L'Azione Cattolica ci celebra e progetta il futuro

Cento cinquant'anni a servizio della Chiesa e del mondo

Parole chiave: Chiesa (665), paese (6), mondo (65), azione cattolica (26)
L'Azione Cattolica ci celebra e progetta il futuro

Papa Francesco ricorda Pier Giorgio Frassati tra i grandi dell’Azione Cattolica che celebra i 150 anni di vita (1867-29 giugno-2017). Parla domenica 30 aprile 2017 in una piazza San Pietro straripante di oltre 70 mila iscritti e simpatizzanti. Appena rientrato dalla breve trasferta al Cairo, scuote la più grande e antica associazione cattolica d’Italia, che ha 350 mila iscritti e che mobilita un milione di persone all’anno. Spinge: «Non comodi in poltrona ma andate nelle periferie». La Chiesa «è riconoscente all’Azione Cattolica per questi 150 anni di vita, una storia di passione», storia di laici di ogni età, iniziata da due giovani, Mario Fani e Giovanni Acquaderni.

I nonni paterni di Jorge Mario Bergoglio – l’astigiano Giovanni Angelo Bergoglio e la ligure-piemontese Rosa Margherita Vassallo – e il papà Mario, nato e sposato a Torino, hanno militato nell’AC: «Anche per me è un po’ aria di famiglia». Rosa nel 1923 è consigliera sulle questioni di moralità e tiene conferenze e incontri in provincia di Asti. Racconta il nipote diventato Papa: «Una volta le fecero trovare chiuso il salone dove doveva parlare, e allora ten­ne la conferenza in strada sopra un tavolo».

Ammonisce: «Avere una bella storia alle spalle non serve per camminare con gli occhi all’indietro, per guardarsi allo specchio, per mettersi comodi in poltrona. Non dimenticate questo, eh! Non camminate con gli occhi all’indietro, farete uno schianto. Mettersi comodi in poltrona ingrassa e fa male al colesterolo. Continuate a essere un popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito. Così ci hanno insegnato i grandi testimoni di santità che hanno tracciato la strada: Giuseppe Toniolo, Armida Barelli, Pier Giorgio Frassati, Antonietta Meo, Teresio Olivelli, Vittorio Bachelet. Azione Cattolica, vivi all’altezza della tua storia e all’altezza di queste donne e questi uomini».

Raccomanda di mettersi sempre a servizio delle diocesi e delle parrocchie, attorno ai vescovi. Ricorda che la parrocchia «non è una struttura caduca ma uno spazio in cui le persone possono sentirsi accolte e accompagnate. Questo è vero solo se la parrocchia non si chiude in se stessa, se anche l’Azione Cattolica non si chiude» ma aiuta la parrocchia «a rimanere tra il popolo. Serve evangelizzazione, non autoconservazione. Sentite forte la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso la carità e l’impegno politico». Solleva gli occhi dai fogli e improvvisa: «Mettetevi in politica, ma per favore nella grande politica, nella Politica con maiuscola». Prosegue: «Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede per abbracciare tutti, specialmente i poveri. Andate, raggiungete tutte le periferie! Andate e siate Chiesa con la forza dello Spirito Santo».

Parole ispirate. Parole di ottimismo. Ben diverse da quelle che Pio IX il 2 maggio 1868 scrive nella bolla «Dum filii Belial» che approva l’associazione istituita a Bologna il 29 giugno 1867 dai due universitari, il viterbese Mario Fani e il bolognese Giovanni Acquaderni, come Società della gioventù cattolica italiana. Erano tempi di cieco anticlericalismo. Scrive Papa Mastai Ferretti: «Dum filii Belial tenebrosa consortia sua in religiosae civilisque societatis exitium propagare nituntur, praesertim inter iuvenes. Mentre i figliuoli di Belial fanno ogni sforzo per propagare, specie fra la gioventù, le loro tenebrose congreghe a danno della religiosa e civile società, era sommamente desiderabile che si formasse un' unione di giovani, la quale inalberando la bandiera della religione si ponesse di fronte all'irruente empietà e ne raffrenasse l'impeto. Andiamo lieti che tale disegno siasi tradotto dalla vostra Società». Chi è «Belial»? Dall’ebraico « bəliyyáʻal» significa «malvagio, senza valore, niente di buono, falso dio, idolo, dio superbo, arrogante».

I prodromi dell'Azione Cattolica sono nell'Eu­ropa del XVIII secolo. Promuovere e lavorare per la fede sono necessità impellenti nella lotta contro l’illuminismo e il giansenismo. In Francia il gesuita Joseph Albert Nikolaus von Diessbach forma un’associazione a difesa della reli­gione cattolica. Le «Amicizie cristiane», costrette alla clandestinità dall’anticleri­calismo, passano in Piemonte. Nel 1780 a Torino si stila lo statuto dell'associazione, che si sviluppa sotto la spinta dell'abate cuneese Pio Brunone Lanteri, fondatore delle Amicizie, del Convitto Ecclesiastico di San Francesco d’Assisi, degli Oblati di Maria Vergine, delle Amicizie sacerdotali. Ma il «tenacissimo» Vittorio Emanuele I nel 1811 le scioglie. I dirigenti – membri dell'aristocrazia e della borghesia - nel 1817 adottano il nome di «Amicizie cattoli­che» per l'apostolato dei laici in collaborazio­ne con la gerarchia. Anche Carlo Felice nel 1827 cede alle pressioni laiciste e scioglie l'organiz­zazione.

In Francia e in Italia nascono le Conferenze di San Vincenzo de' Paoli. Il 20-21 agosto 1863 si riuniscono a Malines in Belgio le associa­zioni: Union Ca­tholique belga, Catholic Union inglese, Asociaci6n des Cat6li­cos spagnola,  Katholischer-Verein tedesca, Piuverein austriaca, Ligue Catholique pour la défense de l'Eglise francese: L'8 dicembre 1864 Pio IX pubblica l'enciclica «Quanta cura» con il «Sillabo» di 80 proposizioni condannate. Il bolognese Gio­vanni Battista Casoni nel 1865 fonda l'Associazione cat­tolica per la libertà della Chiesa, riconosciuta da Pio IX ma sciolta nel maggio 1866 da una violenta campagna anticlericale.

Anche la Conferenza episcopale italiana ringrazia l’Azione Cattolica: la celebrazione del 150° «è occasione preziosa per rinnovare il vostro essenziale impegno laicale al servizio della Chiesa e del mondo e l’occasione perché la Chiesa possa dirvi il suo grazie per la vostra presenza».

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