Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/Ordine e disordine

Il racconto: per il tempo di Pasqua, una meditazione sul brano di Giovanni (20,1-9), con alcune incursioni sui racconti degli altri Vangeli caratterizzato dal dialogo e nell’interazione dei due protagonisti del romanzo di Chesterton con stile adeguato per una piacevole lettura che fa pensare. La sesta puntata

Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/Ordine e disordine

Watson fu folgorato dall’immagine istantanea di una donna ebrea negli anni 30 dopo Cristo con il volto severo di Mrs Hudson. Scosse la testa per allontanare quel pensiero e riflettè sulla domanda di Holmes. Poi disse:

“Il sudario era stato posto sul capo di Gesù, e non è immaginabile che qualcuno glielo abbia tolto e lo abbia piegato mentre Gesù era ancora morto. Lo stesso per le bende. Che senso avrebbe entrare nel sepolcro soltanto per slegare e scoprire un cadavere?”.

“Beh, è quello che avrebbero fatto le donne se l’avessero trovato ancora lì. Quanto meno scoprirlo. Erano arrivate al sepolcro con gli oli e gli unguenti per rendere onore al cadavere secondo la tradizione e rendere definitiva una sepoltura, che l’urgenza della Parascève aveva reso forzatamente frettolosa e ridotta all’essenziale”. 

“Ora che mi ci fate pensare, Holmes: le pie persone che si sono preoccupate di dare sepoltura a Gesù, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, di sicuro con qualche aiuto, avevano appunto fretta: incombeva il tramonto e da quel momento il sabato – e quello speciale sabato a maggior ragione – avrebbe proibito ogni attività e ogni spostamento superiore ai pochi passi. Perché attardarsi a mettere le bende a Gesù e a coprirlo con un sudario? Queste operazioni avrebbero dovuto svolgersi dopo che il corpo fosse stato unto d’olio e cosparso di unguenti. E poiché ciò non era possibile in quell’urgenza, tanto valeva deporre il corpo, chiudere il sepolcro e andarsene”.

“Un’apparente contraddizione. Ma trascurate due elementi: il radicato rispetto per i morti, che imponeva almeno un minimo di corretta composizione del cadavere, e l’amore profondo per Gesù, che non avrebbe tollerato di abbandonarlo nudo su una lastra di pietra. Mettere le bende e stendere il sudario comportavano operazioni più veloci dell’unzione del corpo. E le vostre cognizioni mediche dovrebbero anche suggerirvi che soprattutto il bendaggio doveva essere compiuto prima che sopraggiungesse il rigor mortis”.

“Perdiana, è vero! Come ho potuto trascurare questo elemento?”, disse Watson con imbarazzo.

“Non vi avvilite, amico mio. Entrambi siamo portati a ragionare con il senno di poi: noi sappiamo che secondo i Vangeli quella situazione è solo provvisoria, che Gesù risorge e lascia il sepolcro. Quindi non pensiamo come coloro che hanno deposto il suo corpo dalla croce e gli hanno dato sepoltura. Per loro quella morte era definitiva, come sempre è la morte. E si sono regolati di conseguenza: l’omaggio al corpo di Gesù era l’ultimo, l’estremo omaggio che pensavano di poter rendere al loro maestro e Signore. E poiché le circostanze impedivano di compiere il rito funebre con calma e secondo l’ordine corretto, hanno optato per la soluzione che meglio poteva conciliare la pietas e l’urgenza. Inoltre, Giuseppe e Nicodemo non avevano in previsione un ritorno al sepolcro per completare l’opera: quella è stata un’iniziativa autonoma delle donne, che infatti si chiedono chi potrà rimuovere per loro la pietra”.

“Hanno coperto la pietra col sudario, vi hanno deposto il corpo, hanno stretto con le bende le mani e i piedi e hanno steso sopra Gesù la parte superiore del sudario”.

“Esatto! E che le cose stiano così lo sappiamo dallo stesso Giovanni, che ci racconta come esce Lazzaro dalla tomba dopo che Gesù lo ha richiamato alla vita”, aggiunse Holmes, e nel dire quelle parole afferrò di nuovo la Bibbia, la sfogliò rapidamente e lesse: “Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: ‘Scioglietelo e lasciatelo andare’. Giovanni, capitolo 11, versetto 44”.

“Tutto torna con la realtà storica del tempo”, commentò Watson. “Nell’episodio di Lazzaro, Giovanni ci racconta come fosse disposto allora un cadavere nel sepolcro e ci anticipa così gli elementi che mancheranno in quello della Risurrezione di Cristo. Così ci consente di ricostruire le azioni dei seppellitori e ci rende più chiara la scena che si presenta a Pietro e a lui stesso”.

“E dunque chi ha agito in modo da lasciare nello stesso luogo ordine e disordine? Lo stesso Gesù? O forse gli angeli dei racconti evangelici? Angeli un po’ sbadati, si direbbe: perché piegare il sudario e lasciare per terra le bende?”, chiese Holmes, con un sorriso ironico che faceva capire che la domanda era retorica e lui aveva la risposta.

Ma Watson era in un tale stato di eccitazione per questa investigazione nel tempo, che intuì subito dove l’amico voleva andare a parare:

“Una possibile spiegazione: perché sia chiaro a chi vedrà la scena che veramente qualcosa di straordinario è qui accaduto, veramente qualcuno è stato in quel sepolcro e vi ha operato qualcosa di prodigioso!”.

“Brillante, Watson. Ma chi?”

“Non dei trafugatori prezzolati. E’ un’ipotesi che abbiamo già escluso, ma possiamo aggiungere che, quand’anche fossero stati inviati dal Sinedrio a far sparire il corpo, non avrebbero certo perso tempo a piegare il sudario, e forse non l’avrebbero proprio tolto dal capo di Gesù, per non vedere in faccia l’ucciso. E neppure lo avrebbero sciolto dalle bende”.

“Logico. Quindi dev’essere stata una presenza amica. E’ escluso che sia qualcuno dei discepoli: anche se avessero inventato tutta la storia dell’annuncio della Maddalena come copertura, troppe persone erano coinvolte perché il segreto rimanesse tale”.

“Dunque non restano che Gesù e gli angeli. L’ipotesi che Gesù abbia fatto tutto da solo è senz’altro realistica quanto alla sua capacità e potenza, ma, come dire?, non mi soddisfa. Dio mi perdoni, certo l’evento della Risurrezione non è accaduto per la mia maggiore o minore soddisfazione per la dinamica dei fatti! Nondimeno …”

“Nondimeno, Watson, una delle cose che più apprezzo nella fede cristiana, pur non sentendomene attratto al punto da abbracciarla, è che non fa mai appello soltanto al cuore, ma anche e sempre alla ragione. Ed è pertanto lecito aspettarsi che l’evento cruciale …”.

Holmes fece una pausa, soppesando quell’ultima parola: “Già, cruciale: aggettivo dall’etimologia quanto mai emblematica”. Poi riprese: “E’ lecito aspettarsi, dicevo, che l’evento cruciale interpelli entrambi, cuore e ragione. La vostra insoddisfazione è dunque pienamente legittima: esprimetela senza imbarazzo”.

“Ecco, immaginare Gesù che fa tutto da solo mi dà un senso di … incompiutezza, come se nella scena culminante di un grande dramma corale il registra tirasse improvvisamente al risparmio usando un solo attore. La vicenda terrena di Gesù è interamente determinata dalla relazione: l’Incarnazione avviene perché Dio vuole immergersi nell’umanità. ‘Venne tra i suoi’, dice il prologo di Giovanni. E il Dio che si fa uomo è l’Emmanuele, il Dio con noi. Gesù dialoga coi singoli e interagisce con le folle, è talmente inserito in una rete di rapporti umani da sentire l’esigenza prepotente di ritirarsi ogni tanto in un luogo deserto per poter pregare. Da risorto appare più volte agli apostoli e l’Ascensione è quasi un evento pubblico. La stessa Risurrezione, nel racconto di Matteo, ha un contorno che coinvolge testimoni”.

“Il cuore dell’evento, però, resta precluso a occhi umani. Una delle spiegazioni classiche è che ciò garantisce la libertà umana di fronte a Dio. E’ senz’altro ragionevole, ma non mi basta. Credo che se nessun uomo vede il momento della Risurrezione è anche, o forse soprattutto, perché quello è un momento di assoluta intimità divina. Ma questa intimità può bene includere la presenza degli angeli, che sono già creature perfette”.

“Mi avete tolto le parole di bocca, Holmes. Gli angeli - attingendo liberamente dai diversi racconti degli evangelisti, possiamo convenire che sono due – giungono al sepolcro tra bagliori e terremoti, ribaltano il masso, parlano con le donne. Perché mai proprio nel momento culminante dovremmo pensarli al margine, comparse immobili e mute?”.

“Dunque cosa pensate che facciano?”, chiese Holmes.

“Io me l’immagino così. Gli angeli giungono sul posto a compiere la loro missione per conto di Dio. Rotolano via la pietra. Uno di loro resta fuori di guardia e ci si siede sopra, per sottolineare l’impotenza delle barriere umane contro l’irrompere del divino. L’altro entra e si accosta a Gesù. E’ il momento: l’angelo ‘sveglia’ delicatamente Gesù scostandogli il sudario dal viso. Gesù apre gli occhi e l’angelo gli dà con gioia il lieto annunzio che la promessa del Padre si compie. Poi lo sorregge mentre si alza”.

“Compiendo così quel gesto soccorrevole e devoto che Gesù rifiutò di fronte alle tentazioni del demonio, ma che ora può finalmente accettare”.

“Gesù è ora ritto in piedi – proseguì febbrilmente il dottor Watson – ma è impedito dalle bende”.

“A questo punto, forse anche l’altro angelo entra nel sepolcro e aiuta Gesù a districarsi dalle bende, che lascia cadere a terra, mentre il primo piega e ripone con cura il sudario che aveva ricoperto il suo corpo senza vita. Ordine e disordine, a testimoniare che in quel sepolcro è accaduto un evento sovrumano: l’ordine naturale delle cose, che prevede la morte come stato irreversibile, viene sovvertito dall’ordine divino, che prevede la sconfitta finale della morte”.

“E chi è sconfitto non si attarda a raccogliere i propri stracci, ma fugge lasciandosi indietro un accampamento sconvolto dalla rotta!”, esclamò Watson da veterano della vita militare. “Le bende a terra sono gli stracci che testimoniano l’annientamento della morte. E il sudario è la bandiera della vittoria, che dopo la battaglia decisiva viene devotamente ripiegata per conservarla e proteggerla”.

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