A Torino presentato il primo rapporto Migrantes sul diritto d'asilo

Presentato a Torino il primo rapporto della Fondazione migrantes sul Diritto d'asilo con un particolare focus sui minori non accompagnati

Parole chiave: Perego (1), minori (9), asilo (4), rifugiati (30), Nosiglia (114)
A Torino presentato il primo rapporto Migrantes sul diritto d'asilo

Aumentano gli arrivi di chi scappa nel nostro paese per fuggire a guerre e persecuzioni. Tra loro sempre più minori non accompagnati che necessiterebbero di maggiori tutele e attenzioni e che spesso invece condividono con gli adulti le condizioni dei centri di prima accoglienza. Molti fuggono e divengono vittime di tratta e sfruttamento. Uno spaccato difficile con cui la nostra società si deve confrontare e sul quale la Fondazione Migrantes ha deciso di gettare una luce realizzando il primo rapporto «Il diritto d'asilo. Report 2017. Minori rifugiati, vulnerabili e senza voce» presenato giovedì 16 febbraio a Torino alla presenza di mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo eletto di Ferrara-Comacchio e Direttore generale della Fondazione Migrantes, di mons. Cesare Nosiglia e di alcuni degli autori. Un rapporto che mette in luce i nodi problematici della burocrazia e della legislazione che riguarda il diritto d'asilo, ma al tempo stesso evidenzia le accoglienze che spesso sono le diocesi e le famigie a realizzare. Un rapporto che presenta numeri «per valorizzare i volti» di chi cerca aiuto nelle nostre città per richiamare il positivo dell'intergrazione, dell'accoglienza, del confronto tra le culture. Un confronto che deve contrastare, come ha sottolineato mons. Nosiglia, le chiusure e le paure:  «Accogliere», ha sottolineato «è un primo passo, ma serve un impegno continuo. La nostra umanità si gioca nel fare posto agli altri,  alle persone più fragili e in difficoltà contrastando il ricorso alla scorciatoia  dei muri. Il sistema accoglienza funziona nella prima fase, ma l’alto numero di dinieghi (nei primi 5 mesi 25.959 ) delle richieste di asilo e una mancanza di percorsi di integrazione determinano poi spesso una situazione di emergenza».

E tra i dati presentati emerge come in Piemonte gli accolti risultavano 2002 su 167 strutture, 339 gli accolti in 70 parrocchie e 47 in 27 famiglie. Solo in diocesi di Torino sono 37 le parrocchie che hanno apero le porte per 207 persone e 12 le famiglie con 28 «ospiti». 

A livello nazionale secondo il rapporto il numero dei minori stranieri non accompagnati è più che raddoppiato dal 2015 quando risultavano 12.360, toccando, nel 2016 le 25.772 unità. Aumentata anche la proporzione sul totale degli sbarchi: i minori soli erano circa il 9% tra il 2012 e il 2015, sono stati il 14% nel 2016. Altro dato allarmante che esprime l’urgenza di interventi e politiche più attente al fenomeno il fatto che il numero dei minori segnalati e poi registrati come irreperibili dal 2012 al 2016 è più che triplicato passando da 1.754 a 6.357. Più in generale, indipendentemente dall’età, il rapporto di Migrantes rileva che a fine ottobre il nostro Paese aveva in accoglienza 171.938  persone fra richiedenti asilo e rifugiati, contro le 104 mila presenti a fine 2015 e le 66 mila di fine 2013. Riguardo l’accoglienza cresce quella nei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e hot spot (centri di identificazione) – quasi l’85% - mentre le accoglienze decentrate degli Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo) sono meno del 15%. Complessivamente nell’arco del 2016 la Lombardia risulta la regione con il maggior numero di persone accolte, oltre 21 mila, seguita da Lazio, Campania, Piemonte e Veneto.

 Nella seconda accoglienza i posti Sprar occupati a fine settembre erano poco più di 22 mila, il maggior numero in Sicilia e Lazio (oltre 4 mila ciascuna) seguiti da Puglia e Calabria. «Forte lo squilibrio – evidenzia ancora il rapporto – dal punto di vista macroregionale: con quasi 28 milioni di abitanti la parte più ricca del Paese, il Nord è entrata nell’autunno del 2016 con 5 mila persone nei progetti Sprar, mentre il Sud e le Isole con 21 milioni di abitanti più del doppio. Al Nord l’incidenza degli accolti per mille abitanti è un terzo di quella al Centro e al Sud».  

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