Dall'Expo in avanti

L'Esposizione Universale di Milano è una grande opportunità. Sui temi in particolare della nutrizione la riflessione dovrebbe essere profonda. Ferma condanna per ogni atto di inutile e insensata violenza

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Dall'Expo in avanti

Due dati e numeri che fanno pensare. Uno striscione lungo cento metri con i nomi dei 17.306 migranti morti nel mar Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l'Europa. La lista è stata esposta davanti all'ingresso del Parlamento europeo, durante la protesta di attivisti contro le politiche migratorie dell'Unione Europea. Oltre ottomila sono le vittime del tremendo terremoto che ha sconvolto il Nepal. In un tempo di cifre, appelli e cerimonie, dietro questi numeri ci sono vite, persone, storie, volti. Sono povere esistenze spezzate, il quadro tragico della nostra fragile esperienza umana, monito di un tempo difficile e ancora troppo spesso fuori dai canoni della civiltà.

A tutto ciò non si può essere distanti e indifferenti, se si prendono sul serio, per esempio, i temi dell’ Esposizione Universale di Milano apertasi la scorsa settimana. Si tratta di un appuntamento efficace per rilanciare il nostro Paese e concentrare l’attenzione sui temi forti di un’umanità ferita. Cibo, alimentazione, nutrizione, e di converso fame, povertà, ingiustizia, spreco sono lo specchio del nostro presente. Oltre la retorica  dell’evento e dei progressivi benefici che si potranno trarre da sei mesi di incontri, relazioni, scambi non solo commerciali, l’immagine dell’Italia ne avrà sicuramente giovamento. Naturalmente c’è chi si oppone all’Expo. 

Esprimere in modo civile il proprio dissenso è segno di democrazia e pluralismo. Ad essi vanno garantiti cittadinanza e diritto di tribuna. Al contrario, coloro che utilizzano Expo, Tav e qualsiasi altro progetto di sviluppo infrastrutturale o d’altra natura, come pretesto per mettere a ferro e fuoco una città (nel 2001 Genova, la scorsa settimana Milano), non sono non hanno alcuna giustificazione, sociologica, politica o antropologica, e la risposta deve essere non di condanna superficiale, ma ferma e rigorosa senza se e senza ma. Sperando in una giustizia chiara, efficace, e veloce. Gli ultras di tutte le categorie hanno come scopo la  seminare di odio e rancore: attraverso una violenza anarchica e nichilista, che distrugge e non ha nessun rispetto di persone e cose. Essi lasciano il deserto e il nulla di cui sono portatori.  Bene hanno fatto i milanesi a scendere in piazza, ripulire le strade e le vergogne dei teppisti in nero,  ribadendo la propria radicale contrarietà ad ogni forma di violenza.  Resta il dubbio e gli interrogativi su una generazione senza futuro e non basta circoscrivere il fenomeno con l’espressione «sono figli di papà».

Chi si trova senza prospettive e vede nel futuro un cono d’ombra e un tunnel buio senza vie d’uscita, può essere attratto dalla dinamica perversa e irrazionale della violenza dentro uno stadio o in una piazza. Attaccare un bancomat o un’auto di lusso, provocare e picchiare un giovane come lui, che indossa una divisa per uno stipendio da fame,  vuole dire compiere gesti di disperazione vigliacca, che provocano solo lacrime e determinano fallimenti personali e sociali. 

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