Roraima: un missionario scrive ai torinesi di Co.Ro.

Come ogni anno, il «CO. RO. onlus» (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile) nel periodo natalizio fa il bilancio dei progetti sostenuti dai tanti «amici» torinesi che si impegnano ad aiutare i missionari che operano per le popolazioni indigene ed e anche l'occasione per far conoscere quanto i missionari scrivono dal Brasile...

Parole chiave: Indigeni (1), Roraima (3), Coro Onlus (1)
Roraima: un missionario scrive ai torinesi di Co.Ro.

Carissimi tutti,

            rieccoci all’appuntamento annuale con le feste natalizie, ottimo motivo per una riflessione sulla situazione attuale delle nostre attività e sulla realtà locale nella quale siamo inseriti, sia noi che i popoli indigeni. Quest’anno le notizie da mettere in risalto sarebbero veramente molte, ma una virosi ha finito per mettermi i bastoni tra le ruote e non so con quanta lucidità sarò in grado di esporvele. Ad ogni modo, rapidamente, cerco di presentare almeno una parte degli avvenimenti che ci hanno visto e ci vedono coinvolti: sul “fronte interno”, i benvenuti cambiamenti ai vertici della nostra Regione Missionaria e, sul piano nazionale, la faticosa vittoria ottenuta dal governo al potere da dodici anni.

            Le prospettive per i prossimi anni sono di cambiamenti, sotto vari aspetti, e richiederanno un’attenzione straordinaria, per accompagnarne gli sviluppi. Roraima, per il primo anno dopo decenni, ha avuto come prima fonte di risorse la coltivazione della soia e ha messo in secondo luogo il commercio del legname. In questo modo, lo Stato si inserisce nella mappa del colosso esportatore di grani e maggior consumatore di agrotossici del mondo. Sono previste parecchie attività, legate alla questione economica dello Stato. Si parla sempre più della costruzione di idroelettriche e di altre realizzazioni che dovrebbero sbloccare le attività economiche regionali.   Positive le esperienze fatte nel territorio indigeno della Raposa Serra do Sol che hanno mostrato l’opportunità di incentivare la produzione di energia eolica, associata a quella solare.

            I cambiamenti sul campo politico nello Stato, paiono avviati a causare molti problemi che si rifletteranno sulla vita dei popoli indigeni. Un trasferimento di terre dell’Unione Federale allo Stato di Roraima, fatto come atto compensatorio per la “perdita” di territorio subita con la demarcazione della Raposa Serra do Sol,  ha mostrato una delle facce marce del settore politico locale, scatenando una serie di scandali e mettendo in risalto i veri interessi che c’erano dietro alla dura  resistenza alla definizione delle terre indigene. Se vogliamo, potremmo definire l’anno che se ne va come l’anno degli scandali, a quasi tutti i livelli. Naturalmente, quelli di maggior rilievo sono nazionali. É stata una vera scalata, e non si può sapere dove andrà a finire; ma è chiaro che di innocenti non ne escono  molti, a cominciare dalle più alte autorità. Praticamente è evidente che il potere è ottenuto con la corruzione. Si tratta qui di miliardi di dollari, usati per arricchire alcuni e mantenere al potere altri. Naturalmente l’economia del Paese ne ha sofferto parecchio, e ne soffrirà ancora per un buon periodo. Nel campo regionale, anche a Roraima ha avuto spicco un’élite che oltre ad essere corrotta ha dimostrato di non saper amministrare la cosa pubblica. Si sono susseguiti scandali sia nella sanità (un vero caso di calamità), sia nel settore della pubblica istruzione, come in quello  della sicurezza, solo per fare alcuni esempi. La delinquenza sta sguazzando in un terreno fertile. Sono diventate proverbiali le fughe dalle prigioni; l’industria della difesa della proprietà non è mai stata così florida.

            La FUNAI (Fundação Nacional do Índio) ha subito una pericolosissima perdita di poteri che la relega quasi a una istituzione decorativa più che di appoggio ai diritti degli indigeni. Arrivando più vicino a noi, anche Davi Kopenawa, storico leader Yanomami,  é stato minacciato di morte e deve sottomettersi a restrizioni di movimenti per non diventarne una vittima. La corsa all’oro in Terra Yanomami continua imperterrita, nonostante alcune timide azioni dello Stato, portate avanti grazie ad alcuni individui volonterosi più che per reale interesse delle autorità. Le risorse per la sanità indigena sono consistenti, ma la capacità, o la vera voglia di migliorare la situazione sanitaria, rimangono bloccate dall’incapacità di gestione. Godono di un rilievo ingiustificato attività paternaliste che tendono a creare illusioni, specialmente ai giovani,Yanomami ed altri. La contrattazione di medici cubani e altri, avvenuta quest’anno, ha finalmente dato inizio a un tentativo di risolvere la gravità delle situazioni sanitarie nei villaggi; ma anche questo dato positivo si scontra con l’incapacità di una gestione che non mette a disposizione i medicinali necessari. Questo causa un numero altissimo di rimozioni aeree di pazienti, per affrontare il caos della sanità a Boa Vista. Possiamo immaginare i costi di gestione, al sapere che nella Casa di Salute dell’Indio ci sono quasi mille indigeni internati. Il costo dei taxi aerei che ve li portano è milionario. Si fanno sempre più notare casi di dipendenti da alcool, e anche da altre droghe. Hanno sempre più peso fatti di abusi sessuali e diffusione di DST (malattie sessualmente trasmissibili).    Sull’altro fronte, dobbiamo considerare alcune attività organizzate dagli stessi indigeni, per prepararsi a far fronte alle nuove leggi, in via di approvazione, che cercano di  facilitare l’ingresso di grandi imprese minerarie nei loro territori. L’aumento degli apparecchi radio trasmittenti permette ogni giorno di più agli stessi Yanomami di denunciare le trasgressioni alla legge di cui sono testimoni.

            Internamente, noi missionari stiamo cercando di aiutare i nuovi arrivati a inserirsi nelle attività di appoggio alle comunità. L’anno che sta per finire ci ha visti molto concentrati nell’organizzazione del nostro Centro di Documentazione Indigena. La presenza di Luis e Ester è stata preziosissima e la loro partenza, ormai prossima, lascerà un grande vuoto. Mi chiedo sempre se un giorno o l’altro non compariranno altri missionari laici per seguire il loro esempio. Siamo in attesa della visita, in gennaio, di due amici che ci aiuteranno a preparare qualcosa per la commemorazione dei cinquant’anni della Missione di Catrimani tra gli Yanomami. Dulcis in fundo, sono ricomparsi un gruppo di indios (Pirititi) isolati che erano  considerati estinti, nel sud-est di Roraima.

            Non voglio protrarre oltre la spedizione di questo messaggio, e così concludo con un ringraziamento caloroso per tutte le vostre continue attenzioni che ci permettono ancora di essere presenza di speranza per i più indifesi. Con affetto e riconoscenza. Buon Natale a tutti

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