Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/ Corrono tutti

Il racconto: per il tempo di Pasqua, una meditazione sul brano di Giovanni (20,1-9), con alcune incursioni sui racconti degli altri Vangeli caratterizzato dal dialogo e nell’interazione dei due protagonisti del romanzo di Chesterton con stile adeguato per una piacevole lettura che fa pensare. La terza puntata 

Parole chiave: Chesterton (4), Pasqua (28), resurrezione (9), racconto (3)
Sherlock Holmes e il mistero della tomba vuota/ Corrono tutti

Terminata la lettura, Holmes depose la Bibbia aperta sul tavolo dove lui e Watson usavano prendere il the, accompagnato dai deliziosi biscotti della signora Hudson (“che magari per un po’ ce li farà sospirare”, pensò il dottore, che non l’aveva mai vista così arrabbiata).

“Non avevano ancora compreso la Scrittura”, ripetè Sherlock Holmes. E proseguì: “Ma noi abbiamo un vantaggio: le loro testimonianze, predicate e poi scritte dopo che finalmente l’avevano compresa”.

“Eppure questo non impedisce a tante ottime persone di negarsi alla fede”, disse Watson guardando l’amico con intenzione.

“Non sto parlando di credere, Watson. Lei è credente e sa che io rispetto la sua fede. Io non lo sono e lei rispetta il mio agnosticismo. Entrambi siamo però devoti appassionati della verità. Con l’iniziale minuscola, sia pure, ma alla portata delle menti che vogliono e sanno cercarla. Ed è senz’altro una verità che in quel sepolcro sia accaduto qualcosa, dopo la sepoltura di Gesù. Qualcosa che non può che intrigare due dilettanti dell’investigazione come noi”.

“Voi, Holmes, vi definite un dilettante? Non credo alle mie orecchie!”

“Dilettante, sì, nel senso che nulla mi procura un maggior diletto”

“Ah, ecco”

“Amico mio, mentre l’ispettore Lestrade si affanna sulla sua risibile tomba vuota, noi dilettiamoci un po’ su quest’altra, chiave di volta di una rivoluzione senza pari nella storia dell’umanità. Qual è la prima cosa che notiamo nel resoconto di Giovanni?”

“Ne potrei dire dieci e non ci sarebbe quella che avete in mente voi. Tanto vale che la diciate subito”

“Corrono tutti. Corre Maria di Màgdala per portare a Pietro e Giovanni la notizia che l’ha sconvolta. Absit injuria verbis, come non pensare al nostro strillone del Times col titolone sulla tomba vuota? Corrono Pietro e Giovanni per andare a vedere di persona. Possiamo davvero dire che, prima di lasciarli senza fiato, la Risurrezione gli fa venire il fiatone!”

“Ebbene, corrono. Mi sembra naturale, di fronte alla sorpresa della pietra rotolata via dall’ingresso e dell’assenza del corpo. Dopo tutto, la morte di Gesù era stata accertata in modo incontrovertibile dalle autorità, al punto che i soldati non gli avevano neppure spezzato le gambe. E come medico posso aggiungere che si spiega benissimo con i supplizi già subiti, e con la condizione di eccezionale stress emotivo, che Gesù abbia resistito meno degli altri due alla tetanizzazione indotta dalla postura di crocifisso”.

“Certo, certo, è del tutto naturale che Maria, Pietro e Giovanni corrano per la concitazione del momento. Ma cosa accade, dottore, a chi è molto agitato e corre?”

“Gli viene il fiatone, come già avete detto, gli si accelerano i battiti cardiaci …”

“… suda. E tutto questo ottunde le percezioni e i sensi. Per non parlare del ragionamento. Infatti, Maria di Màgdala non offre ai due apostoli una descrizione della scena del crimine – perché, non dimentichiamolo, per lei è stato commesso un nuovo crimine contro il suo Signore, con il trafugamento del cadavere”.

“E si può bene immaginare con quale tumulto in petto abbiano corso Pietro e Giovanni per andare a contollare …”, disse Watson.

“Indubbiamente. Ma qui dobbiamo notare anche un’altra cosa, che ha la sua importanza. I due corrono a velocità diverse, Giovanni più giovane e leggero, Pietro più anziano e appesantito. E Giovanni arriva al sepolcro per primo”.

“Però non entra. E devo dirvi, Holmes, che questo particolare mi ha sempre impressionato. Giovanni, che si autodefinisce ‘il discepolo che Gesù amava’ e che amava Gesù profondamente, riesce a vincere l’irruenza del suo giovane cuore e si ferma sulla soglia del sepolcro”.

“Avete ragione, il fatto è rimarchevole. Riuscire ad opporre allo slancio di un amore angosciato una controspinta così potente si può spiegare solo in un modo: la paura di ciò che avrebbe potuto vedere entrando”, sentenziò Sherlock Holmes.

“Mi pare che così facciate torto al coraggio del discepolo, che ebbe modo di dimostrarlo più volte nella sua vita”.

“Voi dite? In fin dei conti, Giovanni è uno dei pochi, se non l’unico, tra gli apostoli che non fu martirizzato”. 

“Credo vi sia una spiegazione per questo. Giovanni certamente non ha la vis polemica di un San Paolo, che si potrebbe dire che i conflitti se li andava a cercare. Inoltre, la sua non è, o non appare essere, quella predicazione pubblica che sembra fatta apposta per attrarre al tempo stesso i cercatori di Dio e gli sbirri del potere”. 

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