I nove diari di ‘Aldo Laghi’ (Giulio Bolaffi): un partigiano ribelle

Un interessante dibattito al Centro Pannunzio sulla Lotta di Liberazione 

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I nove diari di ‘Aldo Laghi’ (Giulio Bolaffi): un partigiano ribelle

Il 12 giugno scorso è stato presentato al Centro Pannunzio il libro ‘Partigiani in Val di Susa – I nove diari di Aldo Laghi’ a cura di Chiara Colombini, ricercatrice di Istoreto.

Lo stimolo per questa iniziativa era determinato dall’interesse storiografico rivestito dalla approfondita ricerca su una delle pagine più interessanti della Resistenza piemontese

Marco Castagneri, introducendo i due relatori, che eranno Luciano Boccalatte, Direttore di Istoreto e la stessa autrice del libro, ha fatto rilevare come le idealità a cui si ispirava Giulio Bolaffi, l’autore dei Diari, coincidessero con i valori etici di riferimento del Centro Pannunzio (di cui, peraltro, Giulio Bolaffi fu poi assiduo socio sostenitore). In tale ottica sono stati evidenziati il profondo amor patrio del Comandante ‘Laghi’ ed il suo esplicito richiamo alla legalità che, in quei frangenti, presupponevano una dichiarata identificazione con la monarchia sabauda. E ciò nonostante che il Sovrano avesse acconsentito, nel ventennio fascista, alla abolizione delle guarantige dello Statuto Albertino,  arrivando a promulgare le aberranti  discriminazioni razziali introdotte legislativamente nel 1938.  Coerentemente, pertanto, alla suddetta scelta, che prescindeva dai legittimi risentimenti personali per le persecuzioni subite e più che mai incombenti, ne era conseguita, da parte di Giulio Bolaffi, l’adozione per i suoi uomini della divisa grigioverde con le stellette del Regio Esercito Italiano ed il cappello alpino del glorioso Battaglione Susa. La loro bandiera era il tricolore con lo scudo crociato come simbolo unificante di tutti i combattenti per la lotta all’invasore germanico e  per la liberazione da ogni totalitarismo.

E’ stato ricordato, tra l’altro, che proprio in questo era consistita la famosa (e intelligente) ‘svolta di Salerno’ propugnata da Togliatti vincendo, non senza notevoli sforzi, le riluttanze degli esponenti del Partito d’Azione, irriducibilmente repubblicani e tenacemente ostili ad ogni collaborazione con la Casa regnante riparata al Sud. Altro parametro di comportamento laico, ma non ‘laicista’, coincidente con la tradizione e la prassi del Pannunzio, era stato il cocreto e costante rispetto dell’ebreo credente  Bolaffi nei confronti della fede cristiana dei suoi uomini. Egli, infatti, aveva voluto che la Formazione Stellina, da lui creata (e, spesso, anche sostenuta finaziariamente) fosse regolarmente assistita da un Cappellano che, significativamente, volle al suo fianco nella sfilata seguita alla Liberazione sia a Torino che a Susa.

BOLAFFI

Luciano Boccalatte, nella sua presentazione, ha confermato che della consolidata tripartizione introdotta da Claudio Pavone e accettata da tutti gli storici (della sinistra) e cioè che, nella Resistenza, si erano combattute, rispettivamente, una ‘guerra patriottica’ di liberazione; una ‘guerra civile’ fra schieramenti politici contrapposti e, infine, una ‘lotta di classe rivoluzionaria’, certamente quella sostenuta  dalla formazione Stellina di Aldo Laghi e dalle varie formazioni autonome refrattarie ad ogni coinvolgimento partitico (da quelle di Martini Mauri, alle Divisioni ‘R’ di Cosa, da  Vian a Marcellin) rientrava esclusivamente nella categoria della guerra patriottica,.

A sua volta, la dottoressa Colombini chiariva che la trattativa intercorsa fra Aldo Laghi ed il Comando tedesco di Ciriè era finalizzata ad assicurare una momentanea tregua necessaria per consolidare la logistica della formazione in vista dell’imminente rastrellamento di cui Bolaffi aveva avuto sentore.

Terriinata la presentazione del libro, prendeva quindi  la parola il novantaseienne e sempre  battagliero Avvocato. Bruno Segre, Presidente della Federazione torinese dell’Assiociazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti e combattente nelle file di Giustizia e Libertà operanti nell’Astigiano. Laicista dichiarato e animosamente anticlericale, nel suo intervento esprimeva il rimpianto condiviso dai suoi compagni della GL, in contrapposizione all’opzione monarchica di Aldo Laghi, di non aver potuto fucilare il Re e, pur riconoscendo a Giulio Bolaffi la non comune  generosità nei confronti dei suoi partigiani, ne contestava l’eccessivo formalismo che sconfinava nel conformismo militarista e nell’ingiustificata deferenza per il nemico prigioniero che meritava nient’altro che la morte.

Il Dottor Alberto Bolaffi, dal suo canto, metteva in dubbio qualsiasi considerazione di tipo religioso da parte di suo padre. Questi, a suo parere, avrebbe agito in ogni circostanza unicamente sotto l’impulso di una estrema attenzione verso gli altri doviuta ad  un sincero rispetto per ogni persona.

In chiusura, Castagneri faceva rilevare come a proposito del discorso tenuto a Susa da Aldo Laghi nel corso della celebrazione della Liberazione, discorsoo evocato nella fotografia riprodotta sulla copertina del libro,  .la signora Stella Bolaffi avesse dichiarato che nel suo ricordo di adolescente era  rimasta impressa  la parola, ‘concordia’ più volte ricorrente in quella storica allocuzione. Al riguardo è stato sottolineato come questa sollecitazione sia diventata  l’esortazione che, in particolari circostanze, è stata rivolta agli Italiani da tutti i Capi dello Stato succedutisi negli ultimi tempi: da Pertini a Ciampi, da Napolitano a Mattarella!

Il conduttore dell’incontro, inoltre, ha comunicato che durante il colloquio avuto con la Preside del Liceo Massimo D’Azeglio (a suo tempo frequentato da Giulio Bolaffi), sia stato cinvenuto che nella programmazione didattica del prossimo anno scolastico il tema oggetto del libro verrà proposto come attività seminariale da sviluppare in collaborazione fra il Centro Pannunzio e l’Istituto stesso.

Infine è stato ribadito l’impegno di accogliere l’invito, espresso nella sua lettera dalla signora Stella Bolaffi Benuzzi, impossibilitata a partecipare all’incontro, che venissero finalmente affrontati quei punti che hanno “oscurato” finora le gesta della ‘Stellina’ attraverso una trasmissione dei fatti storici a volte manipolata o semplicemente ‘omettendo’ di citarli, come avvenuto in recenti iniziative editoriali celebrative della Liberazione in Piemonte.

 

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