Sostenere le scuole paritarie dopo il caso di Livorno

Esigui finanziamenti da parte dello Stato agli istituti inseriti nella rete d'istruzione pubblica. Dubbi della Corte di Cassazione sul diritto a esenzioni fiscali. Cresce l'allarme dei Vescovi e delle Associazioni cattoliche

Parole chiave: parità (9), cassazione (1), agesc (4), scuola (84), fism (9)
Sostenere le scuole paritarie dopo il caso di Livorno

In Francia e in Belgio lo stipendio degli insegnanti delle scuole paritarie è pagato dallo Stato, in Spagna tutti i costi delle paritarie sono coperti dalle casse dello Stato, in Germania l’85% dei costi. Per rispondere alla contestazione – tutta italiana – dei finanziamenti pubblici alle scuole paritarie (è esploso nei giorni scorsi il caso dell’esenzione fiscale Ici in due scuole di Livorno, che il Comune vorrebbe negare) basta il confronto con l’Europa. Non c’è trattamento di favore nel nostro paese, tutt’al contrario: le scuole paritarie, in maggior parte cattoliche, sono largamente trascurate dallo Stato, si fanno carico del 10% della popolazione scolastica, ricevono appena l’1% del fondo nazionale per l’istruzione. Uno dei trattamenti più penalizzanti d’Europa.

I Vescovi stanno tornando a segnalare il rischio che il sistema dell’istruzione paritaria – inserito nella rete pubblica della Legge Berlinguer (2000) – vada a morire per l’esiguo sostegno riconosciuto dallo Stato italiano rispetto ai partner europei. L’intervento del Vescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia è pubblicato su questo numero della Voce. Il campanello d’allarme? Una sentenza della Corte di Cassazione, foriera di dubbi sull’esenzione fiscale Ici (si parla di cartelle esattoriali relative agli anni 2004-2009, quando non esisteva ancora l’Imu) in due scuole paritarie di Livorno.

Il pronunciamento della Quinta Sezione della Cassazione non nega, di per sé, l’esenzione Ici-Imu alle scuole paritarie, ma la subordina – fatto nuovo e preoccupante – allo svolgimento dell’attività scolastica con modalità formalmente «non commerciali». A giudizio della Cassazione il pagamento di rette d’iscrizione per accedere alle scuole paritarie costituisce attività «commerciale», indipendentemente dalla sostanza no-profit dell’ente educativo: di qui la possibile esclusione dalle agevolazioni fiscali.

Una breve ricostruzione della vicenda di Livorno è stata fornita ai mass media dal primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, per rispondere alle polemiche suscitate dal pronunciamento. Il Comune di Livorno contestava il diritto all’esenzione di due scuole paritarie, la Commissione Tributaria di Firenze aveva respinto la contestazione. A giudizio della Corte di Cassazione le motivazioni portate dalla Commissione Tributaria per respingere il ricorso non soddisfano i criteri di accertamento formale dell’attività scolastica, commerciale o non commerciale; di qui il rinvio degli incartamenti alla Tributaria di Firenze perché torni ad esaminare la questione e «decida in ultima analisi, alla luce di una rinnovata e più circostanziata valutazione delle risultanze processuali, se l'esenzione spettasse o meno per l'attività didattica come concretamente svolta». Non c’è verdetto conclusivo della Corte di Cassazione, ma rinvio alla Commissione Tributaria: la vicenda è ancora aperta.

Comunque vada a concludersi il contenzioso di Livorno, sta profilandosi un irrigidimento della giurisprudenza in materia. L’eventualità che le scuole paritarie finiscano per essere inquadrate come imprese a scopo di lucro, anche se prive di profitti, sarebbe chiaramente fuori luogo. Ciò che serve oggi – sul piano politico, al di là del caso di Livorno – è un chiarimento rispetto alle intenzioni del legislatore italiano, che continua a lasciar comprimere anziché espandere gli strumenti di sostegno della parità scolastica. Il sistema delle paritarie è o non è un bene pubblico? È o non è espressione di pluralismo culturale, libera scelta educativa, che lo Stato dichiara di voler tutelare?

La disputa sul caso di Livorno - destinato, secondo alcuni, a sgonfiarsi - può essere colta dalla politica come occasione per un ragionamento complessivo. La legge continua a considerare le paritarie come un «costo», anziché come «risorsa». Secondo monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, «non ci si sta rendendo conto del servizio che svolgono le scuole pubbliche paritarie». Dati alla mano, Galantino ricorda che «ci sono un milione e 300 mila studenti nelle scuole paritarie. A fronte dei 520 milioni versati dallo Stato alle scuole paritarie, lo Stato stesso risparmia 6 miliardi e mezzo. Attenzione, dunque, a non farsi mettere il prosciutto sugli occhi dall'ideologia». In dettaglio, lo Stato spende per ogni alunno di scuola paritaria (dati 2012) 529 euro all’anno nell’infanzia, 787 euro nella primaria, 90 euro nella scuola secondaria di primo grado, 47 euro nella secondaria di secondo grado. La spesa per studente di scuola statale ammonta a 6.116 euro nell’infanzia, 7.366 nella primaria, 7.688 nella secondaria di primo grado, 8,108 nella secondaria di secondo grado.

Il mondo dell’associazionismo legato alle scuola paritaria ha commentato con preoccupazione la sentenza sul caso di Livorno. «Siamo sconcertati – confida il torinese Roberto Gontero, presidente nazionale dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (Agesc) – Stiamo vedendo erodere, anziché riconoscere, lo spazio fondamentale nelle nostre scuole nella società italiana. La legge sulla parità è quasi lettera morta. I contributi statali sono irrisori, la polemica sulle agevolazioni fiscali strumentale e ideologica: senza un minimo di sostegno finanziario, molte scuole rischiano di chiudere, con buona pace del diritto delle famiglie alla libera scelta educativa. Come sta ragionando la nostra società? Perché, unici in Europa, non vogliamo valorizzare il pluralismo? E inoltre: lo Stato vuole accollarsi 6 miliardi di costi aggiuntivi?».

Sul finire degli anni Novanta il Piemonte è stato laboratorio di importanti iniziative nel campo della parità scolastica (il «buono scuola» dell’allora assessore Giampiero Leo). Quella stagione oggi sembra lontana, e anche il presidente della Fism torinese (scuole materne) Luigi Vico segnala la difficoltà delle scuole paritarie, sempre meno supportate dall’ente pubblico, che sta riducendo i sussidi. Rispetto alla vicenda di Livorno: «si chiede di applicare anche all'Ici, quanto decretato dal governo monti in tema di esenzioni Imu per le scuole paritarie; decreto resosi necessario a seguito del richiamo della Commissione Europea in merito alla tassazione dei beni della Chiesa e che contiene tutti gli elementi per distinguere chi opera, nel mondo della scuola, con modalità non commerciale da quelli che svolgono una vera e propria attività commerciale».

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