Silvio Dissegna il santo bambino

Una storia di una vita per la fede che accende il cuore

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Silvio Dissegna il santo bambino

Silvio consumò in soli 12 anni il cammino verso la santità. Per lui l’importante era assomigliare al suo grande amico Gesù. Questo è il segreto della sua santità. Bambino come tutti, amava giocare al pallone, gli piaceva andare a scuola e voleva diventare maestro. Al di sopra di tutto c’era Gesù. La sua religiosità è spontanea, gioiosa, aperta alla gratitudine e alla lode». Lo scrive Francesca Consolini, postulatrice della causa di beatificazione e canonizzazione di Silvio Dissegna, nato il 1° luglio di cinquant’anni fa.

I Dissegna sono una famiglia di immigrati a Poirino negli anni Cinquanta dal Veneto, dopo l’alluvione del Polesine. Nel grosso paese agricolo in provincia di Torino il papà Ottavio, classe 1937, è mezzadro e poi operaio alla Fiat (Mirafiori e poi Carmagnola), la mamma Gabriella del 1943 è casalinga e poi operatrice scolastica. Silvio nasce il 1° luglio 1967 nel reparto maternità dell’ospedale di Moncalieri, vive la fanciullezza in un ambiente sereno e laborioso. È un bambino solare e gioioso, allegro e servizievole, anima poetica, amante della natura e del gioco. Il 7 settembre 1975 riceve la prima Comunione insieme al fratellino Carlo. Perspicace e intelligente, a scuola si distingue per l’impegno e per gli ottimi risultati. «Da grande farò il maestro per insegnare agli altri» scrive sul suo diario. Ma, come tutti i bambini, vuole diventare anche calcatore. Nel Natale 1977 la mamma gli regala la macchina per scrivere e lui su un foglio batte poche parole: «Ti ringrazio mamma perché mi hai messo al mondo, perché mi hai dato la vita che è tanto bella! Io ho tanta voglia di vivere».

All’inizio del 1978 comincia a lamentarsi di un dolore alla gamba sinistra. La diagnosi è terribile: cancro alle ossa. Ha solo 11 anni ma capisce che il male sta per travolgerlo. Non si dispera ma si affida alla volontà di Dio e alla protezione di Maria. Il 21 maggio 1978 in carrozzella riceve la Cresima. Le sue condizioni si aggravano e il dolore diventa implacabile: a nulla valgono le cure e i sette ricoveri in una clinica specializzata vicino a Parigi. Trae forza dall’Eucaristia che riceve ogni giorno, dalla preghiera e dai rosari recitati notte e giorno. «Ma devo soffrire proprio 24 ore su 24? Sia fatta la volontà del Signore». A tutti regala un sorriso radioso; consola i genitori e il fratello; incoraggia i medici che si sentono impotenti; rincuora chi va a trovarlo. Il suo corpo si trasforma in una piaga, perde la vista, gli «scoppia» un occhio. Si spegne la sera del 24 settembre 1979.

Ricevendo i genitori il 9 novembre 2001 Giovanni Paolo II esclama: «Lo conosco già. Silvio è una figura bellissima, ne vale la pena. Affidiamo la causa alla Madonna». Il cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino, spiega: «L’epilogo umanamente dolorosissimo dell’itinerario di questo ragazzo ha evidenziato quanto nel suo cuore abbia agito l’azione discreta ma efficace dello Spirito Santo che ha trovato in lui una accoglienza disponibile e una collaborazione aperta. L’esperienza di Silvio parla ai ragazzi e ai giovani, ha un messaggio da trasmettere a quanti si accostano alla realtà delicata e terribile ma preziosa della sofferenza innocente».

Per papà Ottavio «il ricordo più forte è quello di Silvio in preghiera: teneva le manine giunte, era concentratissimo, non un attimo di distrazione. Io provavo tante volte a imitarlo ma non riuscivo: dicevo due-tre Ave Maria e poi la testa andava per i fatti suoi». La mamma: «Anche prima di ammalarsi aveva questa intensità e concentrazione. La sera, quando il papà faceva il turno di notte, io, Silvio e Carlo dicevamo le preghiere inginocchiati sul tappeto nella stanza dei ragazzi. Manine giunte, non si distraeva ma riusciva a isolarsi perché la preghiera era un dialogo personale e intimo con il Signore. Ha assorbito molto da noi genitori e dai nonni: pregavamo insieme; alla domenica andavamo a Messa insieme ma raramente andava in oratorio perché era lontano da casa nostra. Qualche volta alla festa andavamo a pregare nei santuari: Consolata, Maria Ausiliatrice, Gran Madre, Superga, Colle don Bosco». I parroci di Poirino don Vincenzo Pansa e don Antonio Bellezza-Prinsi, e anche don Luigi Delsanto, hanno influito molto sulla sua formazione». Un grande impegno per la riuscita della causa si deve a don Lio de Angelis, parroco emerito di Grugliasco-San Cassiano e poi di Poirino-La Longa.

Del 7 novembre 2014, con Papa Francesco, è il decreto sull’eroicità delle virtù per cui Silvio è «venerabile». L’8 febbraio 1995, il cardinale Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino, in una stracolma basilica di Maria Ausiliatrice, apriva il «Processo informativo diocesano sulle virtù eroiche e sulla fama di santità» di cinque servi e serve di Dio. Gli altri sono: il sacerdote diocesano don Adolfo Barberis (1884-1967) per il quale il 3 aprile 2014 Papa Francesco ha autorizzato l’eroicità delle virtù; la casalinga Margherita Occhiena vedova Bosco (1788-1856), la mamma di don Bosco, «venerabile» dal 2006.

Dovrebbero presto raggiungere il traguardo della venerabilità i marchesi coniugi Carlo Tancredi Falletti di Barolo (1782-1838), che fu sindaco filantropo di Torino nel biennio 1826-1827, davvero preoccupato del bene comune, e la moglie Juliette Françoise Victurnie Colbert Falletti di Barolo (1786-1864), benefattrice insigne che si occupava dei più poveri e, in particolare, delle donne detenute. Infine la cappuccina suor Maria Consolata (Pierina) Betrone (1903-1946) del convento di Borgo Po in via Cardinale Maurizio.

Silvio, pur nella brevità della sua parabola umana, compie la cosa più grande e più bella che un cristiano possa e debba fare: ama Gesù con tutto se stesso, fino all’offerta della vita. Nel panorama delle iniziative per il 50° della nascita potrebbe inserirsi la traslazione delle spoglie mortali di Silvio dal cimitero alla chiesa parrocchiale di Poirino. È qui che Silvio è stato battezzato, ha ricevuto l’Eucaristia, è stato rafforzato dai doni dello Spirito Santo nella Cresima: era già malato. Finita la celebrazione dovette tornare in ospedale. 

LA BIOGRAFIA

«Lo conosco già. Silvio è una figura bellissima, ne vale la pena. Affidiamo la causa alla Madonna». Così disse Giovanni Paolo II ai genitori il 9 novembre 2001.

«Vostro figlio Silvio vi aveva dato l’esempio di come bisogna abbracciare la croce e portarla per amore di Dio e per il bene dei fratelli. La sua missione non si è estinta nel tempo e nel breve corso della sua vita, ma continua, anzi si allarga ogni giorno di più, ora che egli, liberato dai vincoli della carne, vive presso Dio» scrive il cardinale Pietro Palazzini, prefetto della Congregazione dei santi ai coniugi Dissegna il 14 novembre 1984.

 «Sul volto di Silvio, 12 anni, risplende Cristo Risorto» dice il card. Giovanni Saldarini, arcivescovo di Torino, e il suo successore card. Severino Poletto  aggiunge: «La santità di Silvio non è frutto di propaganda, di bollettini stampati e diffusi, di immaginette distribuite, per cui più facciamo propaganda e più Silvio diventa santo. Egli è un dono di Dio. Non è santo perché era molto giovane, perché ha molto sofferto, perché è morto di cancro ma per il modo con cui ha vissuto la fanciullezza – nella preghiera, nella vita cristiana, nell’impegno quotidiano – e la prova della croce e della sofferenza. Se un ragazzino vive, sopporta e offre la sofferenza in profonda comunione con Dio, nella preghiera e nella serenità, in lui c’è una straordinaria risposta alla grazia di Dio».

Sono frasi da ricordare cinquant’anni dopo la nascita del venerabile Silvio Dissegna. 

1967 1° luglio - Silvio Dissegna nasce alle 00,10 all'ospe­dale civile «Santa Croce» di Moncalieri da Ottavio e Gabriella Martignon che risiedono in Borgata Becchio 19 bis di Poirino.

6 luglio – È battezzato nella cappella dell'ospedale dal domenicano Domenico Moine con i nomi Silvio Antonio Giovanni. Un anno dopo, il 6 luglio 1968, nasce il fratello Carlo.

1973 -A fine settembre inizia la prima elementare nella scuo­la statale «Paolo Gaidano» di Poirino con l'inse­gnante Vanna Appendino Ricci.

1974 - Seconda elementare con l'insegnante Alfredo Salvano: ottimi vo­ti all'esame.

1975 - Domenica 7 settembre con il fratello riceve la Prima Comunione al pilone di san Pio X di Borgata Bec­chio da don Vincenzo Pansa, parroco di Santa Ma­ria Maggiore di Poirino. Inizia la terza con l'inse­gnante Giovanni Chiara.

1976 - Quarta con il maestro Chiara.

1977 - Quinta con lo stesso insegnante. I voti sono sostituiti da due lusinghieri giudizi quadrimestrali: «Matu­razione soddisfacente (poi ottima) in tutte le mate­rie; si esprime con proprietà e sicurezza; pronta in­tuizione (poi ottimo intuito) e capacità di riflessio­ne; lodevole applicazione nello studio; molto inte­ressato alle ricerche; comportamento ottimo (poi responsabile)».

1978 - Inizio gennaio -Avverte i primi sintomi del male con un dolore alla gamba sinistra.

7 aprile - Ultimo giorno di scuola.

10 aprile - Ricovero all'ospedale di Moncalieri.

Sabato 13 maggio - Nella festa della Madonna di Fa­tima l'infausta diagnosi «Neoplasia ossea, un tu­more dei più brutti».

Domenica 21 maggio - Riceve la Cresima nella par­rocchia Santa Maria Maggiore di Poirino dal vica­rio episcopale don Piero Giacobbo. A sera rientra in ospedale fino ai primi di giugno.

27 maggio - Il papà in una lettera a Paolo VI invoca «una preghiera e una benedizione per Silvio».

2 giugno - La risposta del Pontefice «paternamente partecipe della dolorosa situazione, fa giungere una parola di vivo conforto esortando a confidare nel­la divina bontà».

Inizio giugno - In casa supera l'esame di quinta ele­mentare davanti a una commissione.

4 giugno - Chiede a don Luigi Delsanto di portargli ogni giorno la Comunione, cosa che avverrà.

13 giugno - Primo di sette viaggi a Parigi con ricove­ri, di diversa durata, al «Gustave Roussy» di Vil­lejuif, centro specializzato per tumori. Altre de­genze iniziano il 24 luglio, 21 agosto, 18 settem­bre, 16 ottobre, 20 novembre.

1979-2 gennaio - Ultimo ricovero, il 9 rientro.

Metà gennaio - Si fa portare dal papà in chiesa. E l'ul­tima visita.

17 febbraio - Riferendosi alle proprie sofferenze si chiede «Ma proprio 24 ore su 24 ore?».

Marzo - Non si alza più dal letto. Di giorno prega in continuazione, di notte vuole essere solo a recita­re i 15 misteri del rosario.

12 aprile, Giovedì santo - «Ho male, tanto male, trop­po male».

Maggio -La gamba sinistra si spezza in due, le metastasi si espandono, il corpicino è tutto una piaga.

10 giugno - Gli occhi si gonfiano e perde la vista.

26 luglio - Gli scoppia la pupilla dell'occhio sinistro. 10 agosto - Si confessa dal parroco don Pansa e riceve la Comunione e l'Unzione degli infermi. Settembre; il 4 perde l'udito; il 18 perde sangue dalle piaghe; il 21 si aggrava; il 24 mattina riceve dal

parroco il Viatico e l'Unzione degli infermi.

Lunedì 24 settembre - Alle 21,20 invoca «Mamma, papà» e muore.

26 settembre - Trenta sacerdoti e oltre mille persone partecipano ai funerali in parrocchia. E tumulato nel cimitero di Poirino.

Luglio 1980 - Esce la biografia «Silvio, ovvero morire di can­cro a 12 anni» scritta da don Antonio Bellezza-Prin­si. Altre edizioni nel settembre 1980 e nel giugno 1986.

10 luglio 1989 - Si costituisce il «Comitato amici di Silvio».

Febbraio 1990 - Esce il primo numero del periodico «Agli amici di Silvio».

12 luglio 1993 – Il cardinale arcivescovo Giovanni Saldarini ammette il «Comitato» come «attore della causa del servo di Dio Silvio Dissegna».

11 febbraio 1994 - Saldarini invia testimonianze e biografia ai vescovi del Piemonte che il 18 marzo all'unani­mità esprimono consenso all'apertura della causa.

8 febbraio 1995 - Nella basilica di Maria Ausiliatrice, Sal­darmi apre la causa di beatificazione per Silvio e per altri quattro: marchese Carlo Tancredi Falletti di Barolo, Margherita Occhiena mamma di san Gio­vanni Bosco, mons. Adolfo Barberis, suor Maria Consolata Betrone.

7 novembre 2014 – Papa Francesco autorizza il decreto sull’eroicità delle virtù. Silvio è «venerabile». 

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Giovani

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