La Chiesa cattolica del Novecento e l'idea di Europa

A sessant'anni dai Trattati di Roma (1957-2005) come le istituzioni ecclesiastiche e i pontefici hanno elaborato un pensiero sulle radici del continente

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La Chiesa cattolica del Novecento e l'idea di Europa

«Sorgano i plasmatori e gli artefici dell’Europa». Sulle rovine del Vecchio Continente, il 19 maggio 1945 si eleva il radiomessaggio di Pio XII: «Ci sembra che i Caduti ammoniscano i superstiti dell’immane flagello e dicano: sorgano dalle nostre ossa e dai nostri sepolcri e dalla terra ove siamo stati gettati come grani di frumento, i plasmatori e gli artefici di una nuova e migliore Europa, di un nuovo e migliore universo, fondato sul timore filiale di Dio, sulla fedeltà ai suoi comandamenti, sul rispetto della dignità umana, sul principio sacro dell’uguaglianza dei diritti per tutti i popoli e tutti gli Stati, grandi e piccoli, deboli e forti». Nel 60° della firma, nella «Sala degli Orazi e dei Curiazi» in Campidoglio, dei «Trattati di Roma» (1957-25 marzo-2017), è giusto ricordare i Papi dei secoli XX-XXI che furono convinti fautori dell’Europa unita.

Pio XII (1939-58) - Negli anni prima del secondo conflitto mondiale – come nunzio a Monaco e a Berlino, poi come segretario di Stato di Pio XI – Eugenio Pacelli matura la convinzione che l’unità dei popoli dell’Europa occidentale è una necessità spirituale, politica, economica. Eletto Papa, lo esprime nella prima enciclica «Summi Pontificatus» (1939): la riconciliazione richiede un’Europa «completamente nuova, fondata sulla giustizia e sull’amore». Al secondo congresso dell’Unione europea dei federalisti l’11 novembre 1948 afferma: «Non c’è tempo da perdere. Se si vuole che l’unione europea raggiunga il suo scopo e che  serva alla causa della pace, della libertà e della concordia, è tempo che si realizzi». Nel 1952 il prestigioso cardinale francese Eugenio Tisserant al Consiglio d’Europa elenca i principi sui quali fondare l’unificazione: assicurare un fondamento economico e politico; coinvolgere i valori spirituali e morali; aprirsi all’interno e all’estero ai Paesi poveri.

Giovanni XXIII (1958-63) – Il Concilio Vaticano II (1962-65) lancia l’ecumenismo tra le Chiese e la solidarietà tra i popoli. Rappresentante pontificio in Oriente a Sofia e poi a Istanbul, Angelo Giuseppe Roncalli soffre per le divisioni tra i cristiani. Dice: «L’Europa è una realtà che si costruisce ogni giorno. Occorre superare gli antagonismi, sviluppare un’effettiva solidarietà tra i popoli, aprirsi al Terzo Mondo». Nell’enciclica «Pacem in terris» (1963) denuncia l’incapacità del sistema, fondato sulla sovranità assoluta degli Stati, di «soddisfare le esigenze del bene comune universale. È una deficienza strutturale che va superara con nuove visioni e impostazioni sovrannazionali».

Paolo VI (1963-78) - «L’Europa deve prendere coscienza del suo ricco patrimonio culturale, morale e spirituale»; la sua vocazione è essere «maestra di vero progresso»; l’unità va vista in una prospettiva di pace e di cooperazione per la creazione di un nuovo ordine economico internazionale. «Il progresso dei popoli è il nuovo nome della pace» afferma cinquant’anni fa nell’enciclica «Populorum progressio» (1967-26 marzo-2017). Ai federalisti nel 1965 dice: «L’ideale dell’Europa unita è pienamente conforme alla concezione cristiana dell’umana convivenza che tende a fare del mondo una sola famiglia di popoli fratelli. Per il raggiungimento di questi scopi troverete un aiuto di incomparabile valore nella dottrina e nell’azione della Chiesa». Il 28 gennaio 1977 per l’inaugurazione del «Palazzo d’Europa» a Strasburgo – sede del Consiglio d’Europa e nel 1977-1999 del Parlamento europeo – invia un messaggio: «Nel rispetto delle diverse correnti di civilizzazione e delle competenze della società civile,la Chiesa vi offre il suo aiuto per affermare e sviluppare il patrimonio comune particolarmente ricco in Europa. L’unità deve essere vissuta prima che definita». Proclama San Benedetto «patrono dell’Europa» e stabilisce relazioni diplomatiche con la Comunità economia europea (Cee).

Giovanni Paolo II (1978-05) - La «passione» per l’Europa domina il Pontefice slavo. Lancia una prospettiva nuova, rivoluziona il modo di pensare degli europei, apre orizzonti di ampio respiro. L’Europa non si ferma al muro di Berlino, non si blocca alla «cortina di ferro», ma va dall’Atlantico agli Urali. Lo dice in migliaia di discorsi, appelli e messaggi. Ai Santi Cirillo e Metodio, fratelli evangelizzatori dei popoli slavi, dedica l’enciclica «Slavorum Apostoli» (1985). Collabora ad abbattere il Muro di Berlino (1989). Si batte strenuamente perché l’Europa ritrovi le «comuni radici cristiane». Invoca: «Ritrovati, Europa. Riscopri le tue origini e tue radici! Torna a vivere quei valori che fecero gloriosa e benefica la tua influenza sugli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale. Puoi essere faro di civiltà e stimolo di progresso nel mondo».

Benedetto XVI (2005-13) – Segue le orme dei predecessori. Il percorso intellettuale di Joseph Ratzinger è interamente intrecciato allo spazio europeo. Lo dimostrano decine di libri e centinaia di discorsi: «L’Europa non è un continente geografico, è un concetto culturale e storico»: senza le radici cristiane non si può costruire la patria europea. Il 1° aprile 2005 Joseph Ratzinger, cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, tiene una conferenza a Subiaco, il luogo dell’esperienza spirituale di san Benedetto, patrono d’Europa. Il 19 aprile 2005 il cardinale tedesco è eletto Papa e sceglie il nome di Benedetto.

Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) – Istituito nel 1971 e composto dai delegati delle Conferenze episcopali, non ha potestà giuridica ma ha finalità pastorali di collegamento e collaborazione tra le Conferenze episcopali dei 27 Stati (dopo l’uscita della Gran Bretagna) dell’Unione Europea.

Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) – Sorge nel 1980 per favorire la cooperazione tra gli episcopati dei Paesi che compongono il Consiglio d’Europa. Istituito nel 1949 conta 55 Stati, compresi i 5 che non fanno parte dell'Europa geografica: Georgia, Armenia, Azerbaigian, Cipro, Turchia.

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