Papa Francesco, novantanove pecore e il Pastore che non sta chiuso nell’ovile

“Nella visione di Gesù non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate”. L’Udienza Generale dedicata alla Parabola della pecorella smarrita.

Papa Francesco, novantanove pecore e il Pastore che non sta chiuso nell’ovile.

Nessuna pecora può andare perduta. Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi. L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile.

Novantanove pecore indifese

“Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?” (Lc 15,4). Illustrando la parabola ai fedeli Papa Francesco si è domandato: “è saggio abbandonare le novantanove per una pecora sola? E per di più non al sicuro di un ovile ma nel deserto?”. Secondo la tradizione biblica il deserto è luogo di morte dove è difficile trovare cibo e acqua, senza riparo e in balia delle fiere e dei ladri. “Cosa possono fare novantanove pecore indifese?”.

Una volta ritrovata la pecora, “se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me” (v. 6). Sembra quindi che il pastore non torni nel deserto a recuperare tutto il gregge! Proteso verso quell’unica pecora sembra dimenticare le altre novantanove.

Il bilancio del pastore

“Ma in realtà - ha osservato il Papa - non è così”. Il Pastore potrebbe ragionare in questo modo: “Faccio il bilancio: ne ho novantanove, ne ho persa una, ma non è una grande perdita”. Lui invece va a cercare quella, perchè ognuna è molto importante: “per lui e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata; e lui va a cercarla”.

Il gregge del Signore è sempre in cammino: “non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie”. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta. Il Signore quindi va cercato “là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo!”.

In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore. “Mentre ricerca la pecora perduta - ha osservato Francesco - egli provoca le novantanove perché partecipino alla riunificazione del gregge. Allora non solo la pecora portata sulle spalle, ma tutto il gregge seguirà il pastore fino alla sua casa per far festa con amici e vicini”.

Dio non scarta nessuno
Siamo tutti avvisati: “la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia Egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza”. Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto, in Dio questo non c’entra: “Dio non scarta nessuna persona; Dio ama tutti, cerca tutti: uno per uno!”. Lui non conosce questa parola “scartare la gente”, perchè Dio “è tutto amore e tutta misericordia”.

 

 

La vicinanza ai peccatori

La parabola viene raccontata da Gesù “per far comprendere che la sua vicinanza ai peccatori non deve scandalizzare”, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su come viviamo la nostra fede. Il racconto vede da una parte i peccatori che si avvicinano a Gesù per ascoltarlo e dall’altra parte i dottori della legge, gli scribi sospettosi che si discostano da Lui per questo suo comportamento. Si discostano perchè Gesù si avvicinava ai peccatori. Questi erano orgogliosi, erano superbi, si credevano giusti.

La “puzza di chiuso”

“Dovremmo riflettere spesso su questa parabola - ha commentato il Papa - perché nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e se ne è andato lasciando il posto vuoto”. A volte questo è scoraggiante e ci porta a credere che sia una perdita inevitabile, una malattia senza rimedio. E’ allora che corriamo il pericolo “di rinchiuderci dentro un ovile, dove non ci sarà l’odore delle pecore, ma puzza di chiuso!”.

E i cristiani? “Non dobbiamo essere chiusi, perchè avremo la puzza delle cose chiuse. Mai! Bisogna uscire e non chiudersi in sè stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, ritenendosi i giusti. Questo succede quando manca lo slancio missionario che ci porta ad incontrare gli altri”.

Nessuno è definitivamente perduto

Nella visione di Gesù non ci sono “pecore definitivamente perdute”, ma solo “pecore che vanno ritrovate”. “Questo - ha sottolineato Francesco - dobbiamo capirlo bene: per Dio nessuno è definitivamente perduto. Mai! Fino all’ultimo momento, Dio ci cerca. Pensate al buon ladrone; ma solo nella visione di Gesù nessuno è definitivamente perduto”. La prospettiva pertanto è tutta dinamica, aperta, stimolante e creativa. Ci spinge ad uscire in ricerca per intraprendere un cammino di fraternità: “Nessuna distanza può tenere lontano il pastore; e nessun gregge può rinunciare a un fratello”.

Trovare chi si è perduto è “la gioia del pastore e di Dio”, ma è anche “la gioia di tutto il gregge!”. “Siamo tutti noi - ha concluso il Santo Padre - pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge!”.

Guardie svizzere, detenuti e Rosario

Al termine della catechesi il Papa ha salutato i “familiari e amici delle nuove guardie svizzere, venuti a Roma in occasione del loro giuramento”. Il pensiero di Francesco è andato anche ai detenuti ed ai familiari del progetto “Madonna di Roca” di Lecce.

Il mese di maggio è dedicato alla Madonna: “Cari giovani, coltivate la devozione alla Madre di Dio con la recita quotidiana del Rosario; cari ammalati, sentite la vicinanza di Maria di Nazaret specialmente nell’ora della croce e voi, cari sposi novelli, pregatela perché non manchi mai nella vostra casa l’amore e il rispetto reciproco”.

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