Quelle notti davanti alla Sindone

Questa notte, la veglia della fede dei giovani nelle strade di Torino, nei luoghi della città religiosa e in preghiera alla Sindone, come nel passato

Parole chiave: sindone (73), torino (730), giovani (205), ostensione (31)
Giovani pellegrini nel 2000

I giovani torinesi e milanesi insieme di notte in preghiera davanti alla Sindone. Non è la prima volta che accade. L’ultima fu durante l’ostensione 10 aprile-23 maggio 2010 «Passio Christi, passio hominis»: duemila giovani il 17 aprile 2010 con il cardinale arcivescovo Severino Poletto partecipano alla «notte bianca» di riflessione e preghiera davanti alla Sindone. 

Notte 3-4 dicembre 1532 - Si sviluppa un furioso incendio nel coro-sacrestia della Sainte-Chapelle di Chambéry, che custodiscela Sindone, piegata in 48 piccoli rettangoli. Un lato arroventato della cassetta lascia un segno, due righe nere che corrono parallele per tuttala lunghezza. Una goccia d’argento liquefatto perfora gli strati sovrapposti. Il coraggio di due religiosi riesce a salvarla. Ma sul tessuto restano varie macchie che con il restauro del 2000 spariscono.

Notte 11-12 ottobre 1578 - Nel coro della Cattedrale –la Cappella sarà costruita più tardi - davanti alla Tela, grande commozione, tante lacrime e preghiera per tutta la notte del santo arcivescovo di Milano cardinale Carlo Borromeo, grazie al quale il duca Emanuele Filiberto «testa dura» aveva trasferito la reliquia da Chambéry a Torino. Domenica 12 Borromeo e gli altri vescovi la portano a Palazzo Madama e la mostrano alla folla che grida: «Misericordia! Misericordia!».

Notte 28-29 maggio 1898 - L’ostensione che accende i fari della scienza è quella del 25 maggio-2 giugno 1898 per il matrimonio di Vittorio Emanuele III ed Elena Petrovich Niegos di Montenegro. Collocata sull’altare maggiore del Duomo, la reliquia è fotografata per la prima volta con sorprendenti risultati - che creano sensazione nel mondo scientifico - dall’avvocato torinese di origini astigiane Secondo Pia, uomo geniale che fa della fotografia un’arte. Nel pomeriggio del 25 maggio la prima prova con due lastre fallisce per la rottura dei vetri smerigliati posti davanti ai fari elettrici per evitare di colpirela Sindone con luce diretta. La principessa Clotilde di Savoia per proteggerla dispone una spessa lastra di cristallo che crea fastidiosi riflessi. Il tentativo riesce con una macchina fotografica a soffietto, obiettivo Voigtgländer, diaframma di2 millimetri, schermo giallo tenue. In una «Memoria» Pia descrive le emozioni e la sorpresa quando, nella camera oscura, sviluppa le due lastre ortocromatiche di 50x60 centimetri dopo una posa di 14 minuti per la prima e di 20 per la seconda: «Chiuso nella mia camera oscura, totalmente concentrato nel mio lavoro, provai un’intensa emozione quando, durante lo sviluppo, vidi per la prima volta il santo volto sulla lastra con tale chiarezza che rimasi di gelo».

Una notte del maggio 1898 – Luigi Orione, santo dal 2004, conosce l’esistenza della Sindone durante il soggiorno 1886-1889 nell’oratorio di Valdocco dove assiste alla morte di don Giovanni Bosco (31 gennaio 1888). Sacerdote 26enne dal 1895, per la prima volta trascorre un'intera notte in preghiera alla Sindone. A quella ostensione partecipa il 14enne Adolfo Barberis, venerabile dal 2014.

Notte 22-23 maggio 1931 - All’1,30 di notte don Luigi Orione celebra Messa durante l’ostensione 3-24 maggio 1931 per il matrimonio tra Umberto II e Maria José di Brabante. Nelle due navate laterali della Cattedrale agli altari portatili celebravano Messa i sacerdoti, rigorosamente in latino e voltati verso il muro. Don Barberis parlando in terza persona scrive «Nell’ostensione 1931 fu quasi automaticamente introdotto nel piccolo gruppo di studiosi della Sindone che ebbero la ventura di averla tra le mani durante la notte. Fu l’unico a pensare di rilevare le misure (che detta a mons. Emilio Feliciano Vacha, parroco di san Donato, n.d.a.). Prestò assistenza alla fotografia a colori fatta dal Cantagalli, misteriosamente scomparsa dal commercio. Di quella ostensione scrisse la guida popolare e tenne 30 conferenze a vari ceti, meditazioni e spiegazioni in Cattedrale con l’ultima notte e l’ultimo saluto. Di singolare interesse l’aver convinto dell’autenticità o almeno della serietà degli argomenti in favore, un inviato "in incognito" della Congregazione dei riti, quasi ostile».

Notte 22-23 maggio 1931 – Giuseppe Enrie esegue la seconda serie di fotografie. Nella lettera-bilancio l’arcivescovo Maurilio Fossati scrive: «Abbiamo dinanzi allo sguardo le visioni meravigliose di quei giorni; quell’affluire ordinato, devoto, incessante di migliaia di pellegrini, senza nessuna sosta mai; e la pietà con cui grandi e piccoli giunti dinanzi all’altare fissavano gli occhi sulla Sindone illuminata da potenti riflettori, rilevavano i particolari della figura del Redentore e fermavano lo sguardo commosso sulle ferite del capo, della mano, del dorso. Quante lacrime sono sgorgate, di pentimento e di gratitudine, dinanzi alla Sindone, testimone eloquente dei dolori di Gesù. Anche nella notte non mancarono mai un minuto quelli che vollero approfittare delle ore più quiete per effondere la loro preghiera. Nelle notti antecedenti le feste una massa di fedeli, uomini e donne, bambini e vecchi, faceva ressa».

24 settembre-15 ottobre 1933 – Fossati organizza l’ostensione su espresso desiderio di Pio XI per solennizzare il Giubileo straordinario nel XIX secolo della Redenzione. Lo sfilamento avviene dalle 4 alle 22; le Messe sono celebrate dalle 0,30. Trascorrono ore in preghiera, in notti e giorni diversi, alcuni ecclesiastici che saranno santi e famosi: il 61enne sacerdote tortonese Luigi Orione; il 51enne delegato apostolico in Bulgaria mons. Angelo Giuseppe Roncalli; il sacerdote fossanese Michele Pellegrino, trentenne vicario generale di Fossano, e il ligure Anastasio Alberto Ballestrero ventenne carmelitano: saranno cardinali arcivescovi di Torino; il prete olandese Jan Bernard Alfrink, cardinale arcivescovo di Utrecht e primate d’Olanda, esponente di punta del Concilio; il sacerdote genovese Giuseppe Siri,  cardinale arcivescovo di Genova; un ragazzino 12enne che «vestiva alla marinara», Gianni Agnelli. In un articolo su «Avvenire» del 9 settembre 1978 Pellegrino scrive: «Due volte mi è stata data la grazia di fissarela Sindone: nel 1933 potei trascorrere una notte davanti alla veneranda reliquia e celebrarvila Messa e quasi 40 anni dopo (nella ricognizione segreta del 16-17 giugno 1969, n.d.r.) quando fu presentata all’osservazione degli studiosi incaricati di farne un esame scientifico».

Notte 28-29 ottobre 1946 - Passata la seconda guerra mondiale – durante la qualela Sindone fu riparata dal 1939 all’abbazia di Montevergine (Avellino) lontana da rischi e pericoli – il cardinale Fossati va a riprenderla, accompagnato da Carlo Carretto e Luigi Gedda, esponenti dell’Azione Cattolica. In segno di gratitudine mostra la reliquia agli stupefatti monaci, che nulla sapevano.

Notte 14-15 settembre 1978 – Nell’ostensione 27 luglio-8 ottobre 1978, nella festa dell’esaltazione della Croce, dopola Concelebrazione serale 400 sacerdoti torinesi vivono una straordinaria veglia di preghiera guidata da Ballestrero. È l’unico strappo alla regola perché di notte bisogna pulire il Duomo. L’arcivescovo parte dal bellissimo confronto trala Croce ela Sindone del beato Sebastiano Valfrè: «La Croce accolse un vivo e ce lo restituì morto.La Sindone accolse un morto e ce lo restituì risorto e vivo». Spiega: «È giusto che il clero torinese possa fermarsi più a lungo davanti alla Sindone di cui può considerarsi depositario e custode, come l'arcivescovo.La Sindone insegna che dobbiamo patire anche noi preti per essere fedeli al Signore e alla nostra gente».

Notte 11-12 aprile 1997 – Sta per chiudere l’immenso cantiere per il restauro della Cappella, eretta da Guarino Guarini, quando scoppia il nemico giurato della Sindone. Fuoco, maledetto fuoco: alle 22,50 intacca tre monumenti più importanti: Cappella, Palazzo Reale, Duomo. Mala Sindone, grazie alla grande abnegazione e al frenetico impegno dei vigili del fuoco, è salva.

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