Itala Mela l'asceta spezzina beatificata sabato

Si è formata in ambiente laico, poi grazie al mondo dell'Azione Cattolica e della Fuci la sua vita si è trasformata fino all'adesione totale a Dio e al misticismo

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Itala Mela l'asceta spezzina beatificata sabato

Da atea militante a mistica della Trinità. La ligure Itala Mela (1904-1957), oblata benedettina, è beatificata il 10 giugno 2017. La sua è una straordinaria avventura umana e spirituale.

Nasce il 28 agosto 1904 a La Spezia da Pasquino e Luigia Bianchini, coniugi e genitori entrambi insegnanti di ineccepibile ret­titudine, ma estranei alla dimensione religiosa, atei pratici. Trascorre infanzia e adolescenza dai nonni materni. Dopo i primi Sacramen­ti, ricevuti per abitudine e non per convinzione, ignora la fede,  trascura la pratica religiosa, si dedica alla sua preparazione culturale, distinguendosi per l'ec­cezionale intelligenza e la serietà dell’impegno nello studio.

Tutto sembra proseguire per il meglio. Ma la morte del fratellino Enrico di 9 anni il 27 febbraio 1920 la getta nella disperazione, fa scattare la rivolta contro Dio e la fede: si dichiara atea «perché dopo la morte non c’è nulla. Dio non c’è». Sopravvive dedicandosi interamente agli studi. Finito il liceo, si iscri­ve alla facoltà di Lettere classiche all’Università di Genova e, nonostante l’ateismo dichiarato, vive nell’Istituto di Nostra Signora della Purificazione.

Dopo un’esperienza «tenacemente atea», è proprio nell’istituto delle suore che, alla vigilia dell'Immacolata del 1922, invitata a una Messa, dopo una dura lotta interiore per vince­re la ribellione, si arrende e lancia a Dio il grido della sua anima desolata: «Signore, se ci sei, fatti conoscere!». È una violenta scossa interiore, si confessa e si comunica. Inizia una nuova vita: «Signore, se ci sei, fatti conoscere».

Anna Maria Cànopi, madre abbadessa del monastero benedettino di San Giulio d’Orta, scrive: «Sperimenta ancora gli assalti del dubbio e dell'angoscia, ma la sua decisio­ne fondamentale è presa: “Signore, ti seguirò anche nelle tenebre, a costo di morire”». Attratta dalla spiritualità benedettina, è assecondata da uomini di Dio, spiriti elevati: mons. Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo; mons. Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI, assistente della Fuci; l’arcivescovo di Milano il cardinale benedettino Alfredo Ildefonso Schuster; padre Agostino Gemelli, fondatore dell’Università cattolica di Milano; don Divo Barsotti. Quando si apre la strada per il monastero di Mont Vierge a Népion su Meuse in Francia, è aggredita da una malattia cardiaca ed è costretta a desistere. Il 4 gennaio 1933 diventa oblata benedettina per il monastero di San Paolo fuori le mura in Roma, emettendo in privato i voti di verginità, povertà, obbedienza e conversione di vita. La malattia la costringe a rientrare in famiglia a La Spezia e ad abbandonare l'insegna­mento.

Spiega ancora madre Cànopi: «Il nucleo centrale dell'esperienza mistica di Itala Mela è l'inabitazione della Santissima Trinità. Fin dai primi anni della conversione e dell’itinerario spirituale riceve do­ni straordinari di illuminazione circa la presenza della Santissima Trinità. Tutto quello che vive nell'intimo non la rende però estranea alla vita ecclesiale e ai movimenti culturali del tempo».

Da studente si era impegnata nella Fuci, ora si prodiga per il gruppo dei Laureati cattolici dal 1945 al 1954, ossia fino a quando è costretta a lasciar­ne la presidenza a causa dell'aggravarsi della malattia: disfunzioni circolatorie, scompensi cardiaci, disturbi gastrici, crisi epatiche, artrite vertebrale. Itala Mela vive tutto in «corde Ecclesiae», nel cuore della Chie­sa e per la Chiesa e offre la preghiera e la sofferenza  per tutto il mondo. Confessa: «Non ho realizzato nulla nella mia vita e quello che avevo umanamente attuato è stato distrutto da Dio». Vive esperienze mistiche: il 3 agosto1928 aPontremoli dal tabernacolo della chiesa del Seminario riceve un raggio di luce e un messaggio divino. Ha frequenti visioni della Trinità ed è anche perseguitata dal demonio.

Il suo itinerario sulla terra si conclude nel vespro del 29 aprile 1957. Scrive ancora madre Cànopi: «Itala Mela, illuminata e poi lasciata nelle tenebre per essere in compagnia di tutti gli smarriti di cuore, percorse la sua via di santificazione, tenendosi stretta alla mano di colui che, come gigante, era andato verso di lei e le aveva sbarrato la stra­da, stroncandole i sogni della giovinezza e inchiodandola alla croce, ma per sollevarla come su ali di aquila e introdurla nel mistero ineffabile dell'Amore Trinitario, nell'oceano della sua pace».

Itala Mela fa parte dei 98 «testimoni» del Novecento presentati al IV convegno della Chiesa italiana a Verona (16-20 ottobre 2006) «Testimoni Di Gesù risorto speranza del mondo» le cui biografie sono raccolte nel volume «Testimoni della Chiesa italiana» curato da Elio Guerriero e pubblicato da San Paolo (2006). Fu la più bella novità di quel convegno di tutta la Chiesa italiana. Tra questi spiccano 16 laici, uno per regione ecclesiastica, che coprono tutto l’arco dell’esperienza umana. Unico neo: mancano due coniugi. Dei 98 «testimoni» molti sono già santi e beati. i Per molti è in corso la causa di beatificazione. Per la Liguria venne presentata anche Italia Mela.

Per il Piemonte-Valle d’Aosta vennero presentati: Chiara Luce Badano (1971-1989, beata dal 2010), Luca Bosso (1967-1999), Pier Giorgio Frassati (1901-1925, beato dal 1990), Giuseppe Girotti (1905-1945, beato dal 2013), Rosetta (1902-1934) e Giovanni (1900-1941) Gheddo, Marisa Bassano Miyakawa (1938-2003), Gesualdo Nosengo (1906-1998), Bernardo Ponzetto (1889-1976), Giuseppe Rossi (1912-1945).

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