La vicinanza della comunità ecclesiale per l'ultimo saluto a Serena Saracino

L'Arcivescovo mons. Nosiglia il 24 marzo ha presieduto alla Gran Madre i funerali di Serena Saracino, l'universitaria torinese vittima dell'incidente stradale in Spagna di domenica scorsa

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La vicinanza della comunità ecclesiale per l'ultimo saluto a Serena Saracino

Le note delicate e dolenti dell’«Aria sulla quarta corda» di Johann Sebastian Bach, suonata dall’Orchestra Rai di Torino, hanno accolto stamane, presso la Gran Madre, il feretro di Serena Saracino, giovane vita spezzata a soli 23 anni nel terribile incidente stradale che ha coinvolto lei ed altri 12 studenti Erasmus in Spagna.

Alla celebrazione presieduta dall’Arcivescovo mons. Cesare Nosiglia, cui hanno preso parte anche il sindaco Piero Fassino e diverse autorità, c’erano numerose persone in chiesa e sul sagrato: parenti, amici, conoscenti, riunitisi per dare l’ultimo saluto alla loro Serena in una chiesa gremita in ogni posto, ma rimasta silenziosa e composta dall’inizio alla fine. Tante persone visibilmente provate ma di una sofferenza che non vuole fare troppo rumore, mentre si cerca di trovare un senso a ciò che sembra essere del tutto inspiegabile.

«In questi giorni ho pensato più volte, cari fratelli e sorelle, a quali parole di conforto e di speranza avrei potuto dire alla famiglia di Serena e a tanti suoi amici universitari, alla nostra comunità, in una circostanza così tragica e dolorosa – ha detto l’Arcivescovo Nosiglia durante la sua Omelia − No, non ci sono parole umane che possano alleviare questa grande sofferenza; solo gesti di amore possono lenire il dolore; solo il silenzio e la preghiera possono accompagnare questi momenti; solo la consolazione della Parola di Dio può infondere luce e forza nel cuore».

E a quell’amore forte e indistruttibile si è più volte appellato l’Arcivescovo, invitando tutti i presenti a ricordare le parole dell’apostolo Paolo quando dice: "Chi mai potrà separarci da questo amore forte e potente di Cristo che ha dato se stesso per noi? Forse la tribolazione, l’angoscia, la violenza e la stessa morte? In tutto queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati». 

Non è la morte che può separarci da chi amiamo dunque, neppure quando ci strappa con violenza e in maniera così inaspettata dai nostri cari di cui dobbiamo preservare intatto il ricordo. «Sono certo che i suoi sogni infranti di giovane e le aspettative sul suo futuro che stava costruendo con impegno e determinazione nello studio e nelle amicizie, in vista di una professione così prossima alle necessità della gente come è il lavoro di farmacista, non andranno perduti – ha proseguito l’Arcivescovo − Mi auguro che la sua testimonianza carica di entusiasmo e di speranza e vissuta con serietà e responsabilità sia di esempio a tanti altri giovani nel perseguire traguardi positivi per se stessi e per il bene comune della nostra società».

L’invito è stato poi, quello di riflettere seriamente sulla fragilità e sulla precarietà dell’esistenza umana, «sottoposta a rischi imprevedibili e dove, malgrado le tecnologie più avanzate, l'errore umano è sempre alla porta e può dominare anche le situazioni più normali e quotidiane». Difficile cercare conforto e trovare una risposta alle domande più dolorose, quando si è messi così duramente alla prova ma anche in questo sta la vera sfida: tentare di non abbattersi, impegnandosi nella ricerca costante e ostinata di strade nuove con cui riscattare la morte con la vita e la sofferenza con una concreta condivisione.

«Ciao Sere – scrivono i suoi compagni e amici del liceo scientifico Segrè – per noi sarai sempre tu, semplice e solare, buona e sincera, con il tuo sorriso punteggiato di lentiggini che ci ha accompagnato per tanti anni, fino alla preparazione della maturità. Ognuno ti penserà a suo modo e tutti questi ricordi insieme formeranno la tua figura, sempre al nostro fianco. E così, per noi della V C, il tuo banco non sarà mai vuoto».

Attraverso le parole più semplici e più vere di chi le ha voluto veramente bene, il ricordo di Serena e della sua esistenza breve, ma vissuta con così tanto impegno e passione, non andranno mai perduti.

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