Cattolici in prima linea contro l'azzardo

Una piaga epocale che non conosce fine. Migliaia di persone ludopatiche

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Cattolici in prima linea contro l'azzardo

«Quando il capitalismo fa della ricerca del profitto l’unico suo scopo, rischia di diventare una struttura idolatrica, una forma di culto. La “dea fortuna” è sempre più la nuova divinità di una certa finanza e di tutto quel sistema di gioco dell’azzardo che  distrugge milioni di famiglie del mondo». È l’ultima condanna il 4 febbraio 2017 di Papa Francesco del gioco de’azzardo.

CIFRE DA CAPOGIRO - L’Italia è il più grande mercato del gioco d’azzardo in Europa con un giro d’affari aumentato del 450% in pochi anni: 15,8 miliardi di euro nel 1998, 22 miliardi nel 2004, 80 nel 2011, 88,5 nel 2012, oltre 95 miliardi nel 2016. Siamo primi al mondo per le lotterie istantanee: dopo vengono Francia e Cina. Le macchinette mangiasoldi sono un boccone succulento dei criminali e la principale causa di indebitamento delle famiglie che finiscono vittime degli strozzini. All’espansione del gioco legale corrisponde l’esplosione del gioco illegale: totonero, bische clandestine, scommesse illegali, allibratori, macchinette manomesse. Il fenomeno è più diffuso nelle province più mafiose: Napoli, Reggio Calabria, Vibo Valentia, Palermo, Caltanissetta, Crotone, Catanzaro. A Napoli e Roma si concentra il 20 per cento di tutto il «nero». Dal connubio gioco d’azzardo-usura consegue un serio aggravamento della criminalità.    

VINCE SEMPRE IL BANCO – In Italia ci sono due milioni di giocatori e metà sono patologici e compulsivi. La «ludopatia» (dal latino «ludum, gioco» e dal greco «patheia, malattia») consiste nella malattia del gioco d’azzardo patologico, disturbo del comportamento con analogie con la tossicodipendenza. La patologia è riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della Sanità. I sintomi sono: 1) essere assorbiti dal gioco o intenti a rivivere esperienze di gioco o a escogitare modi per procurarsi il denaro per giocare; 2) aver bisogno di giocare somme sempre maggiori per raggiungere uno stato di eccitazione; 3) tentare di ridurre, controllare o smettere senza riuscirvi; 4) essere inquieti o irritabili quando si tenta di ridurre o interrompere; 5) giocare per sfuggire problemi o alleviare cattivo umore o impotenza, ansia, colpa, depressione; 6) tornare a giocare dopo aver perso, rincorrendo le perdite; 7) mentire alla famiglia, al terapeuta o ad altri; 8) commettere azioni illegali come falsificazione, frode, furto, appropriazione indebita per finanziare il gioco d'azzardo; 9) mettere a repentaglio o perdere una relazione o un’opportunità di scuola, di lavoro, di carriera; 10) fare affidamento sugli altri per reperire il denaro.

PROPOSTE PER GUARIRE - Distanziare le istallazioni dell’azzardo dai luoghi sensibili di vita (scuole, luoghi di culto, oratori, centri giovanili) separando nettamente gli spazi dell’azzardo e quelli della vita civile; fissare precisi limiti di orario; ridurre drasticamente l’offerta; coordinare le inchieste giudiziarie e le indagini di polizia. La situazione è ingovernabile anche  perché l’Europa è immobile e ha inventato la lotteria continentale «Eurojackpoint». Il gioco diventa una vera dipendenza psicologica: si promette l’avveramento dei sogni, e si toglie alle famiglie le risorse per una sussistenza dignitosa. Quando si bruciano le risorse inseguendo il miraggio della vincita, resta solo la cenere e, per continuare a sbarcare il lunario, si cercano altre strade rovinose per sé e per le famiglie.

CATTOLICI IN PRIMA LINEA – Da sempre il mondo cattolico è in prima linea contro questa piaga nazionale: vescovi, associazioni, giornali come  «Avvenire» e i  settimanali diocesani. Dice il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: «È necessario arginare la piaga del gioco d’azzardo, quale fuga disperata da una realtà ritenuta ingrata, o quale seducente sirena di vita facile, ma che si rivela come abbruttente dipendenza che deforma l’uomo e sconquassa le famiglie». L’azzardo è una spia «del malessere generale e crea circoli viziosi non solo per i singoli, che entrano nel giro della dipendenza psicologica ed emotiva, ma anche per la collettività che viene a risentirne sul piano della solidità e della sicurezza, come se la disciplina, la fatica e l’impegno quotidiano fossero cose superate. La vita non è un colpo di fortuna. Si vuol far credere che tutto risieda nel successo e nell’apparenza e che per ottenere questa patina luccicante sia inevitabile tentare la sorte e giocarsi le sostanze». Il «Catechismo» condanna il gioco d’azzardo. Nell’ambito del settimo comandamento che proibisce il furto al numero 2413 afferma: «I giochi d’azzardo (gioco delle carte, ecc.) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù. Truccare le scommesse o barare nei giochi costituisce una mancanza grave».

DAL GIOCO D’AZZARDO ALL’USURA – Mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei dice «basta alla pubblicità di tutti i giochi d’azzardo. Le istituzioni prendano le distanze dall’irresponsabilità di chi seduce la gente con il miraggio dei soldi facili, mentre in realtà la spinge soltanto a un inesorabile indebitamento e al cappio dell’usura». Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, sostiene: «Occorre convincersi che combattere l’usura non è un problema del singolo che ha avuto la sfortuna di incapparvi: è interesse della società perché l’usura è solo una delle facce del problema criminale e del potere mafioso».  

                                                                                                                          

                                                                                           

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