Torino perde abitanti: "continuare a costruire è stato sbagliato"

L'architetto Augusto Cagnardi: "Già negli anni Novanta il Piano Regolatore prevedeva il calo demografico"

Torino perde abitanti: "continuare a costruire è stato sbagliato"

Architetto Augusto Cagnardi, lei insieme a Vittorio Gregotti disegnò negli Anni Ottanta il Piano Regolatore Generale di Torino, approvato poi nel 1995. Oggi la città ha 884 mila abitanti, 80 mila in meno di allora, e l’Amministrazione comunale annuncia di voler rifare il Piano Regolatore, perché sarebbe nato immaginando una città in espansione. Condivide?

Non direi proprio. Anzi, era tutto previsto. Il Piano ebbe una fase di mio lavoro e di gestazione di sette anni e venne realizzato con l’apporto di studi delle più diverse professionalità, fin dalla fine degli anni Ottanta. Ricordo quelli sullo sviluppo industriale di Franco Momigliano che fotografavano già allora quello che si è poi verificato, fino all’abbandono di Torino da parte di gran parte delle attività della Fiat di allora.

Disegnaste quindi una città che avrebbe calato la sua popolazione complessiva?

Non ricordo un dato preciso sul calo del numero di abitanti, ma che la densità della città andasse a diminuire era un dato scontato. La Spina centrale è esattamente la risposta che immaginai a questo fenomeno: le fabbriche avevano o avrebbero liberato spazi urbani; in molti di essi avevamo immaginato aree verdi e non edificate.

Oggi, a vedere quel che è stato realizzato, non si direbbe…

Una cosa è il Piano, cioè il programma, il disegno della città che si intende promuovere. Altra cosa è l’attuazione dello stesso, cioè le realizzazioni di edifici, spazi, infrastrutture che seguono – o dovrebbero seguire – quel programma. A Torino, nelle aree di trasformazione individuate dal Piano, sono molto rare le architetture degne di nota realizzate nell’ultimo quarto di secolo. La realizzazione concreta del Piano ha tradito lo spirito iniziale.

Lei non si oppose?

La storia e nota, ma fa bene rinfrescarla. Venni messo da parte la sera stessa dell’approvazione del Piano Regolatore. Evidentemente, non era d’interesse per la Città che ne seguissi la fase di applicazione e di realizzazione delle architetture. Ricordo che la sera dell’approvazione venni lasciato solo, nemmeno invitato per una minima celebrazione dell’evento.

Cos’era successo?

Stava emergendo un movimento di opportunità economiche che vedeva l’urbanistica come l’organizzazione degli affari sul territorio e non come disegno dell’insediamento urbano per garantire qualità della vita agli abitanti della città. Non sostengo che gli operatori economici non debbano avere i loro interessi legittimi, ci mancherebbe, ma se quelli prevalgono su tutto, com’è stato, il risultato è evidente.

Nel caso di Torino, qual è?

Distantissimo, appunto, dal programma originario. Lo dico provocatoriamente, ma senza timore di sbagliare: il risultato dell’attuazione del Piano da vent’anni a questa parte è una deformazione delle premesse del 1995.

Il suo è un giudizio pesante. Nemmeno la realizzazione della Spina, il grattacielo Intesa San Paolo, l’area di Porta Susa la convincono?

Le realizzazioni non possono essere giudicate a livello urbanistico come elementi a sé stanti. Questo è quello che differenzia un Piano rispetto al progetto di un singolo edificio. Le torri nel Piano regolatore servivano per delineare il profilo della città lungo la Spina, per creare una prospettiva. Il grattacielo realizzato non assolve a quella funzione. E con quello dell’area ex Fiat Avio [la futura sede della Regione Piemonte, ndr] la città fa un grosso passo indietro nell’armonia del disegno urbano.

Secondo lei, Torino ha bisogno di un nuovo Piano regolatore?

Sinceramente, non ho gli elementi per giudicare. Non so, nel dettaglio, fino a che punto il Piano Gregotti-Cagnardi sia stato deformato in modo irrecuperabile.

Torino, dicono, continua a piacerle.

Certo. Sono io che lo dico. Non può essere altrimenti: una città nella quale per sette anni si è lavorato e combattuto per un’idea di disegno urbano che all’inizio era avversata da moltissimi e poi venne approvata non può che rimanere nella memoria dei ricordi positivi. E così è stato.

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