La scelta di Elisa Mele: dopo la scudetto lascia il calcio e va in Africa. Poi gli studi in Scienze religiose

Una storia che fa pensare al senso più profondo delle scelte e della vita

Parole chiave: ragazza (1), storia (31), religione (21), chiesa (665)
La scelta di Elisa Mele: dopo la scudetto lascia il calcio e va in Africa. Poi gli studi in Scienze religiose

Dal 7 al 30 agosto, è attesa da un’esperienza estiva di servizio con altri 11 ragazzi del suo oratorio (Santa Maria della Vittoria nella città di Brescia) accompagnati dal curato, padre Benedetto. La destinazione è il Mozambico, precisamente Mocodoene, lì dove è attiva la congregazione la Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth. Al ritorno è, invece, attesa da un nuovo percorso scolastico in Scienze religiose

La sua scelta ha fatto il giro della rete. Anche lei, Elisa Mele, è rimasta piacevolmente sorpresa dall’eco mediatica della sua storia. Elisa è una giovane centrocampista di 21 anni che, nel momento topico della sua carriera con la maglia del Brescia e della Nazionale, decide di dire “basta” e di appendere gli scarpini. C’è qualcosa di più importante alla quale è chiamata, c’è una vita alla quale dare delle risposte. E così questa estate, dal 7 al 30 agosto, è attesa da un’esperienza estiva di servizio con altri 11 ragazzi del suo oratorio (Santa Maria della Vittoria nella città di Brescia) accompagnati dal curato, padre Benedetto. La destinazione è il Mozambico, precisamente Mocodoene, lì dove è attiva la congregazione la Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth che deve il suo carisma a San Giovanni Battista Piamarta (1841-1913).

In Africa incontreranno la comunità locale, visiteranno l’ospedale e i centri più significativi e cureranno alcuni laboratori. Nell’ex colonia portoghese i religiosi piamartini sono impegnati in parrocchia, in oratorio, nella scuola di secondo grado, nella scuola dell’infanzia, nella scuola dell’agricoltura, nel convitto per ragazzi e ragazze, nell’ospizio per anziani e nell’azienda agricola. Al ritorno è, invece, attesa da un nuovo percorso scolastico (Scienze religiose). Difficile conciliare i due impegni (la serie A e lo studio): “Lascio il calcio perché mi sono resa conto di voler mettere la mia vita e, quindi, anche questo talento a disposizione degli altri. Il calcio sarà sicuramente uno strumento che utilizzerò in tante occasioni come aggregazione, educazione, gioco. Lascio il calcio giocato, non il calcio in tutto e per tutto”. L’esperienza missionaria nasce in oratorio lì dove Elisa è cresciuta e fa da anni la catechista e l’educatrice con i ragazzi delle medie e delle superiori. “In oratorio – racconta al Sir – ho imparato ad aiutare i più piccoli. Ho imparato la bellezza di essere in una comunità che ti fa sentire inserita in una grande famiglia. Ho imparato la gioia di donare gratuitamente”. Il calcio resta “lo specchio della vita. La vita è come una partita. Servono la determinazione e il rispetto. Alla fine, poi, conta sempre rialzarsi”. Non rinnega, quindi, il passato come ha scritto nella sua lettera di saluto:

“Se sono la ragazza di oggi è anche grazie al calcio. Ho vissuto gioie, tristezze, salite, vittorie, sconfitte, sacrifici, allenamenti, ma tutto sempre con entusiasmo e soprattutto con tanta umiltà. Ho sempre sognato di arrivare dove sono arrivata ora e probabilmente anche più in alto”.

Le prospettive possono, però, mutare. “I tanti progetti che avevi in testa iniziano ad essere sormontati da qualcosa di diverso. Ad un tratto si prende in mano la vita, ci si guarda allo specchio e ci si dice: ‘Che cosa voglio fare o meglio chi voglio essere?’ E la mia risposta (‘voglio essere una calciatrice’) sempre sicura ha iniziato a lasciare il posto a ‘voglio essere voce di chi non ha voce, aiuto per gli altri… Voglio essere chi mi dice il cuore’”.

Per molti non è stata una sorpresa. “L’avevo anticipato ad alcune compagne di squadra… Chi mi conosce bene, sa che non era una cosa così impossibile…”. Parte con l’obiettivo di imparare. “Sarei egoista e poco credibile anche con me stessa a dire che parto solo per aiutare e per fare del bene perché, sono convinta, che prima di tutto andrò per essere aiutata e per ricevere tanto bene. Donando si riceve e sono sicura che riceverò tantissimo”. A settembre, poi, cambierà facoltà dopo un anno a Bergamo (Scienze dell’educazione). Intraprende la Facoltà di Scienze religiose per continuare a crescere come persona: “Sono materie che possono aiutare la mia fede e che allargano gli orizzonti”. Mamma Raffaella e papà Lorenzo in cuor loro sanno che la figlia è pronta per altri traguardi e per altri riconoscimenti che superano gli applausi dei tifosi.

Fonte: Sir
Pubblico dominio

Attualità

archivio notizie

16/02/2018

La biblioteca personale di Carlo Donat-Cattin

La riunificazione di migliaia di volumi per continuare a studiare, vita, pensiero e azione politica del leader democratico cristiano in vista del centenario della nascita

16/02/2018

Meditazione sul Crocifisso

La riflessione dello psichiatra e psicoterapeuta per il Venerdì Santo 2016. Perchè interrogarsi fino in fondo

16/02/2018

Chiesa e mass media, un'alleanza necessaria

Parte il Master di Giornalismo voluto da mons. Nosiglia per operatori pastorali e della comunicazione 

16/02/2018

Milioni di volti

Negli sguardi dei più disperati e poveri l'amore di Gesù Cristo