Il Papa prepara un'enciclica sull'ecologia

Intanto domenica 9 novembre è stato preparato dalla Cei per la giornata del ringraziamento, il documento "Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta"

Parole chiave: ecologia (12), papa (648), agricoltura (5), vescovi (60)
Il Papa prepara un'enciclica sull'ecologia

 «Voi sapete che sto preparando un’enciclica sull’ecologia: le vostre preoccupazioni saranno tenute presenti». È la conferma, data nel discorso del 28 ottobre ai Movimenti popolari dell’America Latina, Papa Francesco sta lavorando al testo. È la sua seconda enciclica dopo la prima, «Lumen fidei» (2013), a quattro mani con Papa Benedetto. La prima notizia è del gennaio 2014, quando il testo era allo stadio iniziale. Sembra di capire che il Papa affronterà il tema dell’«ecologia umana» sulla base dell’insegnamento di San Francesco d’Assisi e del suo «Cantico delle creature».                        

Papa Francesco denuncia con insistenza: «La cultura dello scarto tende a diventare mentalità comune che contagia tutti, rendendoci insensibili agli sprechi e agli scarti alimentari, ancora più deprecabili quando in ogni parte del mondo molte persone e famiglie soffrono fame e malnutrizione».                                                                          

Di ecologia e agricoltura, dei frutti della terra e di rispetto della natura parla il messaggio dei vescovi italiani per la 64ª «Giornata nazionale del ringraziamento» di domenica 9 novembre sul tema «Benedire i frutti della terra e nutrire il pianeta» che richiama il tema dell’Expo di Milano 2015 «Nutrire il pianeta, energia per la vita».         

Il cibo è dono di Dio per la famiglia umana, ma milioni e milioni sono affamati e malnutriti, tra i quali moltissimi bambini. L’indifferenza delle nazioni più ricche e l’eccesso di consumo di cibo contrastano con la fame e la sottonutrizione di buona parte dell’umanità, uno scandalo che contraddice drammaticamente «la destinazione universale dei beni della terra» di cui parla il Concilio nella «Gaudium et spes».

                                                                                                                       

L’«agricoltura industriale» contemporanea è molto articolata su grandi estensioni e coinvolge sempre più reti di imprese e tecniche complesse. Ma l’alta finanza tratta il cibo come pura merce dalla quale trarre enormi profitti. Sulla terra avvengono gigantesche speculazioni: la si destina ad altri scopi, la si sottopone ad abusi e  inquinamenti. «Si tratta di educarci a pensare l’agricoltura come spazio in cui la giusta ricerca della remunerazione del lavoro si intrecci con la solidarietà, l’attenzione ai poveri, la lotta allo spreco, la custodia della terra. La terra va custodita come un vero e proprio bene comune della famiglia umana, dato per la vita di tutti.

Bisogna fare in modo che il rispetto e la ricerca della qualità dei beni salvaguardi la capacità della terra di produrre per le generazioni e future. Occorre presidiare il territorio contro il degrado e la cementificazione, che lo rendono inospitale e sottraggono aree alla produzione di cibo, come l’installazione di pannelli solari sul terreno anziché collocarli sugli edifici».                                                                 

L’agricoltura è anche custodia del territorio. Quando esso è privato della presenza del lavoro agricolo, è anche meno curato, più esposto a fenomeni di erosione, tanto più in tempi di mutamenti climatici, segnato da eventi meteorologici di vasta portata – dice la Cei - «che richiedono un grande impegno politico-economico della comunità internazionale» dando «una risposta collettiva basata sulla cultura della solidarietà, dell’incontro e del dialogo».   

Ai vescovi sembra «doveroso ringraziare i contadini e tutti coloro che, lavorando con amore e passione la terra, ci forniscono un cibo buono e sicuro, non dimenticando il  grande contributo offerto dai lavoratori immigrati e dalle famiglie rurali. Si tratta di coniugare tradizione e innovazione, unica strada per far fronte ai gravi problemi che investono il mondo agricolo». Come suggeriva San Giovanni Paolo II ai contadini: «Camminate nel solco della vostra migliore tradizione, aprendovi a tutti gli sviluppi significativi dell’era tecnologica, ma conservando gelosamente i valori perenni che vi contraddistinguono». E Papa Francesco nella visita in Molise ha chiesto «di maturare vocazioni per la terra, onde essere contadini per vocazione e non per costrizione».                              

La custodia della terra per nutrire il pianeta è impresa che richiama anche la responsabilità dei singoli e delle famiglie, come consumatori responsabili e cittadini attivi: «Educarci alla custodia della terra significa adottare comportamenti e stili di vita in cui l’uso del cibo e dei prodotti alimentari sia più attento e lungimirante. Spesso il modo di acquistare di ognuno decide il futuro di una piccola cooperativa». 

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