Veglia per il Lavoro davanti alla Sindone

Nei giorni dell'Ostensione, l'Ufficio di pastorale sociale della diocesi invita a partecipare alla tradizionale veglia di preghiera per il mondo del Lavoro in occasione del 1° maggio che quest'anno si tiene in Cattedrale davanti alla Sindone. L'appuntamento è per martedì 28 aprile alle 21 - Tema della riflessione presieduta dall'Arcivescovo è: «Precarietà, speranza, giustizia». Pubblichiamo una riflessione di don Gian Franco Sivera, direttore dell'Ufficio di pastorale sociale e del lavoro

Veglia per il Lavoro davanti alla Sindone

«Precarietà, speranza, giustizia». È questo il tema sul quale rifletteremo durante la Veglia per il mondo del lavoro, martedì 28 aprile in Cattedrale, preparandoci all’attesissima visita del Papa che verrà tra noi per stimolarci a non perdere la speranza e a sostenerci in una fraterna e responsabile solidarietà. Sarà una occasione per esprimere la nostra vicinanza specialmente alle situazioni di sofferenza; a tanti giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie, agli imprenditori, artigiani e commercianti, a tutti i lavoratori delle diverse categorie e settori, soprattutto a tutti coloro che a causa del perdurare degli effetti della crisi economica fanno fatica ad andare avanti.

Papa Francesco non risparmia energie e approfitta di ogni occasione per stimolare le comunità ecclesiali come la comunità civile a prendere sulle spalle la «passione dei giovani» e la sofferenza di coloro ai quali la mancanza di lavoro o il lavoro a metà ha rubato la dignità. «Non possiamo stare zitti!» ha urlato a Scampia nei giorni scorsi. Il suo giudizio sui comportamenti di ricatto nell’offrire un salario ingiustamente basso per tante ore di lavoro è stato contundente: «Questo si chiama schiavitù, questo si chiama sfruttamento, questo non è umano, questo non è cristiano. E se quello che fa così si dice cristiano è un bugiardo, non dice il vero, non è cristiano».

I numeri della crisi occupazionale sono noti (anno 2014, media): disoccupazione giovanile (15-24 anni) 42,2% in Italia e 42,2% in Piemonte; disoccupazione totale 12,7% in Italia e 10,7% in Piemonte; persone in cerca di occupazione: 3.236.000 in Italia e 226 mila in Piemonte. I volti della precarietà sono davanti a noi, basta non essere disattenti, negligenti, basta non guardare dall’altra parte, basta vedere dentro le nostre famiglie, i nostri condomini e quartieri, basta vedere le fabbriche chiuse, basta vedere le facce e i cuori smarriti di tanti giovani,  di molti adulti, di tanti uomini e donne  ancora in età lavorativa.

A differenza di un passato non tanto lontano disporre di un lavoro è condizione irrinunciabile per non essere confinati e stabilizzati a tempo indefinito nella povertà ma, a priori, non equivale ad allontanarsi definitivamente da tale situazione a meno che non si tratti di «… una occupazione ragionevolmente retribuita e ragionevolmente stabile» (B. Boni).

Non disperare

Certo è facile disperare, ma è senz’altro  più umano sperare. È Cristo la nostra Speranza e ciò è vero in ogni situazione della vita compresa quella dell’uomo precario, dell’uomo che vive la sua precarietà come una prigione. Come ci ha ricordato l’Arcivescovo: «L’ostensione della Sindone deve essere per tutti noi credenti e non un motivo carico di speranza perché colui che ha patito, sofferto ed è morto per noi è colui che Dio ha risuscitato e che sempre ci accompagna nel cammino faticoso e complesso di ogni giorno».

La speranza si esprime e si alimenta nella preghiera, in modo particolarissimo nella preghiera del Signore, sintesi di tutto ciò che la speranza ci fa desiderare. La speranza cristiana inoltre, genera anche opere d’amore. Perciò anche le strutture della società terrena possono essere toccate dalla novità e dalla forza della speranza cristiana. I Santi, uomini e donne della speranza,  sono per noi degli splendidi esempi; pensiamo, per esempio  cosa è riuscito a compiere don Bosco, che invochiamo nel bicentenario della sua nascita, e a tanti altri modelli ed esempi di vita donata al servizio del bene comune.

La veglia di preghiera, nell’anno dell’ostensione della Sindone, è certamente per tutti coloro che vorranno essere presenti, occasione per rendere gloria a Dio che ci dona un particolare tempo di grazia. Dopo aver visitato la sacra Sindone, siamo impegnati a rinnovare tutta la nostra vita, tornando alle nostre case portiamo con noi, impressa nel nostro cuore, l’immagine del Signore Gesù e del suo amore; l’amore più grande. Questo pellegrinaggio e questa veglia ci auguriamo che possano  segnare l’inizio di un nuovo cammino, aprendo il nostro cuore alla speranza, alla giustizia e alla solidarietà fraterna.

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