Francesco: "Lotta alla fame ostacolata dalle logiche distorte del mercato"

L'intervento di Papa Bergoglio all'Assemblea della FAO a Roma

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Francesco: "Lotta alla fame ostacolata dalle logiche distorte del mercato"

 «La lucha contra el hambre y la desnutrición... La lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla “priorità del mercato” e dalla “preminenza del guadagno” che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato e di ricevere una sana alimentazione. Nos pide dignidad, no limosna, ci chiede dignità, non elemosina».

Papa Francesco continua la battaglia contro le infami speculazioni – sicuramente peggiorate dalla crisi economica globale - che affamano milioni di creature. Parlando in spagnolo alla seconda Conferenza internazionale sulla nutrizione, in corso a Roma nella sede della Fao in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità,  dice che il diritto all’alimentazione sarà garantito solo se «ci preoccupiamo della persona che patisce gli effetti della fame e della denutrizione, il soggetto reale di tale diritto. Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri: forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. I destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia, che dipendono gli uni dagli altri».

Ma viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra le nazioni «sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l’amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso. Questo è il quadro del mondo, in cui si devono riconoscere i limiti di impostazioni basate sulla sovranità di ognuno degli Stati, intesa come assoluta, e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da ridotti gruppi di potere».

Eppure i poveri «esigono che si metta in pratica» la giustizia contributiva e distributiva. Per questo le organizzazioni internazionali con i loro piani di sviluppo dovrebbero tener conto del desiderio, «tanto frequente tra la gente comune», di vedere sempre rispettati i diritti fondamentali della persona, soprattutto di quella che ha fame: «Quando questo accadrà, anche gli interventi umanitari, le operazioni urgenti di aiuto e di sviluppo avranno maggiore impulso e daranno i frutti desiderati».

«La primera preocupación debe ser la persona. La prima preoccupazione deve ssere la persona. Coloro che mancano del cibo quotidiano hanno smesso di pensare alla vita e ai rapporti familiari e sociali, e lottano solo per la sopravvivenza».

Il 5 dicembre nel 1992 alla prima Conferenza internazionale sulla nutrizione Giovanni Paolo II «mise in guardia contro il rischio del “paradosso dell’abbondanza”» che Papa Bergoglio spiega così: «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Questo è il paradosso! Purtroppo questo paradosso continua a essere attuale. Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame; e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale, dalla corruzione o da un richiamo doloroso alla crisi economica».

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La sfida da superare è la «mancanza di solidarietà», una parola «che abbiamo inconsciamente il sospetto di dover togliere dal dizionario». Le nostre società «sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce con il privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni. Quando manca la solidarietà in un Paese, ne risentono tutti. La solidarietà è l’atteggiamento che rende le persone capaci di andare incontro all’altro e di fondare i rapporti reciproci su quel sentimento di fratellanza che spinge a cercare insieme il bene comune». Agli Stati «viene chiesto di agire di comune accordo, aiutandosi mediante il diritto internazionale».

Una fonte inesauribile d’ispirazione – aggiunge il Papa - «è la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e di ascolto reciproco». Solo così «l’obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile. Ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque». Tutto questo richiede perseveranza e sostegno: «La Chiesa cattolica cerca di offrire anche in questo campo il proprio contributo, mediante un’attenzione costante ai poveri e ai bisognosi in ogni parte del pianeta». Intende così contribuire ad adottare i criteri che devono realizzare lo sviluppo di un sistema internazionale equo. «Sono criteri che, sul piano etico, si basano su pilastri come la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà», pilastri indicati cinquant’anni fa da Giovanni XXIII nella «Pacem in terris» (11 aprile 1963) che «in campo giuridico includono il diritto all’alimentazione, il diritto alla vita e a un’esistenza degna, il diritto a essere tutelati dalla legge, non sempre vicina alla realtà di chi soffre la fame, e l’obbligo morale di condividere la ricchezza economica del mondo».

Per introdurre l’ultima parte di questo sostanzioso discorso Francesco ricorda «una frase che ho sentito da un anziano, molti anni fa: “Dio perdona sempre le offese, gli abusi; sempre perdona. Gli uomini perdonano a volte. La Terra non perdona mai”», sapienza popolare che il Pontefice traduce con: «Custodire la sorella Terra, la madre Terra, affinché non risponda con la distruzione». È, in fondo, il tema dell’Expo di Milano 2015 «Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita». L’unità della famiglia umana «è fonndato sulla paternità di Dio Creatore e sulla fratellanza degli esseri umani: nessuna forma di pressione politica o economica che si serva della disponibilità di cibo può essere accettabile. Penso alla nostra sorella e madre Terra, al Pianeta. Se siamo liberi da pressioni politiche ed economiche per custodirlo, per evitare che si autodistrugga.

Infine «nessun sistema di discriminazione, di fatto o di diritto, vincolato alla capacità di accesso al mercato degli alimenti, deve essere preso come modello delle azioni internazionali che si propongono di eliminare la fame. dare da mangiare agli affamati per salvare la vita nel Pianeta». E salutando il personale della Fao, esorta «ad avere uno spirito di solidarietà e di comprensione verso tutti andando oltre le carte per scorgere al di là di ogni pratica i volti spenti e le situazioni drammatiche di persone provate dalla fame e dalla sete. L’acqua non è gratis, come tante volte pensiamo. Sarà il grave problema che può portarci a una guerra. Gli affamati ci chiedono dignità, non elemosina».

Già Benedetto XVI, parlando alla Fao il 1° luglio 2011, aveva detto: basta speculazioni sui prezzi agricoli e sul cibo perché «la povertà, il sottosviluppo e la fame sono spesso il risultato di atteggiamenti egoistici che, partendo dal cuore dell’uomo, si manifestano nel suo agire sociale, negli scambi economici, nelle condizioni di mercato, nel mancato accesso al cibo e si traducono nella negazione del diritto primario di ogni persona a nutrirsi e quindi a essere libero dalla fame».

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