Il calvario della chiesa in Siria

Il racconto del diacono salesiano di Aleppo che si trova a Torino per gli studi e fa servizio nella Parrocchia di Orbassano

Parole chiave: diacono (2), orbassano (1), siria (29), martiri (20), pasqua (28), torino (730)
Il calvario della chiesa in Siria

Qualche mese fa mentre passavo tra i quartieri della mia città, Aleppo in Siria, ho trovato sul muro della mia vecchia scuola una frase in arabo: «Attenti, voi che uccidete i cristiani: questa gente dopo essere stata uccisa…Risorge». Questa frase, anche se scritta in un periodo problematico, coglie la verità della nostra fede cristiana e la verità di ciò che sta vivendo in generale tutta la Chiesa del Medio Oriente; e quando dico «la Chiesa» del Medio Oriente, intendo dire l'unità di tutte le Chiese presenti (Cattoliche e Ortodosse... ). È infatti un'unità condivisa in modo particolare in questo periodo di sofferenza e di dolore, soprattutto nel coordinamento del lavoro apostolico: in questo modo si avverano le parole di S. Paolo: «se un membro [del corpo] soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1Cor 12,26).

In questo periodo, e in modo particolare nella Settimana Santa, il grido dei cristiani del Medio Oriente si alza per essere unito al grido di Gesù sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Mt 27,46), che è un grido non di sfiducia nei confronti del Padre, ma è l'inizio del salmo 22, salmo di fiducia nel buio dell’angoscia, salmo di preghiera e di speranza. Fin dall'inizio del primo secolo, la Chiesa mediorientale è stata la prima protagonista dell'annuncio della Buona Notizia, obbediente al comando del Signore di portare il Vangelo fino ai confini della terra. I cristiani erano lì presenti fin dall'inizio e questa evidenza nessuno può negarla, anche se oggi alcuni movimenti religiosi fondamentalisti cercano di farlo: basta guardare le tracce storiche e i siti archeologici cristiani per cogliere la verità.

La Chiesa del Medio Oriente è Chiesa del Calvario. È in comunione continua con il Signore nella sofferenza. Forse Gesù parlava proprio della Chiesa del Medio Oriente quando diceva: «beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia» (Mt 5,11). «Chiesa del calvario» proprio per la sua storia, tracciata tra il sangue dei martiri e l'amore dei fratelli, tra periodi di pace e periodi di persecuzione. Ciò che sto dicendo può sembrare poetico nel sentirlo, ma viverlo ogni giorno sta diventando molto difficile. Chiesa del Calvario, sì, Chiesa del dolore, sì, ma senza dimenticare di essere accompagnata proprio dal Signore Gesù, il crocifisso. I cristiani del Medio Oriente sono consapevoli che il Signore li ha fatti trovare lì non per caso, ma per testimoniarlo e vivere fino in fondo la fede tra i musulmani e i giudei, e annunciare con la propria esistenza la gioia della vita. In questo ultimo senso la Chiesa del Medio Oriente è anche  Chiesa della risurrezione.

«Chiesa della risurrezione» principalmente perché la fede del cristiano non si ferma davanti alla croce, alla morte del Signore Gesù, ma l'ultima parola è stata pronunciata dalla sua risurrezione: è questo il nucleo della nostra fede. San Paolo scrive alla comunità di Corinto: «se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la nostra fede» (1Cor 15,14). Il predicatore della casa pontificia, padre Cantalamessa, in una omelia durante la Settimana Santa ha detto: «la morte non è più un muro contro cui si infrange ogni speranza umana; è diventata un ponte verso l'eternità». E noi della chiesa del Medio Oriente, ogni giorno, diciamo: «essere Chiesa del calvario non vuole dire vivere a testa bassa ma è la nostra strada verso l'eternità, per condividere con Cristo la gloria dopo aver condiviso con lui la croce». Oggi la Chiesa mediorientale nonostante la sua fragilità ha un ruolo profetico per tutte le società e le nazioni in conflitto. La sua voce sorge per essere la voce della verità. Una voce che denuncia la violenza, il terrorismo e la vendetta e invita alla pace nella giustizia e nell'amore.  La luce della Pasqua si sta avvicinando, e anche quest'anno, nonostante tutto, festeggeremo. Perché la vita ha vinto la morte, e il bene è più forte del male: non è appunto questa la vera «buona notizia» che la Chiesa annuncia ogni domenica?

Il coraggio della Chiesa del Medio Oriente deriva dal sostegno della preghiera di molti fratelli sparsi nel mondo, e soprattutto dalla parola del Signore che ci invita a fidarci di lui e a non avere paura (Mt 14,27). La nostra speranza è che su questa pietra il Signore ha edificato la sua Chiesa, «e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18).

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