Russia: Chiesa cattolica una minoranza in dialogo con il mondo ortodosso

Il ricordo del 25° anniversario della ricostituzione delle strutture ecclesiastiche sul territorio della Federazione russa

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Russia: Chiesa cattolica una minoranza in dialogo con il mondo ortodosso

“Ricordando con gratitudine il giorno in cui il santo Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato la struttura della Chiesa in Russia, chiediamo di non allontanarci da ciò che più conta, Cristo, e di continuare umilmente la nostra missione” così ha detto ieri l’arcivescovo di Mosca Paolo Pezzi,  concludendo l’omelia della messa di ringraziamento per il 25° anniversario della ricostituzione delle strutture ecclesiastiche sul territorio della Federazione. Il 13 aprile 1991 infatti Roma aveva annunciato la riorganizzazione della Chiesa cattolica di rito latino nelle Repubbliche sovietiche di Bielorussia, Russia e Kazakistan, poi ridefinite nel 1998 e quindi “promosse” e disegnate nelle 4 attuali diocesi l’11 febbraio 2001.

Per ricordare questo evento e non lasciare che “la gioia e la gratitudine si raffreddino nei nostri cuori” i vescovi di Mosca, mons. Paolo Pezzi, di Saratov, mons. Clemens Pickel, di Novosibirsk mons. Joseph Werth e di Irkutsk, mons. Kirill Climovic, avevano inviato a tutti i fedeli una lettera pastorale il 3 aprile, invitando tra l’altro, i cattolici a vivere una novena di preghiera. È ancora vivo il ricordo dei “70 lunghi anni della via crucis” dei cattolici in Russia, cominciata nel 1917, e passata attraverso le “persecuzioni più crudeli” e la distruzione delle strutture ecclesiali per mano dei bolscevichi che con minuzia e brutalità si sforzarono di sradicare ogni forma di “sopravvivenza religiosa”, scrivevano i vescovi.

E se nel 1926 “la Santa Sede fece un disperato tentativo di salvare la situazione” creando “in profondo segreto” nuove strutture e ordinando nuovi vescovi, la “dittatura assoluta” e la polizia segreta dell’NKVD rapidamente riuscirono a distruggere tutto, ricordano i vescovi che si riferiscono a questi episodi come “pagine tragiche ma gloriose della storia della Chiesa”. Fu grazie allo storico incontro tra papa Giovanni Paolo II e Gorbaciov il 1 dicembre 1998, reso possibile dal miglioramento del clima politico, che si aprì la strada all’arrivo a Mosca del rappresentante della Santa Sede, mons. Francesco Colasuonno, il diplomatico che “rapidamente e con sicurezza” produsse la restaurazione delle strutture cattoliche in Russia e nelle repubbliche dell'Asia centrale, dopo 70 anni di vita nella clandestinità.

Per i vescovi russi, “i credenti del XXI secolo” sono chiamati a “custodire la memoria dei martiri e confessori del XX secolo”: è sul fondamento della loro testimonianza e fede che è costruita la Chiesa cattolica in Russia. Così i fedeli cattolici sparsi per la Federazione hanno pregato una medesima preghiera, ringraziando Dio “per coloro che hanno conservato e ci ha consegnato la luce della fede attraverso tutte le persecuzioni”, “per la solidarietà dei nostri fratelli e sorelle in tutto il mondo e per i loro molti anni di preghiera per la conversione della Russia, per la loro assistenza finanziaria alla Chiesa rinascente, per i sacerdoti, monaci, suore e laici che hanno lasciato la loro patria e arrivati in Russia per aiutare noi in un risveglio spirituale”.

Sembra passato un secolo da quel tempo, dalla diffidenza e dalle pesanti reazioni critiche e accuse di proselitismo che negli anni della nascita delle diocesi russe sono state mosse dalla Chiesa ortodossa, ma anche da molti ecumenisti appassionati che considerarono indelicato e precipitoso il passo compiuto dalla Santa Sede. Oggi la situazione è radicalmente mutata: difficile reperire dati precisi sulla presenza dei cattolici in Russia, valutata variabilmente tra le 70 e 130 mila persone. Essa resta comunque ben al di sotto dell’1% della popolazione. Se certamente lo storico abbraccio di Kirill e papa Francesco era atteso e necessario, le testimonianze di chi vive in terra russa e si spende per i poveri e le povertà di quel paese raccontano che non c’è più distanza e diffidenza, ma collaborazione e stima e che il reciproco ascolto, la pazienza e la gradualità hanno reso possibili oggi esperienze di condivisione impensabili 25 anni fa.

Testimonianza ne è la visita che una delegazione ecumenica delle Chiese russe ha compiuto in Libano e Siria il 6-7 aprile con l’obiettivo di sostenere e favorire un ulteriore sviluppo di progetti comuni per fratelli e le sorelle in difficoltà e perseguitati. L’avvicinamento ancora non a portata di mano, sui temi legati a interpretazioni teologiche o ecclesiologiche, diventa reale lungo la via della carità, su una strada tracciata dal sangue dei martiri.

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