I muri nascondo l’orizzonte dallo sguardo
Le civiltà al tramonto costruiscono barriere
Pur annegata da tante altre notizie sulle persone che migrano, sia a cavallo del Mediterraneo, che tra i vari stati europei, non è passata inosservata la dichiarazione della prossima costruzione, da parte dell’ Ungheria, di una sorta di muro sul suo confine con la Serbia, destinato a proteggerla dagli ingressi umani non graditi. E’ un ennesimo segno dell’incapacità “continentale” di affrontare, con serietà e solidarietà, un problema, quello delle migrazioni di uomini e donne, che è sempre esistito nella storia dei popoli: viaggiare dalla povertà verso una presunta ricchezza.
Sia in tempi recenti, sia nei tempi antichi, una delle soluzioni più semplici per tentare di contenerle è stata la costruzione di muri sulla terraferma (attività impossibile sui mari,…). La loro erezione, nella maggioranza dei casi, si è rivelata sempre inutile.
In tempi recenti, a partire dal secolo scorso, tra i “muri inutili”, ricordiamo quello tra la Francia e la Germania, tra le due guerre mondiali: era una fortificazione agguerritissima (la “Linea Maginot) che avrebbe dovuto impedire, addirittura, la “migrazione” (questa sì, leggasi invasione) di truppe tedesche. Non servì a nulla, perché fu aggirata dall’ esercito germanico, che invase prima il Belgio e poi si sprofondò in terra francese, occupandola.
In tempi ancora più recenti ci fu quello di Berlino che, inizialmente, divideva il settore sovietico della città da quelli occidentali; poi fu “prolungato” sull’intera frontiera tra le due Germanie. Quello era un muro "al contrario”: anziché impedire alla gente di entrare, voleva vietare, ai residenti dell’ Est, di scappare dalla dittatura comunista. Morirono in tanti, concittadini dei loro carnefici, per valicarlo, ma anch’esso, infine, fu travolto insieme al regime che l’aveva costruito.
In tempi contemporanei, se allunghiamo lo sguardo al di là del Mediterraneo, troviamo i muri in Israele dove, immemori di quello di Gerico (che non servì a proteggere l’antica città, ma anzi crollò al semplice soffio di tromba): vediamo che il più fisico tra questi è quello tra i luoghi occupati dagli Israeliani, intorno a Gerusalemme, e la Palestina; non sembra che gli attentati siano diminuiti, ma certo sono cresciute le reciproche ostilità e la povertà palestinese.
A volo d’uccello possiamo ricordare altri muri moderni: negli anni ’70 in Irlanda; a Cipro ancora oggi (dove si perse l’occasione di demolirlo prima del suo ingresso nell’ Unione Europea); in Corea; in Africa, nel Sahara, dove i confini sono di sabbia; tra USA e Messico;… forse anche in Francia, ad opera degli Inglesi, nei pressi di Calais, e così tanti altri ugualmente inutili, magari meno noti, e l’elenco è ancora lungo.
Nell’antichità, la “Grande Muraglia” cinese, lunga oltre 6.000 chilometri, non impedì tutte le invasioni dal nord, che modificarono i suoi grandi imperi. Né, probabilmente, il “Vallo (muro) di Adriano” (nell’ attuale Gran Bretagna) allungò di un giorno la durata dell’ Impero Romano d’ Occidente. I muri di Costantinopoli non la salvarono dall’ invasione turca, e così via,…
Una civiltà che costruisce muri, anche se molto imponenti, è una civiltà al declino: incapace di rinnovarsi e di aggiornarsi. I muri nascondo l’orizzonte dallo sguardo, impedendo di vedere dove davvero ci sono minacce, conflitti ed omicidi, anche se accadono in terre poco distanti, ammesso che si abbia realmente la voglia di scorgerli e di intervenire.
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