triplo, in cui lo sforzo dell'atleta può essere vanificato per pochi millimetri, se lo "stacco" avviene anche di pochissimo oltre la linea regolamentare. Fa fede l'impronta della scarpa, che rimane impressa nella plastilina posta proprio in corrispondenza della linea di stacco.Qualche tempo fa, ho scoperto la pala che riporto qui a destra nella sua interezza, in cui un ignoto Maestro del XV secolo ha raffigurato, in una simultaneità narrativa, alcuni episodi legati ai giorni trascorsi da Cristo risorto in mezzo ai suoi.

Possiamo osservare le donne che si recano al sepolcro; la tomba vuota con i soldati messi K.O. dallo stupore; l'incontro con Maria di Magdala, in cui Gesù indossa un cappellaccio da giardiniere; la Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo.In alto a sinistra è raffigurata l'ascensione, e mi ha divertita molto vedere (come si osserva nel dettaglio qui a lato), l'impronta dello "stacco" dei piedi di Gesù sulla collinetta. Ripensandoci, però, non si tratta soltanto di un dettaglio curioso e persino un po' buffo; in realtà, il pittore ha voluto trasmettere una verità profonda ed importante.

L'impronta sulla "plastilina" ci dice che il corpo di Gesù ha un peso; è un corpo di carne, che ha bisogno di una spinta per salire in alto. È con il suo corpo di carne che Gesù è risorto: uomo che può mangiare, bere, abbracciare gli amici, odorare un profumo, sentire una musica, piangere e ridere. È con il suo corpo di carne che Gesù vive in Dio, "primizia" di tutti coloro che sono chiamati a seguirlo. Essere in Dio non vuol dire smettere di essere umani; essere resi simili a Dio, nella vocazione immensa cui siamo chiamati, non significa abbandonare la nostra umanità. Ci porteremo dietro i nostri capelli, il nostro naso, i nostri sorrisi; e quel corpo in cui conosciamo ed amiamo i nostri cari sarà reso vivo in eterno. Fa fede l'impronta sulla plastilina.

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