Torino; perchè il lavoro dei giovani è un miraggio

Analisi sulla disoccupazione giovanile nel nostro territorio. I risultati sono allarmanti

Parole chiave: torino (730), lavoro (167), disoccupazione (12)
Torino; perchè il lavoro dei giovani è un miraggio

L’analisi dell’impatto   prodotto dalle trasformazioni   e dalle crisi   intervenute negli  ultimi decenni ha  messo in luce  una sostanziale fragilità del sistema economico   torinese  e la sua  scarsa capacità  di reagire alle difficoltà  creando  ricchezza e soprattutto posti di lavoro. Non è un caso  che nella graduatoria  che misura  la vitalità delle province italiane  attraverso il valore aggiunta pro capite, Torino  è scesa al 24° posto, preceduta da tutte le città capoluogo del Centro Nord con l’eccezione di Venezia.  Non va molto meglio il Piemonte che da molti anni è sceso dal podio e occupa attualmente  la decima posizione  preceduto dalle Province Autonome di Trento e Bolzano e da Lombardia, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Lazio, Veneto, Liguria, Toscana e Friuli Venezia Giulia.

La minor vitalità dell’economia torinese  emerge  mettendo a confronto gli andamenti dei tassi di disoccupazione di Torino con quelli delle altre aree del Paese con una struttura economica e sociale  paragonabile a quella del capoluogo piemontese. Da questo confronto Torino  si fregia di record di cui farebbe volentieri a meno. Prendiamo il tasso di disoccupazione totale. In provincia di Torino è pari al 10,4%: 3 punti percentuali in più di Milano,  5 punti in più di Bologna e poco meno di un punto in più di Roma. Anche provincie, come Venezia e Firenze hanno tassi di disoccupazione inferiori di 2-3 punti a quello del capoluogo piemontese.  Come risulta dal  grafico  la mini ripresa avviata a partire dal 2015 ha allentato anche  nell’area  torinese il morso della disoccupazione, ma  il divario  rispetto alle altre aree  si è ridotto   di poco,  segno evidente del difficile momento che sta attraversando non da oggi l’economia torinese.

Il prezzo di questo stato di cose lo pagano i giovani torinesi, molto più che in altre aree del Paese.  Basta mettere a confronto gli andamenti dei tassi di disoccupazione giovanili (15-24 anni) per rendersene conto. A Torino è pari al 40,8% decisamente più alto di Milano e soprattutto  di Bologna(13,2%)  e di altre  città del Nord Est come Trento e Bolzano  che contribuiscono a fare  di quest’area  un’ isola   dove   la lotta alla disoccupazione giovanile sta dando buoni frutti.  Nelle restanti aree del Nord solo Milano e la Lombardia  reggono il passo  mentre a Torino e a Genova le code dei giovani  che non trovano lavoro sono molto  lunghe e si assottigliano molto lentamente.

Ma quanti sono i giovani torinesi che si trovano in questa situazione? Che caratteristiche hanno, che tipo di rapporto hanno con il mondo  dello studio e del lavoro. L’analisi che segue, i cui risultati sono sintetizzati nella tabella,  mette a fuoco alcune peculiarità del «pianeta giovani» in provincia di Torino.

In provincia di Torino i giovani tra e 15 e i 29 anni sono 310 mila e rappresentano il 13,6% della popolazione: poco più di metà sono maschi. La fascia più numerosa è quella dei 25-29enni (37%); i giovanissimi (15-19 anni) sono il 31%.

Secondo l’Istat i giovani torinesi in età compresa tra i 15 e i 29 anni che risultano occupati  erano nel  2015 99.000; di  questi il 60% sono maschi. Posto uguale a 100 il totale degli occupati  i 15-29enni sono l’11%; il 68% dei giovani occupati si concentra tra i 25 e i 29 enni; i 15-19 enni che lavorano sono 3500 (lo 0,3%).

Per questi giovani il tasso di occupazione si aggira attorno al 32%.  Tra il 2000 e il 2015 è sceso di 18 punti percentuali (dal 50 al 32%); di oltre 20 punti per gli uomini e di 15 punti per le donne.  Tra i 30-44 enni il tasso è sceso solo di 5 punti; per i 45-59 è aumentato passando dal 60,2 al 76,8%; tra i 60-74 anni è addirittura raddoppiato  passando dal 7,2 al 14%. 

Sempre secondo l’Istat i 15-29 anni che cercano  lavoro  sono 42.800; poco più di un terzo del totale dei disoccupati: il 57% sono uomini; il 60% ha un’età compresa tra i 15 e 24 anni. Il loro tasso di disoccupazione è  pari al 30,2%. Sale al 40% tra  i 20-24 enni e al 67% per i 15-19 enni. Tra il 2004 e il 2015 il tasso medio è più che raddoppiato (+125%) con una punta  del 200% per i 20-24enni.

Secondo i dati forniti dall’Ires  Piemonte  i giovani 15-29enni che studiano sono 88.400: l’83%  frequenta la scuola secondaria di 2° grado; i residenti iscritti all’Università sono 9 mila.

Sommando il numero degli occupati a quelli che cercano lavoro si ottiene la « forza lavoro» che è pari a 141.800 unità.  Sottraendo tale entità dal totale dei giovani si ottiene la «non forza lavoro», 168.545 giovani.  Al netto  dei giovani che studiano   si ottiene un gruppo di giovani  che ho chiamato gli «invisibili»: sono  i  Neet  cioè quei giovani che non studiano e non cercano  lavoro.  Un contenitore di situazioni molto diverse. Diverse sono anche le cause che hanno indotto i giovani a diventare Neet.  Un ruolo importante hanno la  situazione personale, la condizione famigliare,  i comportamenti, le scelte e le aspettative, la sfiducia e la rassegnazione.

Se ai Neet si aggiungono i giovani che non hanno smesso di cercare lavoro si ottiene un «esercito» di 122.000 giovani accumunati dalla difficoltà di realizzare un «normale» progetto  di vita. Tra essi c’è sicuramente una quota di giovani piemontesi tra i 18 e i 24 anni che vivono in condizioni di povertà Da un’indagine condotta dall’Istat sulle condizioni di vita delle famiglie emerge che in Piemonte  il 25,4% dei minori  e il 17,5%  dei giovani tra i 18 e i 24 anni vive in condizioni di povertà.  La crescente vulnerabilità dei minori è legata alle difficoltà dei genitori a sostenere il peso economico della prima fase del ciclo di vita familiare a causa della scarsa e precaria offerta di lavoro, che diventa la principale causa delle deprivazioni di cui soffrono i giovani «maggiorenni».

Il loro stato di povertà e soprattutto quello dei minori ha subito una forte accelerazione negli ultimi 5 anni e, in particolare, negli ultimi due anni a conferma di una condizione ben lungi dall’essere riassorbita.

Tra i giovani torinesi per i quali il lavoro resta un miraggio non ci sono  i coetanei  che sono andati all’estero in cerca di lavoro. I giovani piemontesi tra i 18 e i 34 anni residenti all’estero sono 60 mila un quarto del totale.

Il peso che hanno i Neet fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni  è fornito da un’analisi condotta dal Centro studi di Assolombarda  che ha messo a confronto le situazioni del Piemonte e della Lombardia  con quelle di due Lander tedeschi: il Baden Wurtemberg e il Bayern. Dall’analisi risulta che il peso che hanno in Piemonte (17%) è simile a quello della Lombardia, ma molto maggiore di quello dei due Lander tedeschi( 3-4%). È verosimile ritenere che nei  mesi più recenti la situazione del «Pianeta Giovani»   sia migliorata. Si tratta di aggiustamenti importanti ma che poco incidono sull’entità dei cerca lavoro  e  sui problemi di fondo che le nuove generazioni  si trovano ad affrontare. Manca tuttora una forte presa di coscienza che ci troviamo di fronte a un problema epocale che non si  risolve   senza aver prima  ragionato a fondo sui fattori che l’hanno  provocato. 

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