Perù, un racconto diverso di Alessandro Pugno

Una recensione di "Giardini di Piombo" (2017)

Parole chiave: perù (6), film (67), america latina (8)
Perù, un racconto diverso di Alessandro Pugno

 

Giovedì 1 giugno 2017, nell’ambito di Cinema Ambiente – festival cinematografico di grande utilità, in quanto serio e rigoroso nell’occuparsi della salvaguardia del nostro pianeta – presso l’altrettanto serio e rigoroso Centro Studi Sereno Regis, è stato proiettato il docufilm “Giardini di Piombo”, diretto da Alessandro Pugno che ha sapientemente alternato immagini del paesaggio andino di alta quota a dialoghi e interviste di coloro che sono stati i reali protagonisti della storia, tentativo di proteggere un ambiente agropastorale e la sua gente dall’inquinamento da piombo causato da una miniera.

Un film prodotto da Riccardo Moro, il direttore italiano del FIP (Fondo Italo Peruviano) a Lima in Perù.

“Il FIP nasce nel 2001 – spiega Riccardo Moro – per convertire il debito che il Perù aveva con l’Italia in finanziamento della lotta alla povertà e dello sviluppo sostenibile. L’Italia rinuncia a essere pagata e il Perù versa sul FIP quanto avrebbe dovuto pagare all’Italia per saldare il debito.  Questo è il risultato delle campagne sul debito del Giubileo che le reti di società civile e le chiese lanciarono in preparazione del 2000. Governi e istituzioni finanziarie internazionali (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) risposero positivamente alle campagne lanciando le iniziative di cancellazione del debito e, per i paesi a medio reddito come il Perù, le conversioni di debito.

Obiettivo del FIP è trasformare il debito in opportunità di sviluppo, mettendo a disposizione risorse finanziarie per finanziare progetti che stimolino cambiamenti e suscitino protagonismi.  Per spiegare con il FIP ha operato si è scelto, oltre ad altri strumenti di comunicazione, di promuovere la realizzazione di un film che descrivesse la realizzazione di questo obiettivo, mostrando il cambiamento nella vita delle persone coinvolte in un progetto. 

Giardini di piombo nasce dunque dall’idea di realizzare un film che raccontasse la storia di persone protagoniste del processo di cambiamento della loro comunità resa possibile da un progetto finanziato dal FIP.  Come questo vale con i protagonisti del film, altrettanto avviene per tutti i progetti finanziati dal Fondo.

Ciò che fa da sfondo alla vita dei protagonisti di Giardini di Piombo è il progetto “El Mantaro revive” della Caritas di Huancayo, il capoluogo della Sierra Central del Perù, un ampio altopiano, centrale nella produzione agricola del Perù, ma fondamentale anche per l’estrazione mineraria che avviene soprattutto nelle zone superiori ai 4000 metri.

Nel villaggio di Huayhuay a 4mila metri, i membri della comunità vivono di piccola attività di allevamento e, in massima parte, di lavoro presso la locale miniera.  I residui della miniera inquinano acqua e aria. A fondo valle l’impianto di raffinazione produce contaminazione ancora più forte.

Il progetto ha promosso analisi scientifiche della presenza di piombo nell’aria e nell’acqua e dell’impatto della contaminazione sulla salute. Ha sviluppato un diffuso e puntiglioso lavoro di informazione con le persone e le comunità spiegando i rischi della contaminazione e spiegando come ridurre parzialmente la vulnerabilità attraverso una alimentazione adeguata.  Ha promosso processi di formazione e la creazione di tavoli di “dialogo ambientale” per far sedere insieme imprese, popolazione e autorità pubblica.  Nella regione di Huancayo, mentre in altre regioni la tensione fra popolazione e miniere lasciava sul terreno vittime, il progetto favorisce la creazione del primo tavolo di dialogo ambientale regionale e ottiene nuove leggi regionali e nazionali che rendano più severi i limiti consentiti di emissioni contaminanti.  Questo comporta anche la chiusura della raffineria.

All’interno del progetto un’azione riguarda le scuole, promuovendo l’insegnamento di una tecnica di analisi dell’acqua preparata dall’Università del Missouri, una università che è parte della rete delle università dei Gesuiti, ed è partner del progetto.  Ai ragazzi viene insegnato a riconoscere la presenza di sostanze inquinanti in ragione dei macroinvertebrati che si trovano presenti. A seconda delle specie riscontrabili si può riconoscere quali sostanze si trovano nell’acqua e giudicarne la potenziale pericolosità per la salute.

Il film racconta il lavoro di una classe e di una insegnante, che apprendono la tecnica e mostrano i risultati alla comunità e all’impresa, mentre, sempre grazie al progetto, comunità e impresa si trovano in più riprese a dialogare. Il dialogo è duro, a volte molto teso, ma è dialogo, non scontro violento.  I ragazzi diventano, naturalmente e senza retorica, promotori di una coscienza ambientale. Vengono educati alla cittadinanza informata e responsabile e diventano stimolo per una maturazione anche degli adulti. La giovane protagonista, alla fine del film sceglie di continuare a studiare proprio ingegneria ambientale.”

Un finale di speranza, un tocco leggero di poesia e commozione: la ragazza, sulla corriera che la porta incontro al suo futuro, trova nello zaino una lettera del padre con un piccolo tesoretto in denaro e una sola frase “Per realizzare i tuoi sogni”.

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