«Le Chiese non siano mai "affariste", redenzione di Cristo è gratuita»

Il richiamo di papa Francesco durante l'omelia di Santa Marta, la storia di un processo di gratuità evangelica. La sottolineatura del presidente della Cei Bagnasco.

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«Le Chiese non siano mai "affariste", redenzione di Cristo è gratuita»

«Una volta, appena sacerdote, io ero con un gruppo di universitari, e voleva sposarsi una coppia di fidanzati. Erano andati in una parrocchia: ma, volevano farlo con la Messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: “No, no: non si può”. “Ma perché non si può con la Messa? Se il Concilio raccomanda di farlo sempre con la Messa”. “No, non si può, perché più di 20 minuti non si può”. “Ma perché?”. “Perché ci sono altri turni”. “Ma, noi vogliamo la Messa!”. “Ma pagate due turni!”. E per sposarsi con la Messa hanno dovuto pagare due turni. Questo è peccato di scandalo».

Venerdì mattina 21 novembre, come tutte le mattine, alla Messa delle 7 a Casa Santa Marta, Papa Francesco fa una breve riflessione sulle letture bibliche della Messa nella memoria della Presentazione (al Tempio) della Beata Vergine Maria.

La liturgia del giorno propone il Vangelo in cui Gesù caccia i mercanti dal Tempio, perché hanno trasformato la casa di preghiera in un mercato. Quello di Gesù – spiega il Papa - è un gesto di purificazione: «Il Tempio era stato profanato e, con il Tempio, il popolo di Dio. Profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo».

Osserva ancora il Papa: «La gente è buona, la gente andava al Tempio, non guardava queste cose; cercava Dio, pregava, ma doveva cambiare le monete per fare le offerte. Il popolo di Dio andava al Tempio non per questa gente, per quelli che vendevano, ma andava al Tempio per Dio e lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo».

E ricorda l’episodio biblico di Anna, la mamma di Samuele, una donna umile che va al Tempio per chiedere la grazia di un figlio: «Bisbigliava in silenzio le sue preghiere, mentre il sacerdote e i suoi due figli erano corrotti, sfruttavano i pellegrini, scandalizzavano il popolo». 

Il Pontefice pensa allo scandalo «che possiamo fare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali nel Tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità … Quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi per il battesimo, la benedizione, le intenzioni per la Messa. E il popolo si scandalizza». E conclude: «Le chiese non diventino mai case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita».

È bastato questo per scatenare i media – giornali e siti – sulle «tariffe dei Sacramenti», senza alcuna mediazione, senza alcun tentativo di traduzione, senza alcuno sforzo di vedere il contesto, e soprattutto con quella bruttissima abitudine tutta italiana di pensare che siamo l’ombelico del mondo. E non ci si rende conto che il Papa è sì Vescovo di Roma e Primate d’Italia ma è anche Pastorale universale della Chiesa mondiale. Allora merita ricordare alcune cose.

1) Il Papa riferisce episodio avvenuto «appena sacerdote», cioè esattamente 45 anni fa: fu infatti ordinato sacerdote nella Compagnia di Gesù il 13 dicembre 1969 da mons. Ramón José Castellano, arcivescovo di Cordoba. Il Concilio Vaticano II si era svolto da appena cinque anni e la Chiesa in tutto il mondo era nella delicata fase di applicazione del Concilio, tra cui anche lo sganciamento della celebrazione dei Sacramenti dalla prestazione in denaro.

2) Sicuramente in Argentina e a Buenos Aires, come in tutto il mondo, le cose sono maturate, cambiate e – pensiamo – migliorate nei decenni.

3) Ma resta la terribile denuncia di Bergoglio: «… entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi». È difficile, anzi impossibile, dire a quale realtà si riferisca il Papa: romana? italiana? europea? sudamericana?

4) Anche nella Chiesa italiani – ricorda il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei - «i Sacramenti non sono assolutamente pagati in nessun modo», anche se ci sono situazioni differenziate nella Penisola, r non proprio idilliache soprattutto al Sud.

5) In diocesi di Torino, sotto la spinta dell’arcivescovo Michele Pellegrino (1965-1977) dal 1968 ci si è avviati alla disgiunzione dei proventi dei sacerdoti dagli atti di ministero «approvando e incoraggiando i sacerdoti responsabili che, secondo la loro prudenza, volessero instaurare un regime di libera contribuzione abolendo il tariffario». Padre Pellegrino nella lettera pastorale «Camminare insieme» (8 dicembre 1971) propone «come una meta a cui tendere lo sganciamento della singola prestazione ministeriale dal compenso in denaro» (numero 11). In questo senso si era espresso anche il secondo Sinodo ordinario dei vescovi che dal 30 settembre al 6 novembre 1971 aveva affrontato due temi: «Il sacerdozio ministeriale e la giustizia nel mondo». Aveva infatti auspicato che «i proventi dei sacerdoti fossero disgiunti dagli atti di ministero, specialmente da quelli di natura sacramentale».

6) Dopo ampia e capillare maturazione si deve al cardinale arcivescovo Anastasio Alberto Ballestrero (1977-1989) la decisione: «Dal 1° gennaio 1982 è abolita ogni richiesta di contributo dei fedeli per prestazioni ministeriali in occasione di matrimoni e di funerali». La disposizione aveva valore anche per la celebrazione degli altri Sacramenti e sacramentali.

7) I richiami morali ed ecclesiali del Papa conservano tutta la loro attualità, validità e urgenza. Sempre. E invitano alla conversione della mente, del cuore, della vita. Quando richiama, come ha fatto venerdì 21 novembre, «le chiese non diventino mai case di affari, la redenzione di Gesù è sempre gratuita». O come ha fatto nell’udienza del 5 novembre scorso parlando ai partecipanti a un corso promosso dal tribunale della Rota romana. Niente «affari» e niente «scandali pubblici» nei procedimenti per la nullità matrimoniale, ha avvertito Papa Francesco, che ha evocato un aneddoto di quando era arcivescovo di Buenos Aires (1998-2013) e allontanò una persona che «vendeva» le sentenze. Papa Bergoglio ha riecheggiato la proposta emersa nel Sinodo straordinario sulla famiglia (5-19 ottobre 2014) di rendere gratuiti i processi di nullità e ha raccomandato di «snellire le procedure» secondo «un criterio di giustizia» perché alcune procedure sono troppo «lunghe o pesanti per le persone semplici».

«I sacramenti non vengono assolutamente pagati. Le offerte che i fedeli intendono dare in forma libera sono un modo per contribuire alla necessità materiali della chiesa. Si può camminare sempre meglio per fare capire a tutti quanti che non c'è un commercio e non ci può essere un commercio tra le cose sacre, nessun tipo di compenso materiale». Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, arcivescovo di Genova, ha ripreso le parole di Papa Francesco, pronunciate durante l'omelia a Santa Marta, sul commercio dei sacramenti, che va evitato assolutamente. «I nostri parroci - ha concluso Bagnasco - di fronte a situazioni di impossibilità di avere un'offerta, sicuramente non rifiutano di dare nessun sacramento». 

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