Librerie, si cambia! Alla ricerca dei lettori perduti

Presentazioni, letture ad alta voce, servizi ed eventi tutto per riconquistare il pubblico ai libri

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Librerie, si cambia! Alla ricerca dei lettori perduti

In Italia si torna a leggere. E cresce il numero di libri venduti. Un’incoraggiante controtendenza (vedi box), pur in un contesto di luci e ombre, a cui non sono estranee le tante iniziative attuate per riportare gli italiani al libro, soprattutto nella narrativa per ragazzi. Merito del ministero dei Beni culturali, che insieme alle associazioni di editori ha patrocinato negli ultimi anni manifestazioni e iniziative a livello locale in collaborazione con scuole, università e piccole librerie. Come a Milano, dove è nato il «Patto per la lettura», un progetto che ha come madrina Bianca Pitzorno e che ha l’obiettivo di allargare la base dei lettori e di diffondere la conoscenza delle professioni legate al libro, con letture ad alta voce e presentazioni. O a Ravenna, dove nelle librerie si fa largo il blind date, l’appuntamento al buio: i librai incartano un libro in carta da pacco, lo mettono in vendita a un prezzo inferiore ai 15 euro e chi lo acquista saprà solo dopo che cosa ha comprato. O ancora nei comuni dell’Alto Adige, dove periodicamente librerie e biblioteche organizzano letture ad alta voce su testi legati all’attualità politica, sociale e culturale.

«Negli anni ’90 c’è stata una scelta strategica da parte dei gruppi editoriali di affidarsi alla grande distribuzione, sia alle grandi catene (in particolar modo Feltrinelli e Messaggerie) sia ai supermercati», spiega Giuseppe Lupo, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università Cattolica di Milano e scrittore, «in questo modo le librerie indipendenti si sono indebolite in un regime di quasi monopolio: la competizione è passata dai contenuti ai costi». Se la grande distribuzione ha la possibilità di pagare le fatture due-tre mesi dopo, le librerie indipendenti pagano in anticipo e così vanno più caute nel selezionare i libri, a meno che non si tratti di autori evergreen, come Camilleri. «Oggi ci si è accorti che questo sistema ha tolto ossigeno e quote di mercato», prosegue Lupo, «sono le grandi catene che impongono i titoli, le mode, gli autori, ma non esprimono la qualità. Il libraio indipendente ha dalla sua i frequentatori fedeli del proprio negozio, mentre nelle grandi catene le persone che lavorano non sempre sono esperte. Mi è capitato per esempio di richiedere un volume di Borgés e l’addetta mi ha risposto di farle lo spelling».

A trasformarsi non è solo il mercato. Cambia il supporto, crescono gli e-book, si vendono libri on line e gli autori si fanno sempre più promozione da soli. «La diffusione di supporti per leggere gli e-book sta agevolando anche da noi i libri elettronici, anche se con ritmi diversi da altri Paesi, come gli Stati Uniti. Ma soprattutto si sta costruendo un’abitudine. Siamo abituati al libro come oggetto, che possiamo portare con noi, sottolineare e su cui possiamo prendere appunti», spiega Stefano Moriggi, filosofo della Scienza all’Università Bicocca di Milano e conduttore radiofonico. L’e-book sta costruendo una consuetudine propria e non sovrapponibile al libro tradizionale. Il numero delle vendite si alza anche perché gli e-book costano meno e questo è un aspetto non trascurabile. «Con il passare del tempo ci saranno modi nuovi per interagire con le pagine, diversi da quelli che oggi si usano per i libri cartacei», commenta Moriggi.

Ma a cambiare è anche la promozione. «L’idea che la libreria vada modificando il suo Dna come luogo di intrattenimento (fenomeno tipico del ‘700-800 e fino alla Prima guerra mondiale) non ha nulla di scandaloso. Le presentazioni poi stanno tornando di moda. E sembrano un’esperienza bella e impegnativa. Credo nella loro bontà, perché è importante girare l’Italia e creare con il lettore un rapporto di fidelizzazione», precisa Lupo. Conquistare le persone, avere un contatto fisico, rivedere i propri lettori almeno ogni due anni sono sicuramente elementi importanti. «Quello dello scrittore è un mestiere artigianale, non industriale: come farebbe un sarto, dunque, mi sembra giusto andare in giro per mostrare ai miei potenziali clienti le mie ‘camice’, i miei ‘abiti’, le mie ‘scarpe’», conclude Lupo. «Non ho mai creduto che il libro potesse andare in libreria da solo. Bisogna accompagnarlo in modo gustoso, perché possa essere acquistato. Mi sembra carina anche l’idea del libraio di Tokyo che propone solo un libro alla volta».

Nella società dell’informazione i testi circolano velocemente ed è fondamentale innanzitutto che i prodotti abbiano qualità, dignità, siano ben strutturati e ben scritti. «Solo in questo modo i libri avranno più valore e potranno avvicinare i lettori più facilmente», afferma Moriggi, «perché sono in grado di coinvolgerli, di farli riflettere, di dare risposte alle loro domande. Insomma, di farli sognare o divertire. E di farli crescere».

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