Triduo pasquale, fa bene alla vita

Verso il giorno della Resurrezione con la speranza nel cuore

Parole chiave: triduo (2), pasqua (28), chiesa (665)
Triduo pasquale, fa bene alla vita

Cronache di frontiera. Quel lampo, quel tuono, quelle parole sulla croce. Che giorni, allora; che giorni, adesso. Dolore, lacrime e vita. Sono ore speciali anche se, nell’aria, non è come a Natale, non si sente nulla o quasi. Non ci sono né cornamuse, né presepi, solo una croce e tracce di silenzio. Per chi crede sono tutto, morte e Resurrezione di Gesù. Per tutti sono come una tenda nella quale trovar riparo: all’incrocio di una strada o di una vita. In piazza o strada, una pausa nel caotico susseguirsi delle ore..

 Al giovedì s’incontrano l’umiltà di chi lava i piedi ai senzaniente e lo sguardo di chi tradisce. Gesti e sentimenti, sullo sfondo la grande storia e le piccole storie degli uomini.

Il venerdì svela la via dolorosa dell’uomo cui  cattiveria ed invidia cercano di sfilare anche la dignità come spesso succede. E il dolore che esplode in quel grido. «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato».

Il sabato come un cinema muto proietta i gesti e i simboli di un mondo senza un cuore o un’anima.

Cammino in una delle tante rappresentazioni del Calvario ad Antignano, Asti (nella foto). Vivo tre giorni speciali (nel Mortorio di Villafalletto, sotto il Monviso) nei quali la cronaca coglie nelle strade il Vangelo che si mescola a  sequenze di vita che hanno trasformato la storia. Dialoghi e parole, un impasto nel quale la storia si impasta di realtà. Di quella storia che ha cambiato il mondo e delle mille storie che popolano paesi, città e periferie. Vedo scene di odio, di ignoranza, di perfidie, di invidie e gelosie. A guardarle sembra di vedere il romanzo di un’esistenza qualunque di uno di noi, tra lacrime e sorrisi, rabbia e bugie, angosce e delusioni, ansia e paura.

Tre giorni per risentire, forse, il respiro di Dio o almeno quello della vita e andare oltre le maschere che indossiamo che sempre  più hanno le sfumature di infinita malinconia di chi ha perso la speranza.

Tutt’intorno il roteare di impegni, illusioni,  miserie e nobiltà e l’altro mondo che non conosciamo ma che ci guarda e ci indica i veri valori, quelli forti, quelli che possono aiutarti a vivere: Gesù che muore sulla Croce per noi. Nessun altro momento dell’anno, ha la potenza di questo.

Si rivedono in flash beach personalissimi gli amori vissuti o spezzati, le mani negate, le cattiverie coltivate e i silenzi andati.

Sono i giorni della verità, il backstage degli anni trascorsi, delle troppe Pasque sprecate, buttate per le debolezze personali, la pietà ignorata, la misericordia dimenticata.

Giovedì, venerdì, sabato: tre verità. Altrettanti racconti  di ciò che avviene oltre la facciata delle case, i volti di uomini e donne, spezzoni di vita e di vite che vale la pena di leggere, magari attraverso i versi di un poeta, per poter ritrovare, alla fine del cammino quel sospiro che mescola come in una pennellata di colori emozioni e attese, sollievo e felicità, semplicemente un guizzo di serenità che sa di giustizia, tenerezza, soprattutto di quel perdono che fa star bene dentro.

Sensazioni, sensi di colpa e schegge di serenità che ora sono il nostro patrimonio di quell’umanità perduta che, forse, possiamo ritrovare in un soffio di straordinaria interiorità che ci fa respirare meglio. Perché far del bene fa bene. E il bene sta là, sulla croce di Cristo. Bastano un gesto, un sorriso, un abbraccio:  ridanno la vita.

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