Siamo chiamati a scrivere le pagine viventi del Vangelo della Misericordia

L’invito del Papa a compiere gesti concreti d’amore, per scrivere quelle pagine del Vangelo che l’apostolo Giovanni non ha scritto. Al Regina Coeli l’appello per l’Ucraina.

Siamo tutti chiamati a scrivere pagine viventi del Vangelo della Misericordia

Il Vangelo è il libro della misericordia di Dio, da leggere e rileggere, ma non tutto è stato scritto. Come Gesù “fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro” (Gv 20,30) tutti noi siamo chiamati “a diventare scrittori viventi del Vangelo, portatori della Buona Notizia a ogni uomo e donna di oggi”. Il Vangelo della misericordia rimane un libro aperto, dove continuare a scrivere i segni dei discepoli di Cristo, gesti concreti di amore, che sono la testimonianza migliore della misericordia.

Papa Francesco ha invitato tutti noi a mettere in pratica le Opere di Misericordia corporale e spirituale, che sono lo stile di vita del cristiano: “gesti semplici e forti, a volte perfino invisibili” come visitare quanti sono nel bisogno, portare loro la tenerezza e la consolazione di Dio.

Spalancare le porte del cuore

Nel brano del Vangelo della seconda domenica di Pasqua emerge un contrasto evidente: da una parte c’è “il timore dei discepoli, che chiudono le porte di casa”; dall’altra, c’è “la missione da parte di Gesù, che li invia nel mondo a portare l’annuncio del perdono”. Può esserci anche in noi questo contrasto, una lotta interiore tra la chiusura del cuore e la chiamata dell’amore ad aprire le porte chiuse e uscire da noi stessi. Cristo, che “per amore è entrato attraverso le porte chiuse del peccato, della morte e degli inferi”, desidera entrare anche da ciascuno per “spalancare le porte chiuse del cuore”. Egli, che con la Risurrezione ha vinto la paura e il timore che ci imprigionano, “vuole spalancare le nostre porte chiuse e inviarci”.

La missione che ci viene affidata

“Ogni infermità - ha osservato Papa Francesco - può trovare nella misericordia di Dio un soccorso efficace. La sua misericordia, infatti, non si ferma a distanza: desidera venire incontro a tutte le povertà e liberare dalle tante forme di schiavitù che affliggono il nostro mondo. Vuole raggiungere le ferite di ciascuno, per medicarle”. Essere apostoli di misericordia significa toccare e accarezzare le sue piaghe, presenti anche oggi nel corpo e nell’anima di tanti suoi fratelli e sorelle.

È questa la missione che ci viene affidata: Tante persone chiedono di essere ascoltate e comprese. Il Vangelo della misericordia “da annunciare e scrivere nella vita”, cerca persone con il cuore paziente e aperto, “buoni samaritani” che conoscono “la compassione e il silenzio dinanzi al mistero del fratello e della sorella”; domanda “servi generosi e gioiosi, che amano gratuitamente senza pretendere nulla in cambio”.

Una pace che non divide, ma unisce

“Pace a voi!” (v. 21): è il saluto che Cristo porta ai suoi discepoli; è la stessa pace, che attendono gli uomini del nostro tempo. Non è una pace negoziata, non è la sospensione di qualcosa che non va: è “la sua pace, la pace che proviene dal cuore del Risorto, la pace che ha vinto il peccato, la morte e la paura”. È “la pace che non divide, ma unisce”; è “la pace che non lascia soli, ma ci fa sentire accolti e amati”; è “la pace che permane nel dolore e fa fiorire la speranza”. Questa pace, come nel giorno di Pasqua, “nasce e rinasce sempre dal perdono di Dio, che toglie l’inquietudine dal cuore”. Essere portatrice della sua pace: questa è la missione affidata alla Chiesa il giorno di Pasqua.

L’appello per l’Ucraina

Dopo la Santa Messa, al Regina Coeli, Papa Francesco ha voluto ricordare “tutte le popolazioni che più hanno sete di riconciliazione e di pace”. In particolare il pensiero del Papa è andato a quanti in Ucraina “rimangono nelle terre sconvolte dalle ostilità che hanno causato già varie migliaia di morti, e di quanti – più di un milione – sono stati spinti a lasciarle dalla grave situazione che perdura”. Ad essere coinvolti sono soprattutto anziani e bambini.

Per loro il Papa ha deciso di promuovere “una speciale colletta in tutte le chiese cattoliche d’Europa domenica 24 aprile prossimo”. “Questo gesto di carità - ha proseguito - oltre ad alleviare le sofferenze materiali, vuole esprimere la vicinanza e la solidarietà mia personale e dell’intera Chiesa. Auspico vivamente che esso possa aiutare a promuovere senza ulteriori indugi la pace e il rispetto del diritto in quella terra tanto provata”.

La Giornata Mondiale contro le mine antiuomo

Il Papa ha anche ricordato la Giornata Mondiale contro le mine antiuomo, che ricorrerà domani. “Troppe persone continuano ad essere uccise o mutilate da queste terribili armi, e uomini e donne coraggiosi rischiano la vita per bonificare i terreni minati. Rinnoviamo, per favore, l’impegno per un mondo senza mine!”.

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