La tragedia dello Chaberton. Il sorriso dei giovani per la montagna

Il racconto del funerale di Margherita Beria d'Argentine perita insieme a Antonio Lovato Dassetto e Adriano Trombetta travolti da una valanga in Valle Susa

Parole chiave: montagna (26), susa (2), morte (35), funerale (3), giovani (205)
La tragedia dello Chaberton. Il sorriso dei giovani per la montagna

Il sorriso di Margherita era lì: nel sole e nelle montagne che avvolgono Sauze di Cesana. Nei prati con poca neve attorno alla chiesa di San Restituto, martedì mattina. Nella gente - una folla arrivata da tutta la Valle, da Torino, dal Piemonte - che con il volto rigato dalle lacrime ha ascoltato quel monito che era anche un auguro del papà, Maurizio Beria. È stato lui a ricordare con più incisività la figlia, 24 anni, che ha perso la vita con il fidanzato Antonio Lovato Dassetto, 28 anni e con la guida alpina Adriano Trombetta, 38 anni, travolti tutti e tre venerdì scorso da una valanga in un vallone dello Chaberton che non ha lasciato scampo. È stato Maurizio, sindaco e padre, a ricordare la figlia. E a guardare tutti negli occhi, come avrebbe fatto lei: "Per amore e per rispetto di Margherita, dovremo orientare le nostre azioni all’armonia del creato, i nostri pensieri alla profondità del cuore", ha detto dall'altare. Una dignità che non cancella il dolore, forse lo rafforza, forse lo amplifica. Maurizio, la mamma Marella, le due sorelle hanno dato una testimonianza di amore. Quello che è così forte e cresce nel silenzio. Nel legame di una chiesa a 1600 metri di altitudine sopra Sauze, al centro della Via Lattea, con il Cielo. Il parroco don Paolo Molteni ha concelebrato la messa del funerale con altri sacerdoti della valle. Don Francesco Decio, nell'omelia, non trattiene le lacrime. Parole semplici, legate al sorriso di Margherita, ma anche alla Chiesa che è madre e a Dio che dona suo figlio che va a morire in croce. Poi la montagna, la capacità di salire in alto, ma di puntare a quanto c'è in Alto. Il silenzio accompagna una cerimonia che è un luogo di tanti incontri. L'incontro tra Margherita e chi gli ha voluto bene, tra gli amici e altri amici, tra i bambini ai quali insegnava, tra le grandi sue passioni che si proiettano nelle mille persone presenti. Non è un addio. Maurizio Beria e don Decio lo dicono chiaramente. La perdita di una persona così giovane lascia l'inspiegabilità umana, che trova senso nel disegno di Dio. Eppure, guardi a quella montagna e ti chiedi comunque, sempre, il perché. Perché lei, il fidanzato, l'amico con cui erano, sono stati chiamati in Alto così presto. Maurizio e Marella, la famiglia Beria, tutti gli amici, salutano uno a uno i presenti e ripensano al loro perché, di famiglia che perde una figlia. Tanti incontri, in un giorno così triste. E altri ce ne saranno ancora tristi. Ma martedì mattina a Sauze di Cesana era come se Margherita fosse lì. Non vuole esserci retorica in questa immagine. Ma in quel silenzio, nel sole e nell'aria ancora troppo fredda per veicolare la primavera, era come se un incontro più grande si consumasse. E il saluto non fosse l'ultimo. Dio si manifesta nei più piccoli, si legge nel Vangelo. Questa volta anche nel sorriso di Maurizio Beria, di Marella, delle sorelle di Marghe. Nel sorriso di Marghe. Un segno, un gesto, quel sorriso e quell'abbraccio. Pieno di dignità e di forza. In quell'armonia del Creato, di Cielo e terra che a volte si toccano - che Margherita ha sempre coltivato ai suoi occhi. 

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