Mons. Fisichella: Giubileo, la misericordia salva il mondo

Intervista a mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la Nuova evangelizzazione, incaricato dal Papa di organizzare il Giubileo della Misericordia

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Giubileo straordinario della Misericordia, Anno santo straordinario: dall’8 dicembre 2015 al 20 novembre del 2016. Un evento «necessario» concepito dalla mente e dal cuore di papa Francesco, un messaggio lanciato non solo ai credenti, ma all’umanità intera in quest’epoca di sofferenza. L’annuncio è avvenuto venerdì 13 marzo, a due anni dall’elezione di Bergoglio in una Basilica di San Pietro aperta per la Giornata della penitenza, nel corso della quale il Santo padre ha confessato i penitenti e si è inginocchiato per confessare i propri peccati e ricevere l’assoluzione. Francesco si collega così al Vaticano II al quale non ha partecipato, ma di cui vuole ripristinarne lo spirito, attuandolo. «La misericordia nella cultura contemporanea è assente. Un’entità abbandonata, dimenticata», dice nell’intervista rilasciata al «nostro tempo» mons. Rino Fisichella, che come presidente del Pontificio consiglio per la Promozione della nuova evangelizzazione organizzerà l’evento. «L’aveva già rilevato Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericordia. Papa Francesco vuole proporre questo elemento per incidere nella vita quotidiana: secondo il suo stile, vuol far comprendere meglio l’essenza del Vangelo».

Mons. Fisichella, come nasce il titolo del Giubileo straordinario?

Misericordia significa essere migliori annunciatori del Vangelo. La logica evangelica si incarna nell’amore e nel perdono.

Questa concezione evangelica come verrà realizzata e tradotta in concreto nel Giubileo?

Sarà, anzi è, un lavoro di squadra. E cioè collaborazione, condivisione fra tutti, ad ogni tappa, ad ogni fase dell’evento. Saranno coinvolte tutte le realtà ecclesiali, dalle parrocchie in armonia con il contesto diocesano, ai movimenti, alle associazioni.

E a Roma?

Il coinvolgimento romano certo sarà centrale, ma il contesto è mondiale. Ogni realtà sarà coinvolta.

Quale sarà il primo passo?

Anzitutto, dobbiamo attendere la Bolla che, come noto, sarà letta dal Papa davanti alla Porta Santa nella domenica dopo Pasqua, la domenica della Divina Provvidenza. tale titolata da San Giovanni Paolo II.

Quale è stata, dunque, l’intima ispirazione del Giubileo?

Il criterio che ha ispirato il Papa è evidente dalle sue prime parole: la Conversione. Prima delle manifestazioni pubbliche, dei problemi strutturali, del calendario, dei fondi e di tutto il resto, c’è un cammino collegiale di conversione.

In concreto come ci si articolerà?

Ogni episcopato è interessato, ogni diocesi coinvolta.

E la Capitale?

La Città sarà capace di mostrare al mondo, ancora una volta, i tratti della sua umanità. Roma è abituata ad accogliere milioni di pellegrini e turisti. Per certi versi sarà come rivivere il grande Giubileo del Duemila, o certi momenti dei grandi eventi di massa, sia di carattere religioso che di altra natura. Basti pensare ai funerali di san Giovanni Paolo II, ai riti di beatificazione dei due santi pontefici, Wojtyla e Roncalli, appunto. Roma, insomma, è sempre stata all’altezza della sua responsabilità. Anche i romani, tutti i romani, lo saranno.  

Questo Giubileo, a vedere da come è stato accolto, non solo dai fedeli cattolici, era proprio necessario? Quale è la sua portata umana e spirituale?

La misericordia nella cultura contemporanea è assente. Un’entità abbandonata, dimenticata. L’aveva già rilevato Giovanni Paolo II nell’enciclica Dives in misericordia. Papa Francesco vuole proporre questo elemento per incidere nella vita quotidiana: secondo il suo stile, vuol far comprendere meglio l’essenza del Vangelo.

La misericordia, cioè, deve assumere un ruolo centrale?

Metterla al centro della vita, perché non si tratta certo di un aspetto di semplice pietà, ma di un elemento che ci porta ad andare oltre la giustizia, e quindi a verificare quale è in sostanza il vero comportamento che i cristiani dovrebbero testimoniare al mondo.

Si può spiegare, in parole semplici, cosa è la misericordia?

Me lo ha chiesto una bambina e le ho risposto così: «È Gesù che ti vuole bene e continua a volertene anche se tu ti allontani da lui. Gesù ci perdona e ci abbraccia sempre, proprio come fa la mamma quando senti il bisogno di essere coccolata.

Una risposta che arriva dritta al cuore. E agli adulti cosa direbbe mons. Fisichella?

La misericordia esprime il nome di Dio, fa parte della sua stessa natura. È tenerezza, vicinanza, è un amore sconfinato che arriva al perdono.

Tutto questo porta ad accogliere gli altri, ad aprirsi ai lontani, ai sofferenti?

Certo, bisogna andare verso gli ultimi, gli immigrati, i carcerati. Troviamo la spiegazione nel Vangelo di Matteo: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare. Ero forestiero e mi avete accolto. Ero malato e mi avete soccorso. Ero in carcere e mi avete visitato. Tutte queste cose le avete fatte a me», dice Gesù. Qui si esprime la capacità di avere uno sguardo semplice per afferrare i bisogni immediati degli altri e intervenire.

 

Per leggere tutto lo speciale sul Giubileo il nostro tempo del 22 marzo 2015

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