La nascita del Ducato di Savoia e l'ascesa di Amedeo VIII

Un anniversario che lega Chambery a Torino. L'avventura di un uomo che fu Conte, Duca, Papa e Cardinale

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La nascita del Ducato di Savoia e l'ascesa di Amedeo VIII

Nell’inverno del 1416, sulla strada del ritorno nelle terre imperiali dopo aver tentato inutilmente di convincere il Pontefice «avignonese» Benedetto XIII ad abdicare e a mettere fine allo Scisma d’Occidente che da decenni lacerava la Cristianità, l’Imperatore Sigismondo si fermava a Chambèry, capitale della contea di Savoia, presso il suo fido alleato, il conte Amedeo VIII.

Qui, il 19 febbraio, considerata « l’antichità  e nobiltà della tua stirpe, i meriti dei tuoi avi, la costanza e la sollecitudine con cui sempre onorarono gli Imperatori dei Romani», l’Imperatore elevò il conte alla dignità di Duca, segnando un passaggio decisivo per le sorti di Casa Savoia, e, con essa, delle terre sottoposte al dominio sabaudo di qua e di là dai Monti. La concessione del titolo, come nota Francesco Cognasso, per i Savoia «era certo un salire nel prestigio ma anche un’affermazione politica. Scomparso oramai il Regno di Arles, scomparso il Delfinato indipendente (…) la Savoia ducale rimaneva a rappresentare tra Alpi e Giura l’antico regno di Borgogna» (F. Cognasso, I Savoia, Milano 1971, p. 212).

L’avvenimento, di cui ricorrono in questi giorni i seicento anni (ricordati a Chambèry con il Convegno internazionale «La naissance du Duché de Savoie. 1416», dal 18 al 20 febbraio), acquista tutta la sua rilevanza se lo si inserisce all’interno della grande vicenda politica ed umana di Amedeo VIII, uno dei più notevoli esponenti della dinastia sabauda nei suoi mille anni di storia. Del conte, e poi duca, rimasto orfano di padre ad otto anni, la storiografia ha sottolineato l’opera di riforma e razionalizzazione delle strutture amministrative e legislative del nuovo Stato, che si veniva ingrandendo grazie a un’abile azione politico-diplomatica nelle convulse vicende che, in Francia, portano verso la fine della Guerra dei Cent’anni, e, in Italia, alla nascita e poi alla conclusione del conflitto tra il Ducato di Milano e le Repubbliche di Venezia e Firenze: un’azione che valse ad Amedeo l’ingrandimento dei possessi del Ducato su entrambi i versanti delle Alpi, incluso il Torinese, che tornava al ramo principale dei Savoia, dopo l’estinzione della dinastia Acaia (1418).

Ma la vicenda umana di Amedeo doveva ancora conoscere la sua svolta più interessante: nel 1434, dopo la morte della moglie e del figlio primogenito, il Duca si ritirava a vita religiosa sul Lago di Ginevra, insieme ai monaci-cavalieri dell’Ordine di San Maurizio, da lui stesso fondato. Cinque anni dopo, i Padri del Concilio di Basilea, in aperta rottura con la Sede pontificia sulla questione del primato papale rispetto all’autorità dei Concili, elessero Papa proprio il principe-eremita sabaudo, che nel 1440 (lasciato lo Stato nelle mani del secondogenito Ludovico) veniva consacrato come Felice V in opposizione al «romano» Eugenio IV. Il «piccolo Scisma d’Occidente» veniva ricomposto nove anni più tardi, con la rinuncia di Amedeo VIII: allora il nuovo Pontefice «Niccolò V lo riconobbe cardinale del titolo di Santa Sabina, legato e vicario apostolico nei paesi della sua obbedienza» (Cognasso, «Amedeo VIII, duca di Savoia», in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 2, 1960); e da cardinale Amedeo sarebbe morto nel 1451, all’età di 67 anni. «Un conte orfano e raccattatore di terre che, per grazia dell’Imperatore, diventa Duca. Un Duca potente, ma affaticato, che, per grazia di un Concilio, diventa Papa. Un papa scismatico, infine, che, per grazia di un altro pontefice, termina la propria vita da cardinale, nell’obbedienza della Sede romana. Non tre persone, ma un solo uomo!»- come riassume efficacemente Jacques Chiffoleau (J. Chiffoleau, Amédée VIII ou la Majesté impossible?, in Amedéé VII-Félix V premier Duc de Savoie et Pape (1383-1451), Lausanne 1992, p.20.    

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