In ricordo di Silvio Curto, egittologo e sindonologo

Nel trigesimo della scomparsa del grande studioso un profilo

Parole chiave: Curto (1), egitto (9), sindone (73)
In ricordo di Silvio Curto, egittologo e sindonologo

Un mese fa moriva a Torino Silvio Curto il più famoso egittologo italiano, che era anche un bravo sindonologo. Se  ne è andato a 96 anni ed era nato a Bra (Cuneo)  il 20 agosto 1919. Per un ventennio è stato direttore del Museo Egizio di Torino e dal 1971 era dirigente superiore del Ministero per i beni e le attività culturali. Negli anni Cinquanta e Sessanta ha diretto la campagna per il salvataggio del sito di Ellesija, minacciato dalla costruzione della diga di Assuan. Il governo egiziano, come riconoscenza e ricompensa, gli donò il tempietto dedicato a Tutmosi III, che è in mostra a Torino. Docente universitario, ha ricoperto la cattedra di Egittologia e si Storia della scrittura (egizia) di Torino.

Il professor Curto si è interessato anche della Sindone di Torino. Era membro della Commissione costituita il 25 marzo 1969 dall’arcivescovo cardinale Michele Pellegrino ed era composta da: mons. Pietro Caramello, presidente in quanto «custode della Sindone», allora proprietà di Umberto II di Savoia; mons. Jose Cottino, vicepresidente; mons. Sergio Baldi, segretario; prof. Silvio Curto; prof. Enzo Delorenzi; prof. Giorgio Frache, dottoressa Noemi Gabrielli; prof. Giovanni Judica Cordiglia; prof. Camillo Lenti; prof. Enrico Medi; prof. Luigi  Gedda, rappresentante del pro­prietario. In gran segreto il 16-17 giugno 1969la Commissioneprocede all'ispezione della Sindone, deposta nella Cappella del Crocefisso (detta cappella regia) nel Palazzo Reale di Torino.

Tutta la vicenda è raccontata nel fascicolo «La S. Sindone. Ricerche e studi della Commissione di esperti nominata dall’arcivescovo di Torino cardinale Michele Pellegrino nel 1969», pubblicato come supplemento alla «Rivista Diocesana Torinese» nel gennaio 1976. In sintesi queste le conclusioni della Commissione: «Si è constatato l'eccellente stato di conservazione della Sin­done, e si consiglia di serbarla per ora nelle condizioni abituali (arrotolata su un rullo, ravvolta in seta, nella collocazione nota). Si potrà in seguito studiare un sistema di conservazione del panno tra due cristalli, adatto anche a eventuali future ostensioni, anche seguendo esperienze museograriche. È stata esaminata l’opportunità di serbare o sostituire l'attuale supporto di tela bianca».

Le ricerche scientifiche proposte dalla Commissione «intorno all’insi­gne reliquia» debbono seguire le seguenti linee: «a) accertamento della datazione almeno probabile della tela e dei rattoppi, con indagine archeologica ed eventualmente con mezzi fisici e chimici; b) accertamento dei vari componenti che risultino presenti nelle impronte di diverso colore che si trovano sulla tela; c) rilievo ponderale frazionato della Sindone (con tessuti di in­volucro annesso, senza tessuti di involucro, senza tessuto di sostegno in quanto possibile); d) rilevamento di tutto il lenzuolo eseguito con vari metodi ottici (fotografia, microfotografia, analisi cromatico-spettrosco­pica) realizzati su varie bande di lunghezza d'onda diversa, sotto angolazione diversa, sia della sorgente sia dell'apparato registra­tore, con precisi riferimenti a un sistema fisso di assi coordinati. Per questo verrà proposta la costruzione di apposita apparecchiatura; e) accertamenti merceologici; f) riprese cinematografiche documentarie, registrazione con telecamera e videorecorder; g) attrezzatura di una sala a laboratorio nell'immediata vici­nanza della Cappella, per l'occasione di nuova ispezione che si prevede debba protrarsi per un certo spazio di tempo».

La Commissioneunanime conclude: «È rimasta pienamente soddisfatta di avere avuto la possibilità di osservare direttamente e a lungo e con tutta calmala Sindonedurante due giorni».

Il fascicolo riporta anche altri verbali e altri scritti. Tra essi la relazione del prof. Silvio Curto dal titolo «La Sindonedi Torino: osservazioni archeologiche circa il tessuto e l’immagine», datata dicembre 1974 (pp. 59-73). Nella conclusione Curto scrive: «In pratica, tali riunioni rappresentano la ripresa di un corso di studi già condotti nel 1931, '33, '39 e '50, che erano stati i primi caratterizzati, almeno in parte, da criteri scientifici moderni».

Circa la conservazione conclude: «1) La manipolazione della Sindone venne effettuata con ogni cura, sì che nessun danno occorse all'oggetto. Con riguardo all'ostensione, concorse a tanto la durata assai breve. 2) Il prelevamento dei campioni del tessuto, effettuato durante la seconda sessione, fu disposto in modo da non menomare l'oggetto se non in misura infinitesima. Essendo il panno di lino puro, esso è in pratica esente da altera­zioni portate da parassiti, da germi patogeni, da umidità, purché non superi il 90%, e muffe conseguenti; meno bene sopporta lo smog solforoso, recente e massimo pericolo per le cose antiche in Torino. Quanto all'immagine, essa potrebbe soffrire per luce solare oppure artificiale e con radiazioni analoghe. Tali constatazioni presenta il sottoscritto, quali suggeritegli da esperienza trentennale nella custodia del Museo Egizio di Torino e dei lini numerosi depositati in esso, risalenti anche al 2800 avanti Cristo. A fronte di tanto, appare ineccepibile il modo attualmente in uso, di conservarela Sindoneravvolta in panno di seta, senza pres­sioni o stiramenti, e chiusa entro un doppio cofano praticamente stagno, collocata nella Cappella, in luogo aerato e fresco, esente da escursioni termiche eccedenti la scala compresa fra i +5° e i +20°C».

Sulla possibilità chela Sindone venga esposta durevolmente «sembra consigliabile  conser­vare l'oggetto disteso e posato su un piano orizzontale, non fissato in alcun modo, entro un contenitore stagno, col fondo e le pareti in metallo inossidabile, la faccia superiore formata d'una lastra unica. in cristallo abbastanza spesso da sopportare urti e pressioni di forza media, quella di un visitatore che si appoggia con i gomiti, ricoperta da altra lastra di cristallo speciale “impermeabile” alle radiazioni di luce solare. II cristallo dovrà posare ad altezza sul panno di circa 5 centimetri, così da non turbare la visibilità con riflessi, e però da non gravare su di esso. II contenitore dovrà essere empito di gas inerte a lieve pres­sione, secondo sistema ideato dall'arch. C. Volpiano, che si è dimo­strato totalmente protettivo da parassiti, germi e umidità, talché il materiale contenuto nemmeno soffre alterazioni termiche, purché contenute fra i -10° e i +30°C.La Sindoneè apparsa priva di tracce cromatiche nel rovescio. Da condannare decisamente un'esposizione du­revole, eccedente le 24 ore, in posizione obli­qua o verticale perché il panno andrebbe fermato in qualche modo sul bordo superiore, con danno inevitabile per lo stesso bordo; inoltre il peso della parte ricadente porterebbe alla medesima deformazioni dopo un certo tempo irreversibili».

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